La poesia che accompagna le nostre vite di ogni giorno è sempre più donna. Ne parliamo con la poetessa Gisella Bianco.
La poesia è donna si pensava e credeva un tempo, dalla tradizione greca, alle origini della nostra cultura. Lo era nella simbologia dantesca e per i poeti del Dolce Stil Novo, tanto da confondere il femminile con il processo di creazione della poesia, il suo senso e la sua missione, ma la Storia non ci riporta però i nomi di tante donne. Malgrado l’immensa Saffo e le (poche) poetesse rinascimentali, la donna, nei versi, era più oggetto. Ma nello scorso secolo le cose si sono ribaltate: dalle grandi poetesse intimiste, come le americane Sylvia Plath e Anne Sexton, senza dimenticare la superba ironia della polacca Wisława Szymborska, tante hanno consegnato la loro (drammatica) “vita in versi” al successo popolare. E oggi, in poesia, le quote rosa superano quelle azzurre. Abbiamo voluto intervistare una poetessa come Gisella Cianco per capirne di più. E’ autrice di ”Melodia di porte che cigolano’‘
Come sei arrivata alla poesia? Da dove sei partita?
La mia liaison con la poesia è iniziata prestissimo, è stata istintuale. I primi componimenti, naturalmente infantili, risalgono all’età di otto anni e, già allora, dicevo di scrivere poesia, quindi nella mia testa di bambina la scelta era ben precisa. Sono partita dai vecchi libri di poesia di mia madre, estimatrice di questo meraviglioso genere letterario: questo punto di partenza, emotivo prima che materiale, mi è molto caro perché mi permette di mantenere un fortissimo filo conduttore e comunicativo con lei che va oltre la morte.
La poesia è merce rara ai nostri giorni così prosaici?
La quotidianità, a mio avviso, è neutra: siamo noi a renderla prosastica e/o poetica, anche contemporaneamente. La mia non è retorica: nonostante le innegabili complessità del momento presente, non ho un atteggiamento eccessivamente scettico e critico verso le persone e il modo di vivere la modernità. La complessità stessa non mi fa paura, non credo sia da temere o rinnegare, credo che sia una enorme possibilità, una sfida, un potenziale da imparare ad esprimere. Non credo all’abbrutimento dell’umanità, al decadimento dei valori: sono convinta che la gente (parlo, naturalmente, del mondo Occidentale), anche attraverso l’uso dei mezzi tecnologici, abbia più possibilità e maggiore libertà di espressione. Questo fatto porta a conseguenze sia positive che negative, a seconda dell’uso che si fa (che si sceglie di fare) di questi strumenti e della libertà di espressione. La poesia insegna il rispetto, il rispetto del tempo, della forma e, soprattutto, del contenuto (che non può essere violento se è vera parola poetica). Per questo ritengo che, mai come adesso, ci sia bisogno di poesia.
Perchè leggere una poesia?
La poesia è un estremo atto creativo, non solo nel momento in cui si scrive ma, anche, quando si legge. Con l’uso accorto di pochissime parole, si esprimono moltissime cose e si esorta il lettore ad aggiungere il suo personale (e prezioso) contributo attraverso l’elaborazione mentale che quei versi continuano a subire nell’inconscio di chi li ha assorbiti emotivamente. La trovo una cosa meravigliosa, una importante collaborazione empatica tra sconosciuti che può anche essere anche di disaccordo ma, in ogni caso, è fonte di riflessioni e approfondimento personale e relazionale.
C’è qualcuno a cui ti ispiri?
I poeti ermetici, per me, sono di enorme ispirazione, Quasimodo e Gatto soprattutto. Nella forma criptica e visionaria intravedo, ancora più netta, la potenzialità evocativa del verso. Eluard, Prevert, Merini, Caproni sono poeti a cui devo molto. Baudelaire e Bukowski sono i miei ispiratori rispetto alle tinte noir che, talvolta, imprimo alle mie composizioni. Ultimamente ho conosciuto e apprezzato moltissimo Anna Maria Farabbi, che a breve intervisterò, che è una poetessa contemporanea che, a mio avviso, tutti dovrebbero leggere. Ad ogni modo, ogni lettura e ogni autrice e autore che conosco mi suggerisce qualcosa: credo che un poeta sia la somma di tutte le sue letture (condizione imprescindibile) più tutta la sua Vis creativa che lo rende diverso da tutti gli altri.
Ci sono più donne o uomini in Italia che si dedicano alla poesia?
La disparità numerica tra opere di matrice maschile e femminile presente nei libri di testo non permette di dare il giusto peso alle donne della letteratura all’interno dei programmi e delle spiegazioni dei docenti, relegando spesso poetesse di grande valore a piccoli spazi in corsi dedicati alla letteratura di genere, tenuti soprattutto in ambienti universitari.
