Maria Rita Gismondo è originaria di Catania, ha una laurea in Medicina e Chirurgia e in Scienze Biologiche. Vive in Lombardia, regione dove lavora. È diventata direttore del laboratorio di Microbiologia Clinica, Virologia e Bioemergenze del Polo Universitario “L. Sacco” di Milano.
Conosco Maria Rita Gismondo da molti anni perchè si è spesso occupata di pari opportunità con Fondazione Donna a Milano Onlus, da lei fondata. Ed ora in piena pandemia Coronavirus l’abbiamo reincontrata come la direttrice del laboratorio di Microbiologia Clinica, Virologia e Bioemergenze del Polo Universitario Sacco.
Le donne in questo tragico frangente sono apparse da subito come studiose, ricercatri e virologhe. Ma è stata dura con i colleghi che affollano ad ogni ora telegiornali e trasmissioni televisive, ritornate frequentemente monotematiche nella seconda ondata del Covid-19 spesso animate da manie di protagonismo mischiate a sciacallaggio mediatico.
Abbiamo voluto intervistarla per farle due semplici domande, una di carattere personale ed una professionale che in questo momento ci preme moltissimo.
Quali precauzioni prendi quando torni a casa per non portare il contagio dentro le mura domestiche? Sappiamo dell’ aggressività potente di questo virus porta gli utenti medici a tutelarsi enormemente e nonostante la prevenzione e tutela, molti medici e personale sanitario muore.
I miei famigliari sanno da sempre che lavorando in questo ambito devo tutelare me e loro e quindi loro stessi stanno molto attenti. E sono premurosi e preoccupati per me stessa. Mia figlia 40enne continua a chiedermi se ho fatto controlli e tamponi e se tutto procede bene. La più piccola di 28 anni è vissuta con me durante il primo lockdown, Comunque, dato il lavoro pericoloso che svolgo, tutti sanno (parenti e amici) di dover essere cauti anche se talvolta pure loro abbassano la guardia (N.d.R. termine molto usato quest’oggi). Anche il mio compagno che si occupa di formazione (mio marito è morto qualche anno fa) è premuroso ma attento.
La seconda domanda più professionale. In arrivo il vaccino anti-covid per evitare il contagio. Anzi i vaccini. Per adesso ce ne sono tre, due dagli Usa ed uno da Oxford con il contributo italiano. Tutti i Paesi in Europa e nel mondo stanno cercando di prenotare le prime dosi in arrivo.
Eppure molti hanno più paura di farsi iniettare un vaccino appena studiato e prodotto che del virus stesso. E’ possibile che un vaccino studiato e sperimentato da scienziati e virologi di fama, faccia più paura di vaccini (tipo antivaiolosa) ai quali ci sottoponiamo dalla nascita? Il no vax ha lasciato il segno?
C’è stato un errore di volume di comunicazione fin dall’inizio, da parte di noi studiosi e professionisti, anche da parte mia, ma che è stata sicuramente anche incrementata da media e dai comunicatori istituzionali che ci hanno tenuto sempre sotto pressione. E noi studiosi stessi ci siamo spesso contraddetti alimentando disinformazione e sfiducia nelle istituzioni politiche, sanitarie e professionali. La gente è stanca di avere sempre nuove voci che spesso si contraddicono tra di loro dando un’immagine sfilacciata della comunità scientifica. E questo non ha fatto bene a nessuno.
Maria Rita ti ringraziamo sperando di poter risentirci in momenti più tranquilli. Magari per Fondazione Donna a Milano Onlus