La trasmissione radio del popolo della notte degli anni Ottanta e Novanta, cult anche per la generazione successiva, diventa un libro. Oggi Giampiero Vigorito, che di RaiStereoNotte è stato uno dei conduttori, raccoglie in volume – con la prefazione di Carlo Massarini – testimonianze, aneddoti, ricordi di chi il programma l’ha seguito, l’ha amato, ma soprattutto l’ha fatto in prima persona. Perché lo slogan «RaiStereoNotte. Musica e notizie per chi vive e lavora di notte!», entrato nell’immaginario collettivo dei radioascoltatori italiani, continua a rievocare le atmosfere musicali che hanno contribuito alla storia della radio in FM.
Nel libro, oltre a Vigorito – conduttore del programma dal 1983 al 1994 – e a esperti della radio, come Luca de Gennaro, Giovanni de Liguori, Marilisa Merolla, raccontano RaiStereoNotte Ernesto Assante, Gaetano Barresi, Marco Boccitto, Stefano Bonaugura, Giuseppe Carboni, Alberto Castelli, Luciano Ceri, Marco Cestoni, Massimo Cotto, Carlo De Blasio, Patrizia De Rossi, Teresa De Santis, Emiliano Li Castro, Felice Liperi, Stefano Mannucci, Massimo Mapelli, Max Prestia, Alex Righi, Enrico Sisti, Fabrizio Stramacci, Ida Tiberio: gli speaker che hanno fatto la storia della trasmissione. Che fu ideata, nel 1982, da un funzionario Rai, Pierluigi Tabasso, convinto che fosse venuto il momento di un programma musicale che rompesse con il passato. Giampiero Vigorito ce ne racconta la storia.
Il palinsesto di RaiStereoNotte ha segnato i gusti musicali degli italiani dal novembre 1982: il marchio di Radio Rai ha contraddistinto prima il periodo 1982-1995, come canale radiofonico e trasmissione di successo; poi – dopo una breve ‘pausa di riflessione’ – gli anni dal 2001 ad oggi. Il libro si concentra sul periodo iniziale, attraverso le testimonianze degli speaker che hanno condotto il programma fino al 1995. È stato il periodo d’oro?
Dopo il 1995, StereoNotte è andata in soffitta per un po’, per poi ritornare in onda con alterne vicende. Ma StereoNotte resta quella di via Po 14, il dipartimento Rai per gli esteri distante da via Asiago 10 e Saxa Rubra, distaccato dai ‘centri nevralgici’ della radiofonia. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, i network radiofonici locali stavano facendo passi da gigante e la Rai non era ancora preparata per far fronte all’acquisita visibilità delle radio private. Radio Rai decise allora di operare una scelta: alle 14:30, sulla frequenza AM, si ascoltava la programmazione standard, rivolta al pubblico adulto e quindi ‘classica’; in FM si potevano ascoltare invece RaiStereoUno, RaiStereoDue e RaiStereoNotte, che andava in onda a reti unificate sui canali Uno, Due Tre e in filodiffusione. Ovunque si girasse la manopola del sintonizzatore, c’eravamo noi. I conduttori delle origini provenivano anche dal mondo delle radio private, ma erano in buona parte critici musicali di riviste come Popster e Rockstar. In via Po, le nostre macchine erano lontane dalla modernità di via Asiago; uscivamo di casa con i vinili della nostra discoteca personale, che avremmo poi mandato in onda.
Sulla copertina del libro c’è la splendida foto di James Hamilton, pubblicata in origine sul primo album da solista di Donald Fagen, The Nightfly, del 1982.
Sulla fotografia c’è una sorta di leggenda: Hamilton allestì un set fotografico all’interno della casa di Donald Fagen, che assume le sembianze di un dj notturno. Il disco, molto bello, è un resoconto di com’era la radio di notte negli anni Cinquanta; è un disco quasi autobiografico, in cui Fagen parla della sua vita, dei suoi ideali. La copertina è diventata l’immagine culto di chi ascoltava la radio di notte e di chi la faceva, l’icona in cui tutti noi ci siamo identificati.
Da quel disco pare abbia derivato il suo nome d’arte Nick The Nightfly, il dj scozzese ideatore e conduttore di Montecarlo Nights, la trasmissione radiofonica notturna in un certo senso ‘concorrente’ di StereoNotte. I vostri ascoltatori compivano una scelta di campo, o ascoltavano entrambe le radio?