Uno dei miei obiettivi, umani prima che professionali, è quello di riuscire a suggerire, in modo concreto, di dare più spazio alla letteratura femminile (e femminista) all’interno dei programmi scolastici. Nella considerazione che in ogni periodo storico ci sarebbero donne meritevoli di attenzione e approfondimento, credo che sarebbe utile dare maggiore spazio al ‘900 e alla contemporaneità, in modo da avvicinare i ragazzi a realtà letterarie più simili a loro, per linguaggio, contenuti e contesti storico-sociali. Se ci si ferma allo studio di Montale, si perdono delle ricchezze incommensurabili. Oggi ci sono moltissime poetesse degne di essere lette su larga scala, recensite e approfondite, così come c’è anche una validissima produzione maschile. La poesia va letta tutta, per avere la possibilità di scegliere cosa ci è più vicino ma, di certo, è assolutamente necessario dare alle penne femmine lo spazio che meritano di diritto.
Conosco Alda Merini, grande poetessa e donna e Dacia Maraini. Ne consigli altre? Perchè fare poesia è così difficile oggi?
Merini e Maraini sono poetesse da leggere assolutamente. C. L. Candiani, M. Gualtieri, A. M. Farabbi, P. Valduca, P. Cavalli, A. Sexton, S. Plath, A. Pizarnik, G. Sicari, C. Ruggeri, C. Campo… tante, tantissime voci contemporanee e non ma, di certo, moderne, appassionanti e di cui consiglio la lettura. Oggi fare poesia è un atto politico (nel senso più filosofico di civiltà di cui essere parte), ideologico, erotico, sovversivo e urgentemente gentile.
Ci proponi qualche tua poesia presa dal tuo libro di poesie?
Tramonto
Si inerpica,
dondolante, impalpabile sfera luminosa
sulla trama stonata
d’azzurro cantante:
fine commossa
del giorno che è stato,
topazio ghiacciato
di caldo e miseria.
La grandezza, ai nostri piedi,
è a un passo
e lambisce con segreti veli d’ira
la carne fragile e immensi gli occhi
che gemono, sfiniti di promesse.
In ascolto un lupo dall’altura, ammaliato,
contraccambia il canto
come augurio macilento
in giovinezza permutato.
Giovinezza che è idea e giudizio:
ci si può sentire solo obsoleti
nell’inganno autorevole
del calar del sole
che non ci domanda consiglio.
Solstizio d’estate
L’estate è fragore caldo
di spensieratezza assente,
latente,
è brusio leggero di aria lieve,
parole primitive,
immagini d’altri tempi
in una stretta
digiuna di avvenire,
avvinghiata a cose perdute
e granitica
di questa ora
tremante di emozioni misconosciute,
grida di rondini
cieli pacati
labbra rivelate
mani sconce.
E noi
distesi immobili,
quasi morti
di grandezza irrisolta.
In-coscienza
C’è spazio
con angoli
smussati
da inclinazioni facinorose
e necessari aforismi.
C’è uno spazio
ove prosperare non è infamia,
lo accolgo a gambe incrociate
come a voler attendere pazienza
umana,
e mi contiene tutta
senza ch’io possa ribellarmi
al desiderio spurio di scalare paradigmi,
confondere decisioni,
mischiare pregiudizi e intenti
per liberare incanto
invece che vergogna.
È incredibile
l’assenza assoluta
obiettiva
-quasi una favola reale-
di paura
d’altro dio
all’infuori di me.
Insonnia
Nessuno
adesso
sbriciola con me
la grana grossa
rubina
di notte torbida
che passa sugli occhi
come vano dimenticare
e si sofferma severa
sulle grida accese
d’una fede sacrilega,
non si può dormire
-soltanto alcuni numi riposano,
sembrano i nostri defunti-.
E quando provo a rinnegare
me stessa
ammiccando ad altre ore,
il buffo profilo della notte
si scioglie
-il tempo è risolto-
e non rimane che un’alba succinta
a schiarirmi il dramma disumano
d’altri Padri miseri
insonni
e increduli di poter essere spiegati
/con parole di donna.
Queste poesie sono tratte da Melodia di porte che cigolano, la mia prima raccolta poetica edita da Eretica Edizioni.
Le donne oggi possono essere oggetto di poesia o è l’animo umano che è cambiato?
-Credo che le donne non possano più essere oggetto di qualcosa ma soltanto soggetto. Assistiamo ad un cambiamento radicale di punto di vista, di modo di essere. La donna può essere il centro di una poesia a lei dedicata, ma non l’oggetto. Può essere l’autrice ma non l’ancella della sua stessa parola poetica né la cortigiana di chi le leggerà, uomini e donne che siano. L’animo umano è in continuo cambiamento, in positivo e in negativo e vorrei tanto che, adesso, questo cambiamento fosse accompagnato e sostenuto dalla creatività della parola poetica come strumento di codifica, elaborazione e condivisione dell’emozione e del pensiero.