Ci illudiamo continuamente di poter più o meno scegliere ma poi accade quella cosa che, inevitabilmente, ci mette davanti all’imprevedibile, davanti ad eventi che superano la nostra immaginazione, la nostra idea di perfetta, costruita con cura, realtà.
“Come un respiro ” di Ferzan Ozpetek
(Strade Blu,Mondadori )
Se una cosa sa fare la Vita è sorprenderci, sempre.
Al di là dei nostri copioni personali, al di là dei nostri personali programmi.
Ci illudiamo continuamente di poter più o meno scegliere ma poi accade quella cosa che, inevitabilmente, ci mette davanti all’imprevedibile , davanti ad eventi che superano la nostra immaginazione, la nostra idea di perfetta, costruita con cura, realtà.
Ecco, se amiamo Ferzan Ozpetek sappiamo bene che questo uno dei leit motiv principali della poetica del suo lavoro che tanto amiamo.
Ozpeteck ci mette, infatti, di fronte alle imprevedibili, possibili vicende che la Vita orchestra per noi coinvolgendoci, insieme a lui ed ai suoi personaggi, nelle reazioni che anche noi avremmo avuto, nelle domande che anche noi ci saremmo posti.
Abbiamo imparato a vivere tutto questo nelle scene dei suoi film ma, per chi non lo conoscesse ancora come scrittore, sappia che Ozpeteck riesce a trasmettere tutto questo anche con la parola scritta.
Come nel suo ultimo libro, il terzo, appena uscito “Come un respiro”.
Una prosa limpida, cosi trasparente e lineare che sembra seguire davvero il filo dei pensieri di ognuno dei protagonisti del libro come fossero i nostri pensieri.
Raccontandoci di quella cosa che accade in una domenica come tante altre, di quell’evento che scompagina abitudini consolidate e che, con lo smottamento che provoca a quelle stesse abitudini, scardina i piccoli travestimenti di ognuno dei presenti ,le emozioni nascoste e qualche segreto.
“La vita scorre come un respiro. E dentro ci lascia la nostalgia per ciò che avremmo potuto fare e la consapevolezza di ciò che siamo diventate “ si legge in una delle lettere di una delle protagoniste , quella domenica mattina, intorno a quel tavolo.
Insomma non so se anche per voi che amate leggere sia lo stesso ma a me raramente è capitato ultimamente di trovarmi di fronte a romanzi contemporanei che mi abbiano tolto il senso del tempo che passa finché non sono arrivata all’ultima pagina.
Uno di quei libri che appena iniziati, ti fanno trovare di colpo a pagina cento e vorresti non avere nessuno impegno esterno per poterlo leggere in pace , di getto, fino alla fine.
Rari, rarissimi al giorno d’oggi.
“Come un respiro”, invece, è stato una di queste rare eccezioni .Uno di quei libri di cui scriveva Salinger che ti lasciano senza fiato uno di quelli che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono .
Pagine che ci immergono in stanze di cui senti il refolo di vento che passa dalla finestra, in paesaggi , descrizioni , luoghi in cui ti sembra di essere .
In ambienti familiari, davanti a quella tavola apparecchiata, accanto a quei cibi sul fuoco di cui senti il profumo. Di fronte ai volti dei presenti, scrutandone le espressioni, ascoltandone i ricordi, come fosse nostra quella vicenda, nostra quella incredibile e cosi umana storia capitata all’improvviso, quella domenica mattina, fra quelle mura.
Ozpeteck ci ricorda che, come in una immagine doppia della Gestalt , tutto è quello che si vede ma anche completamente altro se solo sappiamo intuirlo.
Che le nostre umane relazioni sono multiformi, ingiudicabili con un’unica lente, possibili di sviluppi e di reazioni incontrollabili perché noi stessi siamo cosi e niente è mai solo come crediamo appaia.
Noi per primi.
Il presente ed il passato si mescolano, i ricordi si fanno presente.
Viviamo insieme all’Autore le sale magnifiche che descrive, siamo con lui nella Istanbul di feste e di antichi hammam cosi come siamo in quel palazzo di Testaccio dove poi tutto si ricompone.
Vedendo la luce che i suoi protagonisti guardano da quel balcone, poi murato, di cui narra.
“ Io stessa “ dice una delle protagoniste del libro “ provo tenerezza per l’ingenua sognatrice che sono stata. Ma ora sono cambiata.
Ho tanto cercato il mio posto nel mondo, ed era proprio dentro di me : proprio dove mi batte il cuore, dove fluisce il mio sangue, dove respiro, piango e rido restando viva.Il mio destino sono io.
Non mi lascerò mai più trascinare dagli eventi.Nel bene e nel male,tutto quello che accadrà l’avrò voluto io (..).E’ una promessa che mi faccio ogni giorno e che ogni giorno cerco di mantenere”.
Cosa aggiungere di altro?
E’ il motivo per cui amiamo cosi tanto questo Autore.
Ferzan Ozpetek sa guardarci dentro, sa essere noi, le nostre umane debolezze,le nostre fragilità,le nostre inquietudini ma anche la nostra bellezza di essere questo ed altro.
Sa essere noi anche con le sue parole.
Quelle che ci emozionano tanto perché potrebbero essere, e forse sono, anche le nostre.