Paula Dapena, 24 anni , giocatrice di una squadra di calcio spagnola si è rifiutata di osservare il minuto di silenzio, in campo, in onore del giocatore Maradona. Ha motivato ampiamente il suo gesto che la “stampa nostrana”, affaccendata a rincorrere la “notizia principale “ che fa più audience e proseliti, ha quasi ignorato.
Paula ha dichiarato che il gesto era motivato dal fatto che nella ricorrenza della giornata contro la violenza sulle donne, dedicare un minuto di silenzio ad un uomo violento contro le donne era inopportuno, quel silenzio doveva essere riservato alle vittime di violenza. Aveva già avvisato le compagne di squadra prima dell’inizio della partita. Questa la trascrizione fedele delle sue parole:” Per essere un giocatore devi essere innanzitutto una persona e avere dei valori, al di là delle capacità sportive. Non credo di aver mancato di rispetto a nessuno, mi sono seduta a terra e sono rimasta zitta, non ho interrotto il minuto di silenzio, ho rispettato tutti quelli che lo ritenevano giusto. Maradona è stato un atleta di qualità e abilità spettacolari ma tutte le violenze che ha consumato sulle donne non possono essere perdonate. Sono una grande fan di Zidane, per esempio, ma se venisse fuori ora che è un molestatore, beh, non lo considererei più una icona, non esisterebbe più per me”.
Una spiegazione articolata e lucida che viene riassunta nei titoli giornalistici solo con tre, quattro, cinque parole.
Quella di Paula è una disobbedienza che non può essere accettata, una rivendicazione alla non omologazione di pensiero che deve essere punita. E così migliaia e migliaia di tifosi esagitati oltre ad iniziare ad insultare la hanno minacciata di morte. Ha dovuto chiudere il suo account. I più clementi l’hanno derisa, sbeffeggiata e perfino un “giornalicchio italiano” dall’altisonante nome “Risorgimento sovranista” l’ha accusata di aver cercato con quel gesto la celebrità vista la sua ”frustrazione di giocare in uno sperduto e cencioso campetto della periferia spagnola”.
Ed ancora: viene definita “una nana che invidia i giganti” e che la motivazione di questo sfregio è la stessa che ha mandato fuori di testa Laura Pausini. Altra stampa si è limitata a dedicare un po’ di spazio alla notizia certamente non potendo esimersi dopo lo spazio più corposo dedicato dalla stampa internazionale.
Nessuna voce in difesa di Paula che ha anteposto il suo essere donna all’essere giocatrice. Che ha riportato delle accuse ampiamente illustrate da una corposa rassegna stampa internazionale anche argentina e da foto e video inequivocabili.
Nessun rispetto per Paula che ha il coraggio di uscire dal gregge.
Nessuna solidarietà per avere espresso un concetto che alle persone di buon senso dovrebbe apparire oggettivamente corretto e coerente.
Il motivo?
Ci hanno voluto far credere che alla notizia della morte di Maradona “percossa, attonita la terra al nunzio sta”. Ma non è così.
Le reti RAI, televisione di servizio pubblico per cui paghiamo un canone, ha deciso di sconvolgere palinsesti, trasmettere a reti unificate, cancellare (attenzione, non posticipare) servizi sulla sensibilizzazione alla violenza contro le donne, ridurre a trenta secondi la notizia di ben tre femminicidi in quella fatidica giornata. Perché? Perché la regola della comunicazione è: priorità assoluta alla notizia che fa più audience.
Le persone di buon senso subiscono la giostra mediatica confidando che dopo un paio di giorni questa “ubriacatura” possa essere smaltita. E invece no, persevera ancora mentre scriviamo.
E le persone di buon senso devono ancora sorbirsi, all’interno dei tg, servizi su cosa preferiva mangiare il calciatore quando era a Napoli. Ed ancora che nella sua eredità, oltre a ville lussuose e gioielli c’è pure un carroarmato.
E per continuare a fare audience e “nutrire” i tifosi, iniziano con la telenovela sul “Mistero della sua morte” che così potrà protrarsi anche per mesi se non per anni sottraendo attenzione e spazi ad altre notizie più importanti.
Le persone di buon senso che osano contestare tali scelte si scontrano contro un muro che si erge a difesa del campione acriticamente, senza se e senza ma. E allora si chiedono il perché. Alcuni/e iniziano a cercare di capire come mai non si sono accorte di questo Dio in terra. E trovano, purtroppo, tanta fragilità umana.
E trovano che le ombre ammesse da tanti e tante in realtà sono tenebre che offuscano troppo alcuni comportamenti positivi del personaggio.
Già, perché Maradona resta un personaggio. E’ appunto per questo viene definito Dio, Mito , Eroe
E, sempre le persone di buon senso si chiedono: ma quelli che hanno dato la vita per perseguire nobili ideali, per costruire la pace nel mondo, per salvare vite umane, per combattere mafia e camorra che eroi sono?
Le folle si muovono, si mobilitano, in barba alle norme anticovid e nessuna autorità preposta alza un dito.
Le voci si alzano ovunque per ricordare che è sempre esistito un rapporto tra “genio e follia” . Ma genio di che? Di una palla?
Si arriva perfino a sintetizzare il concetto che la Storia dell’arte, della letteratura… avrebbe ben pochi personaggi di rilievo se si analizzasse il loro “essere uomini”. Lo si accosta a Caravaggio e a tante altre figure importanti decontestualizzando, con estrema disinvoltura, i periodi in cui vissero e il patrimonio che abbiamo ereditato. Mischiando con superficialità disarmante pallone e cultura.
Si arriva al ridicolo per giustificare un video affermando che il calciatore aveva semplicemente preso a schiaffi un telefonino e non la compagna.
Amen.
E qui si chiude l’attenta e minuziosa lettura di una corposa rassegna stampa e il tentativo di analisi di un delirio.
Ritorniamo a Paula.
La sua saggezza resterà un “oltraggio a Dio”.
La sua coerenza e il suo coraggio hanno il buon sapore del perseguire, a tutti i costi, una scelta ideale. E questo è impopolare.
Nessuno alzerà la voce per difenderla e se per disgrazia venisse uccisa da qualche fan violento ed esagitato (come ce ne sono milioni in questo sport diventato ormai gioco di scandali e tangenti) diranno” se la è cercata”.
Nessuno le darà spazio perché deve essere punita: una ragazzina troppo insolente.
Forza Paula resisti.
Non appendere le tue scarpette al chiodo.
Non sei sola. Le tante persone di buon senso sono dalla tua parte.
L’immagine di te seduta sul campo di gioco è la vittoria di tante e di alcuni.
Hai fatto uno dei goal più belli della storia del calcio.