StereoNotte non aveva concorrenti. Mentre StereoUno e StereoDue dovevano battersi con grossi contendenti, noi al più dovevamo scontrarci con dei nastri preregistrati: i programmi dei primi network privati arrivavano al massimo fino alle due di notte. Nick The Nightfly iniziò a trasmettere poco dopo di noi; c’era poi Alessio Bertallot, anche lui libero dai condizionamenti delle playlist. Oggi le radio lavorano con un format prestabilito, con scalette preconfezionate da un computer a cui il dj dà solo degli input; noi, invece, avevamo libertà, potevano mandare in onda brani di dieci minuti, David Sylvian e Sakamoto, la new wave degli anni Ottanta, dalla più commerciale alla più ricercata: Duran Duran, Spandau Ballet, Wham, Police, Simple Minds, Human League, Depeche Mode… E gruppi alternativi, sui dischi di importazione non distribuiti in Italia: ci nutrivamo di riviste inglesi come Melody Maker, New Musical Express…
Le trasmissioni di RaiStereoNotte incominciavano a mezzanotte e venti, subito dopo il Giornale Radio, e terminavano poco prima delle 6, lasciando spazio alla programmazione diurna. Nonostante l’orario insolito, gli ascoltatori erano tanti. Qual era il segreto del programma?
Eravamo totalmente liberi di scegliere la musica: la forza di StereoNotte è stata proprio distinguersi dalle altre radio, che dovevano andare incontro a un pubblico giovanile con i generi easy listening e dance. Noi eravamo quelli colti, quelli ‘impegnati’; non eravamo i dj del pomeriggio, ma i visionari notturni, davamo spazio alla musica sofisticata. Mandavamo in onda ogni tanto pezzi commerciali, ma non eravamo legati alle politiche delle case discografiche. Ognuno aveva la sua area di competenza: c’era chi si occupava di jazz, chi di musica black, chi di pop, di afroamericana… Io sceglievo soprattutto la new wave più raffinata: Prefab Sprout, Atzec Camera, Everything but the girl, Sade. Alcuni speaker ricevevano più consensi di altri dagli ascoltatori, ma il prodotto finale era comunque gradito.
Il fondatore di RaiStereoNotte, Pierluigi Tabasso, purtroppo scomparso, racconta in un’intervista che il successo della trasmissione fu immediato, tanto che ritenne meglio non fornire ai radioascoltatori un numero di telefono per parlare con i conduttori, o non avrebbero potuto svolgere il loro lavoro…
Per scelta di Tabasso – un funzionario di Radio Tre, a cui era stato dato, con un po’ di scetticismo, l’incarico di condurre l’iniziativa di StereoNotte – eravamo completamente isolati. Si pensava che la radio a quell’ora sarebbe stata un buco nell’acqua, invece il programma ebbe un notevole successo. Non esistevano ancora gli indici di ascolto, ma lo si capiva dalle tantissime lettere che arrivavano, unico canale di collegamento con i nostri ascoltatori; lettere spesso bellissime, illuminanti, intimiste, piene di intuizioni. Non avevamo giochi a premi come RaiStereoDue, al massimo potevamo regalare gli adesivi, ma sentivamo forte l’unione con il pubblico. Anche in RaiStereoNotte. Il libro c’è una parte ‘interattiva’, forse la più riuscita: grazie a un gruppo Facebook abbiamo raccolto i commenti degli utenti, pubblicando così memorie, ricordi, aneddoti, testimoniati dai nostri ascoltatori di una volta. Che a volte si addormentavano con la cuffia in testa, ritrovandosela poi sbriciolata sul cuscino; o che si chiudevano in auto alle 4 di notte nel garage per ascoltare indisturbati la radio.
Il libro raccoglie anche le testimonianze di 40 personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, della cultura, che hanno partecipato al volume con un proprio ricordo della trasmissione. Chi, tra i nomi noti del mondo musicale passati per gli studi romani in via Po 14, ti è rimasto particolarmente impresso?
Per essere sempre liberi nelle nostre scelte musicali, avevamo pochissimi ospiti in studio; quelli che venivano, una volta con noi, collaboravano alla conduzione: Ligabue, ad esempio, una notte diventò il disc jockey del programma scegliendo i pezzi da mandare in onda, presentandoli con grande competenza e citando riferimenti e aneddoti. Venne e trovarci anche Paolo Conte, che era molto raro andasse in qualche trasmissione; e Piero Angela, appassionato di jazz, che improvvisò alcuni brani al pianoforte.
La tua carriera è stata dedicata alla musica, sin dalla collaborazione con il mensile Popster iniziata nel 1977. Sei stato voce di RaiStereoNotte fino al 1994, coautore di enciclopedie del rock negli anni Ottanta, autore di monografie sui Genesis e Burt Bacharach; dal 1994 al 2001, direttore della rivista Rockstar e persino curatore di un libro sul tango. Da critico musicale, un parere sulla musica del Duemilaventi? Quanto ha in comune con la musica degli anni Ottanta e Novanta, e in cosa è diversa?
