Ancora uno scambio di opinioni con alcune Donne Eccellenti che ho intervistato qualche anno fa.
Il termine che ho usato allora, Donne Eccellenti, dipendeva dal fatto che vedevo in loro la voglia di reinventarsi, la capacità di portare alla luce i propri talenti a qualunque età, in qualunque situazione, il coraggio di essere se stesse fino in fondo. Riprendere in mano le loro interviste, rileggere la ricchezza delle loro vite mi ha fatto venire voglia di ricominciare a parlare con loro ma anche di cercarne altre.
In fondo non é difficile, basta parlare con una donna che abbia voglia di aprire il suo cuore, di mettersi un po’ a nudo, di lasciare andare i paletti ai quali talvolta ci si aggrappa per paura di cambiare, e l’eccellenza emerge in tutta la sua potenza, quella eccellenza che magari rimane a dormicchiare per lungo tempo, ma che non vede l’ora di raccontarsi.
Con loro, con alcune delle prime settanta Donne Eccellenti che ho già intervistato allora, sto ora trattando il “come e se” il Covid abbia cambiato la loro vita e l’ho fatto parlando con ognuna di loro singolarmente. Ognuna mi ha fornito la sua personale versione, raccontandomi come ha reagito ma anche come ha interpretando il senso di quello che sta succedendo.
Ma io, come già ho fatto con Giulietta Bandiera, Rena Garazioti, Mirella Santamato e Gabriella Campioni, ho deciso di creare delle Tavole Rotonde Virtuali, non potendoci incontrare ancora di persona tutte insieme, accostando le risposte dell’una e dell’altra. La bellezza di ogni donna é la sua capacità di cogliere le sfumature, di vedere da punti di vista sempre diversi, di insinuarsi in un cunicolo attraverso cui nessun altro aveva pensato di infilarsi e di regalarci, così, un ventaglio di possibilità nelle quali ciascuno di noi lettori può identificarsi.
Questa volta si tratta della testimonianza di Alessandra Gherlardoni, Laura Gessner e Renata Picchi.
Una manager, una cantautrice e una pittrice. Cosa salterà fuori?
Vorrei capire se e come la pandemia di Covid ha cambiato la vostra vita
LAURA GESSNER E’ proprio una bella domanda e ti ringrazio, perché i cambiamenti che il Covid ha generato nella mia vita sono così importanti che tendo a raccontarli anche quando nessuno me lo chiede, soprattutto a coloro – e sono tanti – che quotidianamente ne enunciano solo gli aspetti negativi, senza possibilità di appello.
ALESSANDRA GHELARDONI Ebbene sì, il Covid ha cambiato la mia vita.
L’ha cambiata insinuandosi, banalmente e come per tutti, nel quotidiano, intorpidendone giorno dopo giorno i ritmi, modificando il rapporto con gli altri stretto fra voglia di socialità e il timore che ogni contatto rappresenti una sfida, un atto di presunzione, eclissando l’idea stessa di prospettiva.
RENATA PICCHI Il fatto di stare in isolamento e di usare molti presidi se si entrava in contatto con qualcuno, non mi spaventava. Io ero ligia e mi sembrava bastasse per tutelare me e gli altri. Proprio in questi giorni potrei perdere mia sorella per il Covid. E’ molto grave da 15 giorni, i miei pensieri vanno a lei, a uno dei miei affetti più cari. So che sempre ogni avvenimento ci insegna qualcosa e anche questa triste esperienza mi insegnerà qualcosa.Non posso vederla, non posso abbracciarla, non so quasi niente.
Quali sono state le vostre prime reazioni all’apparire della pandemia?
RENATA PICCHI Quando questo virus è apparso, le prime mie manifestazioni sono state un misto di paura e quasi felicità. La paura è normale per tutto ciò che non conosci e per quello che chi ne sa più di te, ti dice. Ho parlato anche di felicità al primo apparire, è che mi sembrava normale che qualcosa dovesse succedere per frenare la corsa che caratterizzava la vita di tutti, negli ultimi decenni.Così è nata in me questa idea che questo guaio apparisse prima della catastrofe, non era altro che un buon segno.
