È un anno diverso il 2020, ma la violenza sulle donne non si ferma, anzi colpisce più di prima in un tempo di impoverimento, fragilità sociale ed economicdell’umanità e specialmente delle donne.
di Pina Arena
La violenza è un problema culturale e deve essere al centro della riflessione e delle pratiche didattiche, anche e specialmente in questo tempo difficile.
Da qui è partita la proposta per le scuole della Fnism-Catania per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Sembra sia passato un secolo dalle iniziative in presenza dello scorso anno, quando si recitava sul palco dell’aula magna, si discuteva nel cortili delle assemblee, si suonava e si cantavano in coro canti di lotta contro la violenza nella piazza cittadina, si dipingevano panchine nel giardino della scuola.
Oggi, più di prima, nella distanza resa necessaria dalla pandemia, si sente il bisogno di stare insieme, di condividere pratiche, percorsi, speranza di risalita. Oggi sentiamo ancor più l’urgenza di coltivare un progetto comune e permanente, di fronte ai numeri del disastro del femminicidio che non accennano a diminuire, mentre l’età delle persone coinvolte, donne e uomini, si abbassa tragicamente e le dinamiche della violenza si rimodulano potenziate dai canali social mal usati specialmente da ragazze e ragazzi.
Con questa condivisa consapevolezza anche quest’anno abbiamo invitato studenti e docenti a metterci la faccia e la parola, in un’ iniziativa che ciascun gruppo avrebbe potuto realizzare in autonomia o insieme ad altri, a distanza o in presenza, nel rispetto delle regole di sicurezza anticovid.
Le parole, le riflessioni, le proposte, le buone pratiche disseminabili sono arrivate da dieci scuole italiane, da Catania a Milano, da Acireale ad Empoli, da Aci Catena a Cosenza, da Portici a Firenze: prendono la parola studenti e insegnanti delle scuole primarie e secondarie, ma anche donne e uomini delle associazioni culturali che condividono laboratori e collaborazioni con le scuole. Ci sono anche i ragazzi del Carcere minorile di Acireale, i parenti di vittime di femminicidio, le donne dell’UDI e della Fildis, del Centro antiviolenza Thamaia a Catania, del Centro Lilith di Empoli, dell’Associazione Guardastelle con il suo laboratorio teatrale dell’inclusione.
Disegni e fumetti, parole della letteratura fatte proprie, conversazioni con le donne delle battaglie femministe, performance teatrali, video e spot, un programma radiofonico: la rete consente interscambi, una condivisione che annulla l’ isolamento, fa sentire di stare insieme pur lontani.
Un filo rosso attraversa tutte le iniziative e si diventa combattenti, sorelle e fratelli delle vittime della violenza: le prof di Empoli raccontano l’emozione e la vicinanza alla madre di una giovanissima vittima di violenza: “in quel momento eravamo tutte madri, tutte figlie, tutte ferite”; la prof di Acireale descrive la partecipazione dei ragazzi dell’istituto penitenziario “con il loro percorso tra colpa e perdono”, sicuri che “chi fa male ad una donna non merita perdono: che almeno rifletta, si alzi in piedi, la rispetti sempre”; c’è un crescendo di passione nelle parole di una bimba di Cerro al Lambro che chiede rispetto e rivendica il valore delle donne “svalutato dalla storia” “perché, se ci pensate, le donne sono più forti e brave degli uomini”.
Sembrano trasformarsi in guerriere le ragazze del teatro dell’inclusione: ci trasportano verso inferni domestici e ne indicano vie di risalita.
I bambini e le bambine di una scuola catanese rileggono la letteratura chiedendosi dove siano le donne, le loro opere, il racconto del loro impegno. Anche il cinema dà una mano: arriva la sezione dedicata alla condizione femminile del cinema civile del Festival Internazionale di Marano di Napoli, con corti da tutti i continenti che raccontano la discriminazione, il dolore della violenza sulle donne, ma anche la loro volontà di cercare opportunità e riscatto. A Firenze si legge e discute il discorso di Kamara Harris che “nell’America di pochi anni fa sarebbe stato impensabile”. A Radio Zammù a Catania ragazze e ragazzi liceali intervistano lo scrittore femminista e la presidente del centro antiviolenza.
Alla fine della giornata, mentre raccogliamo materiali e testimonianze, abbiamo la bella sensazione di aver seminato e raccolto un patrimonio da spendere: cultura della responsabilità, della condivisione, della necessità di una battaglia culturale che dalla scuola attraversa tutte le età ed i luoghi della città.
Le esperienze realizzate ed i testi letti sono stati raccolti, come lo scorso anno, nel blog “A scuola di parità”* con l’obiettivo di creare un piccolo archivio di buone pratiche e giuste letture di cui fruire per altre attività di educazione alla parità, nel corso dell’anno scolastico, perché il 25 Novembre ha valore se la cultura della parità si costruisce lungo tutto l’anno.
È l’unica via possibile da coltivare, ripartendo da una giornata in cui si consumano altri femminicidi, in cui esplode la polemica per il silenzio mediatico sceso sul 25 Novembre per il sopraggiungere di notizie “più forti”. Da qui riprendiamo, con le parole di Irene, che ha 15 anni, frequenta il liceo a Catania e ci rassicura: “Ci provano a tenerci nel silenzio, ormai però non ci ferma nessuno”. Parla di sé, giovane donna pensante, parla delle sue compagne, della scuola che si mobilita insieme, da Sud a Nord, con la sua battaglia di cultura.
Hanno partecipato all’iniziativa l’IIS ”Vaccarini” di Catania, l’IC ”Leonardo da Vinci” di Cerro al Lambro, l’ITC “De Felice” di Catania, l’IIS ”Ferraris –Brunelleschi” di Empoli, l’IC “F. Guglielmino“ di Aci Catena, l’IIS ”Carlo Levi “di Portici, il Liceo “Cutelli” di Catania, l’ITT ”Marco Polo “di Firenze, IC “Sante-Giuffrida-Martoglio” di Catania, la Scuola Primaria “Corrado Alvaro” di Cosenza, l’IPM di Acireale
*il blog è al link https://ascuoladiparita.blogspot.com/