Le ricerche indicano che un numero crescente di donne sceglie di vivere con nessuno accanto ricavandone una tale soddisfazione da non cercare più la relazione con un uomo. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
In linea generale quello dei single è un fenomeno in costante aumento nell’ “evoluto occidente”; in Italia il numero di chi vive solo risulta addirittura raddoppiato dal 2001 e per la maggior parte è costituito da donne.
Negli Stati Uniti una recente ricerca del Census Bureau rivela che la metà delle donne tra i 25 ed i 44 anni è single e uno studio del Regno Unito sottolinea che il 75% di loro non ha fatto nulla nell’ultimo anno per attirare un uomo mentre il 61% dichiara di essere più felice così.
Persino un noto Professore di Scienza del comportamento, Paul Dolan ha abbattuto lo stereotipo dell’infelicità e dell’incompletezza delle cosiddette zitelle senza figli che in un suo libro vengono descritte più che soddisfatte e con una autostima decisamente elevata.
Cosa sta succedendo alle relazioni tra i sessi e soprattutto la solitudine è davvero così appetibile per la donna?
Nelle moderne società gassose in cui viviamo dove le connessioni hanno finito per sostituire le relazioni, abbiamo assistito ad una crisi delle identità maschile e femminile tradizionalmente intese con l’affermarsi di personalità sempre meno definite che intrattengono contatti parziali e filtrati dai social media allo scopo di soddisfare bisogni altrettanto frammentari per poi passare rapidamente ad altri incontri come se la vita si fosse tramutata in un videogioco il cui obiettivo è quello di superare i livelli e nel quale gli scenari e i personaggi mutano ad un ritmo vorticoso.
Soprattutto il maschile sembra averne fatto le spese se si pensa che fin dall’infanzia i bambini hanno disturbi dell’apprendimento nella misura di 5 a 1 rispetto alle bambine, i ragazzi si laureano meno delle coetanee e gli uomini adulti commettono i crimini più violenti e si suicidano nella misura del doppio.
Gli uomini in un paese come il nostro in cui appena quarant’anni fa è stato abolito il delitto d’onore non sono riusciti a mantenere quelle caratteristiche di affidabilità e solidità dei loro nonni complici il permissivismo educativo, la precarietà del lavoro e l’evanescenza delle relazioni.
Al contempo purtroppo non si sono rivelati in grado di affrancarsi del tutto da quei modelli retrivi del maschile che impongono all’uomo il controllo della donna e il suo dominio travestito da tutela che si realizza attraverso la dipendenza economica e si alimenta con la svalutazione e l’umiliazione.
Il problema dell’uomo a concepire la parità di genere è un piaga mondiale purtroppo e lo dimostrano due importanti ricerche, una statunitense che ha dimostrato che gli uomini sono attratti dalle donne intelligenti ma non sono disponibili ad entrarci in relazione e un’altra del Regno Unito in cui dopo 15 anni di monitoraggio gli studiosi hanno rilevato che nelle coppie in cui la donna progrediva professionalmente partecipando al reddito familiare in una percentuale superiore al 40%, l’uomo entrava in una crisi talmente forte da venirne minacciato lo stesso legame.
Le donne invece malgrado le tante difficoltà di partenza, la cura della prole e della casa spesso interamente sulle loro spalle, le molestie e le discriminazioni che subiscono usualmente, hanno fatto passi da giganti a seguito di lotte secolari e dunque hanno acquisito maggiore consapevolezza del proprio valore, delle loro possibilità e tendono a rivendicare se non a far valere i propri diritti.
Anche se non amo le generalizzazioni è innegabile che l’uomo non abbia apprezzato tale evoluzione e tenda a punire la donna in molti modi: politicamente e professionalmente ne sfrutta le capacità ma la colloca in posizioni intermedie in cui non ha reale potere decisionale impedendole di fare la differenza e nel privato la riduce o ad oggetto di piacere o la relega al ruolo di nutrice, moglie e madre delegandole gli oneri familiari più pesanti e rendendola al contempo dipendente per poi nel migliore dei casi ignorarla e\o nel peggiore maltrattarla.
Occorre tener conto inoltre anche della violenza che si scatena in molti uomini allorquando la compagna si autodetermina a lasciarli di cui la diffamazione, lo stalking, il revenge porn, le aggressioni ed i femminicidi sono manifestazioni esemplificative, epifenomeni direi della possessività maschile e dell’incapacità di affrontare costruttivamente una crisi ed una separazione; pertanto non stupisce poi che le donne trovino soddisfazione dal vivere da sole e non cerchino attivamente di formare una nuova coppia essendo influenzate negativamente, indirettamente o meno, da tutto quanto espresso finora.
