La seconda fatica letteraria di Cosimo Lerario si compone di quattro racconti assai differenti
SECOP edizioni, 2017
La seconda fatica letteraria di Cosimo Lerario si compone di quattro racconti assai differenti
che hanno come protagonista altrettante Donne (Polarità Lunari, per l’appunto) radicalmente diverse tra loro per età, per indole, per collocazione geografica, per condizione sociale, per esperienze vissute.
Il primo racconto è ambientato in Mozambico nel 1994 ed è autobiografico.
Ha come protagonista Figena, ragazza mozambicana realmente esistita, nata in quella parte di mondo in cui non è possibile aprire un rubinetto per riempire un bicchiere d’acqua, ma bisogna andarsela a caricare faticosamente e perigliosamente a chilometri di distanza. Una ragazza che sulla sua pelle sperimenta i pericoli di una condizione di vita che non ha scelto, ma che le è ineluttabile per nascita.
La Storia è legata all’elemento Acqua, l’elemento più intrinsecamente connesso alla vita. È nell’Acqua del liquido amniotico che essa inizia. Ma può anche accadere che dall’Acqua arrivi inopinatamente la Morte, ad esempio con le sembianze di un coccodrillo.
La protagonista del secondo racconto (ambientato nel magico quartiere Stampace di Cagliari) è Julienne P., Donna che incarna in sé tutte le peculiarità femminili tramandate sin dai tempi ancestrali delle Grandi Madri. Nessuna esclusa. A fare inizio dalla capacità seduttiva; nonché, soprattutto, la custodia di uno spirito materno esasperato e condotto all’estremo.
La Storia è legata all’elemento Fuoco, che si ritrova ardere dovunque in questa vicenda: nelle cucine di un ristorante decadente, nei gesti della seduzione, nei singulti della passione, nella dannazione dei roghi, nei recessi dell’Ade.
La narrazione rimanda ad un tempo indefinito e sospeso; nonché ad un mondo, sullo sfondo, abitato da uomini corrotti, imbelli e codardi. Proprio al coprotagonista maschile della storia viene tuttavia concessa l’opportunità di procedere ad un riscatto epocale, con cui affrancare millenni di incomprensioni e persecuzioni nei confronti delle Donne.
Il primo racconto è ambientato a Budapest nel 1943, nell’ospedale militare sotterraneo della collina di Buda.
La sua protagonista è la nobile crocerossina Ilona, che incarna una Donna tenace e coraggiosa. Unica, in un contesto di morte e disperazione, tra atrocità e dolori inauditi, capce di mantenere assertività, raziocino e lucidità. Senza per questo rinunciare ad una femminilità solo rimandata alla fine della guerra o, comunque, ad una epoca migliore ancora di là a venire. Il coprotagonista maschile (narrante in prima persona) è solo uno strumento, seppure mai sminuito e negletto, per il conseguimento di un fine di portata elevata ed utopistica.
Questa Storia è legata all’elemento Terra, ricoprente come una coltre protettiva l’azione dei protagonisti, che difatti si svolge interamente nel sottosuolo.
Il quarto ed ultimo racconto non ha una collocazione geografica e prende il nome di Awashima, bambina nata deforme per un dispetto degli Dei mitologica figura della cosmogonia giapponese. Ha come protagonista una comune ragazza, una qualunque delle milioni di Donne del mondo che hanno condiviso, condividono e condivideranno la peculiare condizione della protagonista: il disagio della disabilità.
In questo caso la Storia è correlata all’elemento Aria, ambiente dei volatili che spadroneggiano impenitenti e liberi nelle prime righe. Ma soprattutto il medium in cui la protagonista è immersa; ed in cui spicca il volo verso nuovi orizzonti, nuove mete, nuove conquiste. Nuovi non perché sconosciuti, ma perché considerati dai più irraggiungibili. A torto. Perché la capacità di mettersi a volare è la più grande, autentica conquista di chi non sia ritenuto né idoneo né abile a poterlo fare. E, lei, ci riesce.
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