Non c’è nulla di male insomma ad incontrarsi tra mamme se non lo si fa vivendo odiosi stereotipi che creano ruoli diversi e definiti, che osannano la capacità delle donne di fare mille cose.
Si parla molto in questi giorni di Professione Mamma, una sorta di festival che si è tenuto lo scorso sabato 26 settembre a Perugia, organizzato da alcune mamme collegate all’associazione ANFN (Associazione nazionale famiglie numerose). Il festival è balzato agli onori della cronaca per l’immagine che potete vedere qui affianco da cui emerge la loro filosofia: fa parte della professione mamma dedicarsi alla bellezza, al cucito, alla gestione domestica, al prendersi addirittura cura delle coppia (un elemento della coppia che si prende cura della coppia intera!), fa invece parte della professione papà occupasi di economia, di gioco, di sport, di avventura, di fai da te e soprattutto essere maestro di vita! Quanto è emblematica anche l’immagine: la mamma quasi coperta dai numerosi figli che ne limitano anche la visibilità, il padre invece è un “super dad” che senza problemi se ne carica un paio addosso!
In fin dei conti ogni associazione può fare i suoi festival e riempirli di sessismo, se lo desidera e se il sessismo è nel suo Dna. Ce ne sono tante di cose sessiste (e razziste) da contrastare in questi giorni che in prima battuta non ho dato molta importanza alla cosa. Ma poi ho letto il comunicato che hanno fatto a seguito delle critiche e alcuni articoli in difesa della manifestazione e ho sentito il bisogno di dire la mia, in quanto cofondatrice, nel lontano 1998, di una comunità di mamme.
Nel loro comunicato ci fanno anche sapere che ci sarebbero anche i papà quindi, anche se nell’elenco degli stand indicati ( https://professionemammaperugia.blogspot.com/2020/09/presentazione-stand-delle-mamme.html) di papà non si parla. Ci sarebbero con competenze ben separate, come si dice sopra, tra sport, avventura e spiegazioni sul risparmio familiare. Di certo ci sono le associazioni, tra cui l’Ufficio delle Politiche familiari del Comune di Perugia le cui politiche familiari evidentemente non sono improntate alla parità.
Poiché noi stupide abbiamo fatto delle critiche, ci spiegano: “Ma non è che nel rincorrere in modo distorto l’abbattimento degli stereotipi alla fine si è arrivati agli stereotipi al contrario?
Per cui ci sono argomenti “tabù a prescindere” e non si può più parlare di cucina, cucito, casa, figli se si fa riferimento ad una mamma? Anche quando questa mamma ha talenti, passioni, capacità straordinarie che arricchiscono chi la incontra?
Quest’anno una giovane mamma insegnante ci ha chiesto di poter fare uno stand sui pannolini lavabili. Faceva differenza se non avessi detto che è una insegnante? Sarebbe scattata la reazione allo stereotipo?
Desidero rassicurarle: si può essere mamme e parlare di cucina e cucito, i pannolini lavabili li ho usati anche io quasi trent’anni fa, d’estate, quando faceva caldo. Quello che a loro sfugge è di vivere ruoli predefiniti, stereotipati e considerarli normali. I papà vengono inclusi ma “fanno cose da papà”.
Io sono una mamma, felice di essere mamma, e proprio perché consapevole dell’importanza dell’incontro tra mamme ho co-fondato la comunità Mammeonline, più di 20 anni fa. Negli stessi anni in cui ho conosciuto anche Dols. Consapevole dell’importanza del supporto, del sostegno, dell’aiuto reciproco di cui le mamme hanno bisogno, specie nei primi anni di vita e figlie e figlie ho anche battagliato contro il noto bullo che si è inventato la crociata contro le Mamme Pancine, ridicolizzando grazie a trolls e fake news, questi luoghi virtuali di sostegno. Ma non abbiamo mai pensato, con le mamme di Mammeonline, di avere un ruolo diverso rispetto ai nostri compagni. Non abbiamo mai pensato di doverci occupare di cura e cucina e delegare la gestione economica familiare, non abbiamo mai pensato che un padre fosse super solo perché fa il padre! E non ci siamo tirate indietro rispetto a battaglie importanti per le donne in particolare e le famiglie in generale, ad esempio a favore delle procreazione assistita e della libertà di cura o della libertà di scegliere se e quando avere figli/e.
Non c’è nulla di male insomma ad incontrarsi tra mamme se non lo si fa vivendo odiosi stereotipi che creano ruoli diversi e definiti, che osannano la capacità delle donne di fare mille cose. Sono stata sempre felice di definirmi mamma perché dall’esserlo ho trovato anche capacità, energie, competenze per vivere anche una dimensione sociale della maternità: da mamma ho scoperto ad esempio gli stereotipi nei libri e su questa scoperta ho fondato il mio lavoro di editrice di libri per l’infanzia; nell’essere mamma ho compreso l’importanza del dare consapevolezza alle figlie per essere donne libere ed educare i figli al rispetto e quindi è nato il mio impegno contro la violenza contro le donne. E non mi infastidirebbe neanche più di tanto l’espressione Professione Mamma se non fosse intesa in senso di catalogare ruoli e competenze. Ma purtroppo in questo festival svoltosi a Perugia è intesa così, e dunque no, non mi piace nulla di questo festival in cui le mamme mostrano tutte le loro esperienze, capacità e abilità ma poi nominano “super” dei papà, loro sì, maestri di vita. Neanche loro 7 organizzatrici, con 43 figli in 7, possono essere maestre di vita.