Quando ho visto questo film che è solo del 2019 ho pensato che fosse il momento giusto di proiettarlo.. Infatti mai come in questo momento si parla dei diritti dele donne, alcuni già aquisiti nominalmente (tutte le donne hanno diritto allo studio) altri lontano dalla loro piena realizzazione (le donne vengono spesso relegate a ruoli più ”materni” come l’insegnamento e sono state le più penalizzate dalla pandemia lasciando spesso il lavoro o dovendo rimanere a causa per la sempre procrastinata Dad).
Una giusta causa, infatti , interpretato da Felicity Jones, è un film che narra la storia vera di Ruth Bader Ginsburg, giurista e attivista per i diritti delle donne, recentemente scomparsa e ancora oggi considerata un esempio per la parità di genere è la vera storia di Ruth Bader Ginsburg donna divenuta straordinaria, per aver cercato nella sua vita di essere semplicemente ordinaria, come non era consentito però esserlo a una donna negli Stati Uniti negli anni in cui visse ed operò.
Nata a New York nel 1933, da genitori ebrei immigrati ucraini, si laureò nel 1954 in diritto a Harvard (a Harvard le studentesse nel corso erano 9 su un totale di 500 iscritti, confermando l’esistenza di una barriera invisibile per le donne nell’ambiente) per poi frequentare la Columbia University a New York e laurearsi in giurisprudenza nel 1959. Aveva un curriculum di tutto rispetto, che tuttavia non le permise di trovare lavoro nel settore legale, rinchiudendola invece nella carriera universitaria che praticò per oltre 20 anni, lavorando da docente universitaria e ricercatrice (anche confrontando la condizione femminile negli Stati Uniti con quella delle donne altrove nel mondo per esempio in Svezia).
Nel corso degli anni Settanta affrontò specificamente i diritti di genere con le sue ricerche, pubblicando un primo testo di studio sulla questione che l’aveva toccata personalmente.
Nel 1980 il primo riconoscimento da parte del Presidente Jimmy Carter, che la rende giudice della Corte d’appello nel Distretto della Columbia, carica che ricoprirà fino al 1993, quando Bill Clinton le chiede di entrare nella Corte Suprema (seconda donna in assoluto a ricoprire il ruolo). Vi è orgogliosamente rimasta fino al settembre 2020, quando è deceduta per un cancro, dieci anni dopo suo marito Martin Ginsburg, sposato nel 1954.
Il film Una giusta causa, uscito nel 2019, è stato realizzato quando Ruth Bader Ginsburg era ancora in vita, e il progetto ha ricevuto il suo pieno sostegno, al punto che la regista Mimi Leder è riuscita a convincerla ad apparire nel lungometraggio nel ruolo di se stessa, verso la fine: pare che però Ruth abbia imposto un massimo di tre ciak per il suo cammeo.
Interessante il ruolo trainante di Ruth che oltre ad essere di esempio per molte donne, sembra esserlo stato anche per sua figlia che oltre ad amirarla, ne segue le orme dei diritti civili.
E molto appagante anche la parte del marito che fin dall’università, riconoscendole una grande competenza, l’aveva spinta a iniziare la carriera legale preclusa alle donne, che sebbene potessero studiare Giurisprudenza non potevano esercitare la carriera avvocatizia perchè gli studi legali le tenevano lontane, considerando il ruolo della donna in quegli anni ancora sussidiario e volto alla famiglia.