La assai fragile affermazione delle donne nella nostra società viene fatta loro pagare a caro prezzo in tanti modi, primo tra tutti la mancanza di rispetto di cui il catcalling è solo la punta di un iceberg di risentimento che le rivorrebbe mute, umiliate ed in balia di un maschile sempre più incerto e proprio per questo frustrato e violento.
Si è molto parlato in questi ultimi giorni, a seguito di un post di Aurora Ramazzotti, del fenomeno delle molestie di strada denominato catcalling, che consiste nel rivolgere a persone di sesso femminile fischi, apprezzamenti non richiesti, commenti più o meno volgari, spesso sessisti che possono sconfinare nel razzismo, omotransfobia e odio di genere.
È un comportamento esecrabile quello del catcalling che spesso viene banalizzato derubricandolo a comune maleducazione: personalmente, oltre che essere persuasa della necessità, anzi urgenza, di combattere la maleducazione nella nostra società, invece di farla fermentare nell’indifferenza generale, ritengo che la molestia di strada, peraltro in crescita e che in Paesi come la Francia costituisce reato, sia una delle tante espressioni di disprezzo contro le donne, che con questi appellativi si riducono a corpi di cui si può disporre, da sporcare, offendere e denigrare a proprio piacimento.
Baudelaire disse che la più grande astuzia del diavolo sia quella di farci credere che non esista; allo stesso modo la società tende talvolta a giustificare o minimizzare certi comportamenti offensivi facendoli passare per apprezzamenti non compresi, fraintesi e drammatizzati da un femminile, consapevole di sé, indipendente e motivato, percepito come pericoloso ed insopportabile.
La assai fragile affermazione delle donne nella nostra società viene fatta loro pagare a caro prezzo in tanti modi, primo tra tutti la mancanza di rispetto di cui il catcalling è solo la punta di un iceberg di risentimento che le rivorrebbe mute, umiliate ed in balia di un maschile sempre più incerto e proprio per questo frustrato e violento.
Tale disconoscimento più o meno strisciante della figura femminile si osserva dal permanere di stereotipi di genere nell’educazione dei bambini, dalla disparità di trattamento sui luoghi di lavoro dove sempre più donne sono vittime della discriminazione statistica e salariale, dalla carenza spaventosa di servizi a sostegno della famiglia che induce le più giovani a dover scegliere tra il lavoro e la maternità e dalla solitudine a cui in tante vengono condannate da compagni che in troppi casi le bramano, le posseggono e le consumano come fossero oggetti.
La pandemia, come una cartina di tornasole, sta rendendo sempre più evidente la fragilità della condizione femminile per cui la donna è schiacciata tra un lavoro sempre più precario o inesistente, la cura dei bambini e dei familiari quasi esclusivamente sulle sue spalle ed il dilagare della violenza domestica che esita con frequenza crescente nel femminicidio.
E’ un problema mondiale: dalla battaglia delle donne afgane per avere un nome che venga scritto almeno sui documenti dei figli (non hanno diritto ad essere nominate in alcuna circostanza, dalle ricette mediche alle lapidi cimiteriali, in quanto non esistono se non in relazione all’uomo cui appartengono), alla dura campagna mediatica condotta dalla manager italiana Maria Beatrice Giovanardi volta a far modificare la definizione sessista del termine donna nell’Oxford English Dictionary e che ha avuto anche la conseguenza di esporre la nostra connazionale a minacce e frasi offensive; in entrambi i casi si tratta solo di parole, ma che quando mancano o sono oltraggiose descrivono e contribuiscono a rinforzare, purtroppo, realtà corrispondenti.
E per comprendere quanto occorra essere vigili in questo momento affinché la donna non faccia un balzo indietro nel suo percorso di emancipazione, basti considerare la grave offesa subita dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen cui è stato negato di sedere insieme al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ed al Presidente Turco Erdogan perché donna e relegata in una posizione laterale.
In linea generale si sta assistendo ad una polarizzazione dell’identità maschile agli estremi della figura autoritaria dispotica irraggiungibile del padre padrone ancora caratteristica di società arcaiche, arretrate e totalitarie ed a quella dell’inconsistente edonista Peter Pan, predominante nel moderno occidente orfano del padre abbattuto dopo la rivoluzione degli anni 60 del secolo scorso.
Certo maschile moderno, globalizzato e digitale che, come dice lo Psicoanalista Alexander Mitscherlich, non è stato iniziato alla mascolinità, è l’emblema di un uomo senza volto, portatore di una identità fragile e spaventata, caratterizzata dall’incapacità di autodeterminarsi, di amare una donna, di assumersi una responsabilità qualunque, la paternità di qualcosa, di un progetto, prima ancora che di un figlio.
È da questo vissuto di schiacciante inferiorità verso una donna evoluta, consapevole di sé, motivata, versatile, organizzata ed emotivamente ricca che nasce, con bruciante invidia, la necessità di diminuirla, offenderla, rimetterla al proprio posto ed il catcalling ne è una delle manifestazioni più comuni.
