Rebecca Cann. Un approccio di genere alla scienza che mette in discussione il concetto di razza.
Antropologa e genetista, Rebecca Cann ha ricostruito un albero evolutivo che evidenzia, per l’intera popolazione umana, una antenata comune di origine africana (Teoria dell’Eva africana).
La scienziata è nata nel 1951 in Iowa negli USA e ha conseguito all’Università di California a Berkeley una laurea in genetica e un dottorato di ricerca in antropologia. Attualmente è docente presso il Dipartimento di Biologia Cellulare e Molecolare dell’Università delle Hawaii a Mānoa.
Negli anni Ottanta ha concentrato il suo studio sull’origine e l’evoluzione della specie umana e con i colleghi Allan Wilson e Mark Stoneking, nel 1987 ha pubblicato gli esiti sulla rivista “Nature” rivoluzionando il metodo di sperimentazione usato fino ad allora.
La ricerca, infatti, invece di basarsi sul DNA del nucleo cellulare, partiva dal DNA mitocondriale, il materiale genetico immagazzinato nei mitocondri all’interno delle cellule, che si trasmette di madre in figlio.
In un articolo pubblicato nel 1992 su “Scientific American” il gruppo ha dimostrato che tutti proveniamo da un’antenata comune, una donna africana vissuta al massimo 200.000 anni fa in una regione dell’Africa orientale.
Studi successivi hanno provato che la popolazione di cui la cosiddetta “Eva mitocondriale” faceva parte colonizzò i cinque continenti dando origine, con il passare del tempo, alle diverse popolazioni locali.
La pubblicazione dei dati sul DNA mitocondriale ha segnato tutti gli studi antropologici successivi e ha dimostrato l’infondatezza genetica del concetto di “razza” fornendo così una base scientifica alla tolleranza e all’accettazione delle diversità.
La teoria dell’Eva africana, formulata alla fine degli anni ’80, è oggi universalmente accettata.
Per approfondire la biografia di Rebecca Cann: Sara Sesti e Liliana Moro, “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, 250 pagine, 16€, Ledizioni, Milano 2020. Anche in formato e-book a 6.99€.