Questa opposizione all’evoluzione femminile costituisce una grande occasione mancata per il pianeta ed un enorme peccato perché il contributo delle donne nei pochi paesi in cui hanno avuto accesso al potere decisionale è stato estremamente positivo e si è tradotto in aumento del prodotto interno lordo, migliori politiche sociali e di sviluppo sostenibile.
Sul piano personale la soddisfazione femminile di una vita da single spesso assume i contorni del male minore perché innegabilmente un progetto di vita condiviso rende l’esistenza più piena e felice.
Ne è la dimostrazione il fatto che in Nord Europa dove i single costituiscono la gran parte della popolazione, ed il reddito è alto come la qualità della vita, sia anche però elevato il tasso di suicidi verosimilmente per il senso di solitudine che un tale funzionamento ipernormale produce.
Per uscire da questa situazione occorre una ridefinizione delle identità maschile e femminile in modo che gli uomini possano ricontattare il senso più autentico della virilità che risiede nella solidità, nell’impegno e nella responsabilità dell’altro ma che scoprano attraverso il dialogo con la donna il rispetto, l’empatia e la gentilezza che sono la vera forza dell’individuo.
Allo stesso modo la donna deve essere posta in condizione di autorealizzarsi senza essere costretta ad amputare parti importanti di sé per affrontare un mondo del lavoro che la vuole ad immagine e somiglianza dell’uomo spesso proprio nei suoi aspetti deteriori.
Qualora la famiglia fosse la sua vocazione andrebbe valorizzata e sostenuta da politiche adeguate che tenessero conto di quale alto ed irrinunciabile servizio renda alla comunità crescendo ed educando i figli che sono il bene più prezioso, il futuro del mondo, occupandosi spesso anche degli anziani che ne rappresentano la saggezza, le tradizioni e la memoria.
E’ imprescindibile ritrovare al più presto la dimensione del Noi che si sta smarrendo a prezzo di una solitudine attanagliante e una mancanza d’amore struggente che sono sotto gli occhi di tutti.
Un percorso quello del cambiamento complesso, impegnativo, talvolta difficile ma che reca con sé la promessa di un rinnovamento tanto atteso e foriero di una serenità ricercata da tutti.
Del resto come ha ben detto Pablo Neruda, nascere non basta, è per rinascere che siamo nati!
Della stessa autrice per Dol’s:
https://www.dols.it/2020/01/11/la-societa-bulla/
https://www.dols.it/2020/03/04/la-prima-giornata-mondiale-dellobesita-il-peso-del-coraggio/
https://www.dols.it/2020/03/29/la-cura-ai-tempi-del-coronavirus/
https://www.dols.it/2020/05/13/la-quarantena-del-narcisista/
https://www.dols.it/2019/12/18/bioenergetica-anima-e-corpo/
2 commenti
Gentilissima dr.ssa Alexia Di Filippo, ancora una volta riesce a sorprenderci con questo argomento che ogni uomo ed ogni donna – di qualsiasi età – dovrebbe leggere. Noi come Associazione e come persone abbiamo divulgato questo articolo meraviglioso che – nonostante le statistiche – è un inno all’Amore vero, alla coppia che potrebbe essere felice solo riscoprendo il NOI, la fiducia, la complicità, l’identità individuale per poterla miscelare nel mare del partner. Noi la ringraziamo dal profondo del nostro cuore, per l’infinito supporto che ci offre in ogni suo articolo, spunto di profonda riflessione di ogni sfaccettatura della nostra Vita! Grazie, grazie e ancora grazie per avere la possibilità di interagire con Lei. La stimiamo come professionista ma anche come una grande Donna di elevata sensibilità. Non è facile incontrare Donne così. Ringrazio anche la rivista Dol’s e il suo impegno in svariati argomenti.
Gent.ma Gabriella,
ancora una volta la ringrazio profondamente per queste parole così gentili e per apprezzare con tanto entusiasmo il mio impegno nel sociale, nella fattispecie per le donne e la parità di genere, affinchè si raggiunga una pacificazione, un nuovo equilibrio tra i sessi di cui si sente tanto il bisogno.