Ci sono nei fatti due cose: scienza ed opinione: la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza
Prima di iniziare a parlare della ormai purtroppo famosa pandemia è doverosa una puntualizzazione: benché medico non sono una illustre infettivologa o scienziata del settore, ma cerco di approcciare questo problema sanitario dalla parte degli uomini e donna “di strada” che sono bersagliati ogni giorno da numeri, report televisivi e in rete, nonché da polemiche e fake news.
Ormai in letteratura scientifica , per intenderci non gli articoletti che si leggono in internet ma su riviste scientifiche indicizzate, ci sono centinaia e centinaia di lavori che parlano del virus Sars Cov 2 e della Covid, malattia che tutti noi purtroppo conosciamo.
Oggi non vi parlerò nel dettaglio di terapia né di vaccini, purtroppo anche qui non ci sono certezze, solo esperienze sul campo tradotte poi in numeri e studi clinici ancora in corso, come nel caso dei vaccini.
Invece vorrei parlare di come cercare di evitare di infettarsi. Certo, ci sono stati articoli su articoli nei giornali, spot televisivi, ma , evidentemente , il messaggio è passato inascoltato o forse non capito appieno.
Tanto si è parlato di goccioline di saliva o droplets (a noi piacciono i termini anglosassoni!), ma con forse un po’ di confusione. Intanto tutti noi emettiamo goccioline microscopiche di saliva quando parliamo o respiriamo se a bocca aperta, ne emettiamo di più se parliamo o peggio, cantiamo o urliamo o facciamo esercizio fisico. Ci sono 2 tipi di goccioline, una più grande, a tutti è capitato di vedere “sputacchiare” mentre si parla, e una più piccola. Le goccioline più grandi in genere, essendo più pesanti , tendono a cadere vicino a dove sono emesse, mentre quelle più piccole rimangono in sospensione da minuti a anche ore e seguono la corrente dell’aria. Quindi in ambienti diversi avranno un comportamento diverso, va da sé che in ambiti poco areati permarranno per tempi più lunghi in sospensione che all’aperto. Può quindi succedere di inalare droplets infette in un ambiente anche quando la persona malata che le ha emesse non è più presente avendo lasciato il luogo di emissione. Per malattie virali molto contagiose come varicella, morbillo o rosolia è possibile contrarre il virus anche in questo modo. Sembra invece che Sars Cov 2 si comporti come altri virus respiratori , quindi la contagiosità dipende da un contatto diretto e ravvicinato o comunque con una distanza inferiore ai 2 metri.
Un soggetto che ancora non manifesta i sintomi, quindi è pre-sintomatico o è pauci sintomatico, quindi ha magari un sintomo banale, ad esempio un lieve rialzo termico o cefalea o stanchezza, è già contagioso ed è qui che il contagio ha la sua massima espressione, perché non suscita allarme in chi sta vicino alla persona infetta. Allora come fare per prevenire il pericolo?
Tre sono le manovre da implementare e seguire: prima fra tutti l’uso della mascherina, che viene indicata da tutte le pubblicazioni scientifiche come indispensabile. Ovviamente il corretto uso della mascherina, che deve coprire bocca e naso, tutte le mascherine vanno bene, dipende poi dal tipo di ambiente dove ci si può trovare, se particolarmente affollato, meglio la Fp2 , se per fare una passeggiata o in casa, va bene anche la chirurgica. A questo proposito voglio riportare un aneddoto personale: a marzo all’inizio delle restrizioni per la emergenza Covid ho visitato una paziente in un ambulatorio privo di finestre, dove la aereazione proveniva da un sistema di ricircolo dell’aria. La signora era una OSS, lavorava in una RSA cittadina. Durante l’ora di visita , distanza inferiore ai 2 metri , io indossavo una chirurgica, la signora era senza (non era ancora obbligatorio), la paziente ha iniziato a tossire, una tosse secca molto particolare. Un po’ allarmata ho provato a indagare, ma la signora era categorica, non aveva la febbre mi ha detto, solo “un po’ di raffreddore”. Dopo 2 giorni la contatto per sapere come va la dieta e la paziente mi comunica che “ha un po’ di influenza”. Ho poi saputo che è stata ricoverata in ospedale fino alla rianimazione per Covid. Ebbene non avendo avuto nessun sintomo né malessere e dopo essermi sottoposta al dosaggio quantitativo degli anticorpi, risultato negativo, posso dire che la mascherina mi ha salvato, o perlomeno, ha contribuito a farlo.
Quindi mascherina sempre, sarebbe meglio anche con i propri congiunti e amici, molti contagi avvengono proprio nell’ambito casalingo , quindi massima attenzione.
Le altre due cose da fare sono la massima igiene delle mani e il distanziamento, visto che il virus può essere presente nel raggio di 2 metri. Evitiamo quindi i luoghi troppo affollati o chiusi con areazione non ottimale.
Evitiamo di toglierci la mascherina quando si parla e invitiamo chi lo fa di riposizionarla correttamente : un minuto di discorso libera un minimo di 1000 virioni, particelle virali.
A questi 3 cardini aggiungo un quarto, da buona dietologa: curiamo il nostro fisico mantenendolo alla massima efficienza possibile, quindi una alimentazione sana, magari integrata da un supplemento di vitamina D , di cui soprattutto nei mesi invernali siamo carenti. Infatti è stato visto che i malati Covid più critici erano proprio quelli più carenti di questo ormone. Quando poi parlo di alimentazione e di buona efficienza fisica alludo al fatto che i pazienti più a rischio di complicanze sono gli obesi o chi è fortemente in sovrappeso, i diabetici o i dismetabolici, gli ipertesi o i cardiopatici. A queste condizioni si arriva proprio perché si trascura il proprio fisico, fatto di uno stile di vita sano, vale a dire un minimo di attività fisica e una sana e buona alimentazione.
E se nonostante tutte le nostre precauzioni ci ammaliamo? Non andiamo nel panico ma seguiamo poche semplici regole, anche seguiti, si spera, da un medico competente. Non tutte le Covid hanno un decorso tragico, molte passano come una influenza o una forma virale anche più lieve. Monitoriamo la temperatura e la saturazione di ossigeno, alcuni farmaci possono essere assunti da subito (paracetamolo, antinfiammatori) altri dopo alcuni giorni , in genere 3-5 dall’inizio dei sintomi e sempre sotto controllo medico (antibiotico, cortisone e antiaggregante).
Concludo con una frase attribuita a Ippocrate, padre della medicina: “Ci sono nei fatti due cose: scienza ed opinione: la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza”, parole sempre attuali anche oggi nella nostra , sofferta, era tecnologica.