Negli anni Ottanta e Novanta si sperimentava e si era maggiormente curiosi, c’erano molte più riviste; ora c’è una sorta di massificazione. Ci sono prodotti molto buoni anche adesso, e generi interessanti: l’alternative rock, la scena indie, la scena dei cantautori… Senza arrivare a grandi come Lewis Capaldi ed Ed Sheeran, ci sono tanti cantautori britannici di una certa levatura. La musica procede a cicli che si ripetono: oggi molti gruppi si rifanno agli anni Ottanta; assistiamo a reunion di band dell’epoca, come gli Scritti Politti; i Killers recuperano il suono cupo dei Cure e dei Joy Division. In Italia, a parte i tormentoni estivi tutti molto simili, vi sono buoni cantautori “indie”, tali più per moda che per reale indipendenza; esistono etichette indipendenti, ma è un filone estetico e promozionale, non un genere.
Non solo radio, ma anche televisione: sei stato ospite della trasmissione cult Quelli della notte e hai collaborato ad alcuni programmi tv di Renzo Arbore…
Arbore era uno degli autori del programma Cari amici vicini e lontani – in onda dagli studi della DEAR a Roma per il 60° anniversario della radio – che riuniva tutte le rappresentanze del mondo radiofonico dalla sua nascita. Ospiti, i grandi conduttori della radio: Raimondo Vianello, Corrado Mantoni, Gino Latilla… C’erano addirittura tre palchi, il programma era dal vivo: Arbore chiese quindi di usufruire dei tecnici della radio, più abili di quelli della televisione, creando una spaccatura sindacale notevole. Quando, un anno dopo, andò in onda Quelli della notte, in segno di gratitudine verso Radio Rai che gli aveva offerto la manovalanza dei suoi tecnici, Arbore si sdebitò invitando 5 conduttori di StereoNotte, due alla volta, in studio, perché presentassero dei gruppi musicali esordienti. Insieme a Sisti, Videtti, Mannucci e De Santis c’ero anch’io. Molti di noi furono coinvolti anche nei successivi programmi di Arbore, come DOC, DOC Offerta Speciale e International DOC Club. Il mistero della radio, che nascondeva i volti delle sue voci, venne rivelato e iniziammo a ricevere le attenzioni dei fan.
Dal 2013, sei docente del Master in Critica Giornalistica all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Come è cambiato, attraverso la Rete, il mondo del giornalismo e della critica musicale?
Siamo diventati i ‘dinosauri’ del giornalismo, che vengono un po’ accantonati… Oggi le nuove leve lavorano molto per i siti Internet e possono ‘farsi le ossa’ più facilmente, ma c’è un po’ più di improvvisazione. E la forte concorrenza di giovani disposti a scrivere gratis, o per bassi compensi, ha per effetto che i collaboratori delle testate stampate siano pagati meno.
«Per anni Stereonotte mi ha regalato l’esperienza della notte. Un’esperienza fatta di emozione, scandita dalle voci che mi accompagnavano nel lavoro o nelle riflessioni insonni, e naturalmente dalla meravigliosa musica; ma fatta anche di paura. Sì, in quei preziosi, fuggevoli istanti nei quali la parola e il suono tacciono e la statica prende il potere, e tu sei lì a domandarti “che cosa metteranno adesso?”. Mentre per un momento, un momento che passa velocissimo così come si è presentato, hai paura che non tornino più. Che la voce e il suono tacciano per sempre e ti abbandonino senza scudo al profondo della notte. Ma sono sempre tornate. Le voci giovani, solenni, colte, leggere, appassionate. E con loro la musica. Stereonotte non ha mai tradito, non ha mai abbandonato.» (Giancarlo De Cataldo)
Per informazioni sul libro
RaiStereoNotte. Il libro, a cura di Giampiero Vigorito e dei conduttori di RaiStereoNotte, con prefazione di Carlo Massarini, Iacobelli Editore, 2020, pp. 320, inserto a col. di 32 pp.
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Per informazioni su RaiStereoNotte (1982-1985)
Podcast della trasmissione storica: http://viapo14.it/
Per informazioni su StereoNotte (trasmissione attuale, lun-ven h. 1:30-3:00, sab-dom h. 00:35-3:00)
Facebook: https://www.facebook.com/stereonotte/
Podcast: https://www.raiplayradio.it/programmi/stereonotte/archivio/puntate/
Crediti
– Immagine in evidenza: foto di Tumisu da Pixabay.
– Copertina del libro: © Ernestn Pretzel. | Immagine sulla copertina: foto di James Hamilton per l’album di Donald Fagen, The Nightfly (℗ 1982 Warner Bros), concessa con licenza di utilizzo n° OY48350406 acquistata alla Alamy Limited 6-8 West Central, 127 Olympic Avenue, Milton Park, Abingdon, Oxon, OX14 4SA, UK.
– Le immagini dei conduttori sono gentilmente concesse dall’autore del libro.