In alcuni paesi, la violenza contro le donne comincia alla nascita.
di Gianna Melis
In alcuni paesi, la violenza contro le donne comincia alla nascita, nascere femmina nei paesi patriarcali e maschilisti è già una condanna.
Ma anche nei paesi cosiddetti democratici la vita delle donne non sempre è facile: dai 15 anni ho vissuto a Milano e tante volte mi sono dovuto difendere da uomini che esibivano le loro paccottiglie – anche alle sette del mattino sotto in metro – che allungano le mani per toccarmi il sedere, che non mi assumevano perché ero troppo bella e sarei stata una distrazione per tutti (parole testuali).
Mi sono difesa con i denti e con le unghie, ho urlato, usato parole pesanti, ho picchiato con gli zoccoli di legno, ma le violenze non sono riuscita a scansarle del tutto. Per questo, quando avevo 20 anni con altre donne del Movimento di Liberazione Donna abbiamo organizzato i primi centri antiviolenza a Milano e in altre città, volontariato e forza a gogò per dare solidarietà e aiuto alle donne che subivano maltrattamenti in casa e violenza sessuale.E poi le manifestazioni allegre e colorate per conquistare il diritto al divorzio, all’aborto assistito, ai consultori, cambiare il diritto di famiglia e abolire il delitto d’onore. Queste leggi hanno cambiato la cultura, i rapporti familiari e di coppia e aumentato la libertà di tutte le donne.
Le mie figlie e mio figlio, le ragazze e i ragazzi di oggi che hanno vissuto più liberi grazie a queste conquiste, ora hanno il dovere, direi l’obbligo, di difenderle e di rispettare sempre le persone, senza distinzione di genere. Perché solo così il mondo sarà migliore.