Il seguente brano viene preso e riportato da’‘Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo. Non è stata aggiunta nessuna considerazione, perchè quanto da lei detto è pienamente condiviso dallla redazione.
Buona lettura.
COSA PENSERESTE se in un PAESE in CARESTIA IO RIVENDICASSI il mio DIRITTO di METTERMI a DIETA?
Pensereste che sono perlomeno una donna strana e vi chiedereste: ma qui di cibo non ce n’è, che bisogno sente la Zanardo di urlare al mondo che lei si metterà a dieta?
Ebbene, escono in Italia, con cadenza regolare, libri autobiografici che ribadiscono il diritto delle donne a non fare figli; in un Paese dove nessuna fa più figli
Chiariamo: abbiamo noi italiane il tasso di natalità più basso in Europa e uno dei più bassi nel mondo, ormai le morti superano le nascite. Abbiamo anche il tasso di nuzialità più basso.
Durante la pandemia la percentuale di nascite è scesa ulteriormente ( c’è chi aveva ipotizzato che stando in casa le giovani coppie avrebbero…approfittato 😉 invece no )
Allora, perchè si scrivono questi libri? Perchè questo livore nel rivendicare un diritto che nessuno ha tolto alle donne e infatti l’Italia non ha più bambini/e, è un dato di fatto.
Però si insiste, non si vuole che alle donne in età fertile venga chiesto “allora quando fai un figlio?” dalla vecchia zia o dalla nonna, viene vista come una discriminazione.
Ma veramente? Veramente interessa a qualcuna cosa pensa un familiare? e quanti ce ne sono che ammorbano? Questa sembra proprio una scusa.
Parlo perchè me lo posso permettere 😉: come sapete sono stata primipara attempatissima in anni in cui non c’era quasi nessuna mamma così attempata!
E quante volte mi hanno chiesto “allora Lorella sempre in giro per il mondo, e i figli quando?”
Mai mi sono fatta fragilizzare da quelle domande, nemmeno mi ferivano, nemmeno ero incaz.ata con chi me le poneva: ero sicura di me.
E allora ragazze interessate al tema, nessuno in Italia vi nega questo diritto, diventa ridicolo ribadirlo, veramente ridicolo ribadire ancora un diritto acquisitissimo.
E allora il mio compito qui è di cercare di offrire una chiave di lettura diversa: c’è qualcosa da cui state scappando? qualcosa vi fa paura? a me pare che dietro tutto questo ribadire si nasconda altro e potrebbe essere utile parlarne tra donne di diverse età, provare ad aiutarci, a passare esperienza, senza giudizi.
Pare ci sia una grandissima, comprensibile, paura di perdere qualcosa diventando madre. Che ci sia talvolta una indicibile sofferenza nel prospettare una vita difficile dove essere madre, lavoratrice, compagna imporrà grandi sacrifici: ed in effetti è così.
Se posso offrire la mia modeste esperienza, io ho trovato espressione di me stessa ricavandomi un ruolo da attivista per me importantissimo mentre crescevo un figlio e una figlia. E’ stato faticoso ma ricchissimo. Anzi, non sarei stata così efficace se non avessi avuto Alessandro ed Eleonora: i sacrifici che facevo giornalmente erano spunto di riflessione e lotta per chiedere condizioni migliori per le donne, condizioni che io sperimentavo in diretta.
Nel Paese della “Mamma”, manca oggi una narrazione moderna dell’essere Madre, che servirebbe alle ragazze ad esempio, spunto.
Parliamone in armonia, offrendo ognuna la propria esperienza