ALESSANDRA GHELARDONI Il virus si è insinuato nel rapporto con me stessa portando un po’ dolorosamente in superficie il peso di quell’età che fino al giorno prima veniva più citato per vezzo che per effettiva consapevolezza. Ho avvertito subito un senso di fragilità che ti spiegherò riprendendo pari pari lo scritto di un mio amico perché non saprei dirlo meglio. ” Non sono mai riuscito a sentirmi veramente fragile e ci ho provato in tutti i modi, calpestando il bordo della fragilità quando era troppo facile sapere che sarei comunque cascato dalla parte meno ripida. Adesso è diverso ed è la prima volta che il rischio non è qualcosa di scelto, non ha nessuna dignità, nessun eroismo e ha il sapore oleoso della vitamina D”
LAURA GESSNER Naturalmente è necessario fare una premessa fondamentale: faccio parte di quella fetta di umanità decisamente privilegiata, nel senso che questa pandemia non ha modificato il mio standard di vita, ma solo le abitudini e i ritmi. E proprio qui sta il bello: se “prima” avevo giornate piene e tutte diverse tra loro, da quella domenica sera – che tutti, credo, ricorderanno… – in cui all’improvviso siamo stati catapultati nella chiusura forzosa nelle nostre mura domestiche, ogni cosa è cambiata, soprattutto io. Ogni giorno è diventato apparentemente uguale all’altro… ma solo apparentemente.
E oggi, dopo un anno di pandemia, cosa pensate?
LAURA GESSNER Sin dai primi momenti di panico generale, ho sentito che al di là dei problemi economici di immensa portata, eravamo tutti – tutta l’umanità!- chiamati ad una scelta: continuare “come prima” o…trasformarci, cominciando a guardare ogni cosa con altri occhi. Ricordo la mia emozione mentre guadavo fuori dalla finestra e vedendo le strade deserte, immerse in un silenzio spettrale, pensavo: stavolta il mondo cambierà, finalmente cambierà! Naturalmente non è –ancora- successo, e col passare dei mesi ho capito che sarà un cambiamento molto lento, ma, sono certa, anche inesorabile e proietterà l’umanità in una nuova dimensione, di maggiore rispetto e consapevolezza verso ogni creatura.
RENATA PICCHI Non ho cambiata idea, dopo un anno, però ho cambiato il concetto dell’uomo come essere che pensavo meno stupido, meno inconsapevole del nostro stare insieme come una necessità e come una fortuna. Ecco, oggi che siamo a più di un anno dall’inizio del Covid, io sono molto triste. La mia iniziale felicità del meditare sulla mia vita, su quello che ancora vorrei, sul come lasciare ai miei cari un esempio di scelte magari faticose o improduttive al giudizio di molti, ora è diventata come un vano sforzo.
ALESSANDRA GHELARDONI Oggi devo dire che la contezza che la curva dell’orizzonte si è fatta decisamente più arcuata e mi stringe sui fianchi suscitandomi un misto di ribellione ed impotenza mentre la progettualità che, per la miseria ho ancora, sfuma nella consistenza dei sogni
Cosa dovrebbe o avrebbe dovuto imparare l’umanità da tutto questo?
LAURA GESSNER Quello che spero con tutto il cuore, è che il mondo possa imparare da questa immensa disgrazia, che ci sono anche grandi opportunità di cambiamento: nel nostro modo di pensare, di guardare al prossimo, di concepire il lavoro e la nostra intera vita: una vita diversa, con un significato nuovo, totalmente improntato su obiettivi finalmente Umani, con la U maiuscola.