Occorre essere attenti affinchè certi rigurgiti di arretratezza e misoginia, talvolta persino interiorizzata, non prendano piede e ricominciare dall’Educazione dei bambini e dei ragazzi al rispetto di sé e dell’Altro, all’importanza dell’affettività, all’uguaglianza tra i sessi intesa come pari opportunità e alla valorizzazione della ricchezza del diverso apporto del maschile e del femminile nella coppia e nella società.
È imprescindibile e fondamentale che si recuperi la dimensione del Noi e la Pandemia ce lo ribadisce quotidianamente, non solo per sopravvivere ma per tornare a vivere davvero sull’unica strada che porta ad un futuro di scambio rispettoso e fecondo, di crescita costruttiva nella relazione, come ben espresso da queste parole di Pablo Neruda: “E da allora sono perché tu sei, e da allora sei, sono e siamo e per amore sarò, sarai, saremo”.
9 commenti
Articolo molto ben scritto e argomentato. Ci sono attacchi da più fronti all’autodeterminazione delle donne.
Mai abbassare la guardia, specie quando dicono che stiamo esagerando.
Cara Marisa,
grazie di cuore per l’apprezzamento del mio articolo, particolarmente gradito perchè proviene da una professionista di grande spessore.
Concordo pienamente sulla necessità di vigilare, ora più che mai, su certi atteggiamenti retrivi, espressione di disprezzo verso la donna, che cominciano sovente con le parole “sei troppo…” (forte, indipendente, determinata, intelligente, tenace, esagerata, maschile, etc…).
E come diceva Freud, “Le parole sono incantesimi” e creano realtà, in questo caso da rifuggire.
Un abbraccio
Gent.ma dott.ssa Alexia Di Filippo, attendo i suoi articoli sempre con grande emozione, il suo modo di esporre ha un fascino superbo, la sua espressione di donare una visione così globale, veritiera, autentica, non ha eguali. Conosciamo tutti – con orrore – storie di donne musulmane alle quali hanno tolto l’identità, relegandole all’inesistenza dell’essere, laddove le bestie sono più rispettate, ma leggere l’episodio della la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen cui è stato negato di sedere insieme al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e al presidente turco è inammissibile SOLTANTO per il contesto! In Europa una donna ha dovuto subire dal suo POPOLO di non sedere al tavolo presidenziale perchè presente il turco Erdogan! Ma sono gli uomini europei che lo hanno permesso! Questa si chiama civiltà occidentale? E allora per me Charles Michel è alla stregua di qualsiasi uomo turco o afgano. Vergogna! Che vergogna il mondo maschile. Sono felice ed orgogliosa di essere Donna. E di conoscere una Grande Donna come Lei. La ringrazio infinitamente del suo prezioso contributo. Con grande Stima.
Gabriella, Grazie sempre, di cuore, per le parole gentili e di apprezzamento rivolte ai miei contenuti, l’inqualificabile episodio accorso alla Presidente Von der Leyen è potuto accadere in quanto era ospite col Presidente Michel ad Ankara.
Il Presidente Michel non ha reagito perché conscio di rischiare la rottura di delicati equilibri diplomatici ma ha dichiarato di aver perso il sonno per non aver gestito come avrebbe voluto la situazione che si è venuta a creare.
Del resto al Presidente Draghi che si è espresso in modo critico sulla circostanza pare siano state ventilate rappresaglie economiche.
Da parte dell’Europa occorrerebbe una seria riflessione in merito a tutto ció che è successo
Il problema che sussiste e sussisterà ancora per molto tempo è educativo come ben dice Alexia. Credo che non sarà facilmente risolvibile se non entrano in gioco il cambio di costumi e l’educazione famigliare.
Concordo con te Caterina; nel frattempo un grande ruolo nella promozione del cambiamento lo avrà l’informazione sostenuta da professionalità come la mia e la tua, che prontamente smaschereranno la strumentale banalizzazione di fenomeni come il cat calling che mirano a riportare la donna indietro nel tempo, in una condizione di subalternità all’uomo e di marginalità sociale.
Un articolo che condividerò sui miei social, tanto lo trovo completo, giusto e ben argomentato. Queste lotte le ho portate avanti nella mia famiglia, senza riuscire a cambiare di una virgola la mentalità dei miei. Ora uso i social per diffondere il pensiero a favore di una completa affermazione delle donne e per il rispetto della nostra personalità e del nostro modo di essere in una società che sta tornando indietro, sempre più indietro. Proprio poco fa ho trovato un bell’articolo su Simone de Beauvoir… Sarà un caso?
Cara Maria Elena,
Sono contenta che lei abbia così apprezzato l’articolo e la invito, se le fa piacere, a seguire la pagina Facebook e l’account Instagram a mio nome perché il mio impegno a favore dell’emancipazione femminile proseguirà instancabilmemte attraverso le tante forme che la mia competenza professionale ed esperienza personale consentono.
Mi permetta di dirle che considerata la consapevolezza che ha raggiunto,non ha più bisogno di rincorrere l’approvazione dei suoi genitori, piuttosto potrà condividere con altre donne il suo vissuto ed avere la soddisfazione di scrivere per sé una storia diversa da quella cui era destinata per tradizione familiare. Le formulo gli auguri più affettuosi e la aspetto anche sui miei social!
Grazie, lo sto facendo! La seguirò senz’altro 🙂 a presto!