La confusione è una deleteria compagna di vita, proprio così. Sembra un sport nazionale parlare di qualcosa e contraddire quel qualcosa in modo che nessuno abbia ben chiaro in mente su cosa si stia argomentando.
Accade da tempo che, e non solo ora con la pandemia e le notizie ambivalenti di cui siamo spettatori impotenti, non si riesca a comprendere quale sia il comportamento migliore da adottare.
Il termine confusione, dal lat. confŭndĕre, è un mescolare insieme cose che andrebbero lasciate separate: ciò è precisamente quello che accade nella cultura di oggi. Il rapporto confusivo tipico della madre con il bambino è forse l’unica circostanza, a parte l’arte della cucina dove gli ingredienti si amalgamo confondendosi ed è giusto così se si vuole creare un nuovo piatto, in cui la con-fusione genera qualcosa di costruttivo. La mamma per i primi tempi, a partire dal grembo, vive un rapporto così stretto con il figlio tanto da non avvertire in certi momenti che è separato da lei e ciò giova alla crescita: solo lei può fornire i primi strumenti per vivere nel mondo e li dona con tutta se stessa. La con-fusione viene meno quando il figlio diventa autonomo e quindi è bene che cresca separato.
Il caos generato dalla cultura attuale è tutt’altra cosa. Non voglio dire da dove scaturisca questo marasma della comunicazione, è difficile individuare un vero e corretto meccanismo di formazione, ma possiamo trovare, riflettendo, il modo per uscirne o tentare di farlo. Altera alterum dicit, una dice una cosa e l’altra un’altra, è una vecchia abitudine culturale ora portata all’ennesima potenza. Dire tutto e il suo contrario è possibile perché la civiltà stessa ci mette a disposizione ciò che serve, essa è ricca di sedimenti secolari dove i pensieri formandosi e trasformandosi hanno generato proverbi, aforismi… nati dalle esperienze umane diverse tra loro e quindi degne di esistere seppur contraddittorie.
La confusione di cui sto parlando è invece un tentativo di imporre una nuova cultura, quella del disordine metodico. A chi giova? Perché ciò? Lascio a chi legge la facoltà di tirare le conclusioni, da parte mia c’è solo il desiderio di segnalare una tendenza nociva soprattutto per bambini e giovani che si trovano a vivere in una società incapace di creare orizzonti limpidi, comprensione chiara delle emozioni, dei sentimenti, dei desideri… Chi è confuso brancola alla ricerca di un appiglio sicuro e non trovandolo può cercare percorsi alternativi, spesso esiziali come la droga e l’alcol. Chi è confuso non capisce e spesso si arrende a chi vendendo fumo crea sempre più confusione.