RENATA PICCHI Il denaro che è sempre più motore del nostro vivere, poteva essere meno importante, visto che prima di tutto si dice che venga la salute, ma mi pare che quasi quasi la situazione a questo proposito sia peggiorata. Cattivi maestri insegnano che ci sia bisogno di libertà e non di costrizioni.Così il vivere è diventato un arrogante diritto ad avere tutto ciò che è desiderabile, magari a discapito di tanti che fanno un timido, lento, silente lavoro su di sé e su altri, per cambiare senza dover consumare troppo, su tanti comportamenti che oggi ci portano al disastro. Il silenzio non paga, l’onestà non paga, l’amore si tramuta in interessi, tutto è confuso e come se stessi in una nebbia dove l’aprirsi un varco, oggi, per me, donna di 75anni è faticoso fisicamente e mentalmente, troppo psichicamente.
ALESSANDRA GHELARDONI Il rapporto con gli affetti che non sono più semplice desiderio di scambio, di vicinanza, di tenerezza ma, specie con i miei nipoti, una sorta di esigenza, di urgenza di testimonianza: che cosa potrà loro restare di me. E allora mi scopro a dire a Sebastiano, mio nipotr: ogni volta che mi pensi e che, anche quando sarai più grande mi penserai, ricordati che sono la nonna delle quattro C, .
RENATA PICCHI L’uomo ha troppo da farsi perdonare e purtroppo come historia magistra vitae non est, così non sappiamo fermarci neanche davanti a tante sofferenze.Io voglio che il Covid cambi la mia vita, è stata ed è una triste esperienza, ma proprio per questo devo approfittarne per un cambiamento che vorrei non fosse solo mio.
Ma, nel concreto, come é cambiata la vostra vita?
RENATA PICCHI La stanchezza mi ha chiuso nel mio mondo, anche se mi aggrappo agli affetti come il mio tutto, vitale come l’aria che respiro a pieni polmoni quando ho il piacere di stare in un bosco tra i miei alberi che abbraccio perché sono grata dell’energia che mi regalano e del loro essere radicati con forza nel terreno, tra le rocce che non ostacolano il loro percorso. Ecco, lì, il Covid non arriva né nella mia testa, né mi spezza il cuore per tutti i dolori di coloro che hanno perso un proprio caro.
LAURA GESSNER Col passare dei mesi, questo nuovo stile di vita, basato sul ritiro in casa, nutrita quotidianamente da letture, movimento, scrittura e canzoni nuove, è diventato un modo davvero magnifico per me di trascorrere le giornate: mi rendevo conto che questo tempo stava diventando sempre più prezioso, perché rivelatore di un’infinità di risorse nascoste…. A un certo punto, ho ripreso in mano il sogno di tanti anni fa: cominciare lo studio del piano jazz! Detto fatto: se non fossi stata “obbligata” dalle circostanze, mai e poi mai avrei immaginato la quantità di corsi e di possibilità degli innumerevoli percorsi on-line. Il fatto di essere obbligata a restare a casa ha accentuato il mio desiderio di concentrazione, meditazione e silenzio; così ho cominciato a scrivere nuovi pensieri e considerazioni, rendendomi conto in breve tempo che trasformarli in canzoni sarebbe stato il modo più bello e costruttivo per riuscire a comunicare il mio sentire. Così sono nate le prime 5 canzoni, nei cui testi è concentrata la mia gratitudine, il mio amore per la vita e il desiderio che tutti possano percepirne la meraviglia, il miracolo: il miracolo del quotidiano, nonostante – o forse proprio grazie a – la pandemia! n particolare, sto realizzando un piccolo libro di pensieri miei, alternati a riflessioni di Maestri spirituali: si chiamerà RENAISSANCE- COVID 19 e all’interno ci sarà un CD, frutto di questi 12 mesi di pandemia, che conterrà i miei 5 brani, più altri 7 che ho composto sui versi di 4 poetesse.
ALESSANDRA GHELARDONI Ma il vero virus prodotto dal virus, cara Susanna, è che in fondo a tutto questo, sto bene, continuo ad avere una mia quotidiana contentezza per ogni piccola oasi di serenità che la giornata mi regala: un bel film, un buon libro, una piacevole telefonata, un incontro casuale, un bel cielo azzurro anche se ho capito che quello che una volta consideravo una salvifica filosofia di vita, si riduce tutto sommato al fatto che mi accontento di poco.