Le due linguiste Stefania Cavagnoli e Francesca Dragotto analizzano il ruolo dell’imprinting linguistico che subiscono i bambini molto piccoli nell’insorgenza e nella successiva cristallizzazione di modelli mentali sessisti, e il modo in cui questi vengono rinforzati durante la crescita.
Più facile da definire che da riconoscere nelle azioni e nelle parole quotidiane, il sessismo rappresenta una forma di discriminazione delle persone sulla base del sesso e del genere di appartenenza. Ciò che gli permette di sorreggersi è una “visione del mondo” che attribuisce a un individuo non soltanto determinate qualità, ma anche specifici ruoli, in virtù della sua appartenenza a uno dei due generi sessuali.
In questo volume, parte della collana Lessico Democratico, che tratta in maniera monografica una serie di temi rilevanti per il dibattito pubblico, due studiose, Stefania Cavagnoli e Francesca Dragotto, fanno il punto sull’aspetto linguistico del sessismo. Consce che la strada verso un cambiamento sociale è ancora lunga – “nonostante sulla carta molto sia stato affermato sui limiti di un mondo per soli maschi e sulla necessità di abbattere le discriminazioni basate sul sesso di appartenenza, le società continuano a perpetuare e a proporre a chi le popola meccanismi sessisti che, per la loro natura endemica, risultano difficilmente circoscrivibili e riconoscibili” scrivono nell’introduzione al testo – guidano i lettori alla scoperta di quanto il linguaggio contribuisca a plasmare, e perpetuare, una visione sessista del mondo.
Attraverso fonti scientifiche ed esempi tratti dalla cronaca e dalla produzione social, le due linguiste si spingono alle radici del fenomeno, analizzando il ruolo dell’imprinting linguistico che subiscono i bambini molto piccoli nell’insorgenza e nella successiva cristallizzazione di modelli mentali sessisti, e il modo in cui questi vengono rinforzati durante la crescita. Si interrogano su come riconoscere il sessismo linguistico, per esempio cercando prove nei dizionari, e su come contrastarlo. Ragionano, infine, sull’evoluzione del problema ai tempi dei social media, mettendo in evidenza la crescita di fenomeni come lo slut shaming e cercando di fare ordine tra i frammenti di un discorso d’odio che appare organizzato “alla maniera di un grumo”, risultato di “un sincretismo di parole, uso enfatico della punteggiatura, immagini o video e icone in combinazioni e dosi variabile” ma usate in maniera quasi intercambiabile, buone per colpire qualunque donna e per tutte le stagioni.
Le autrici
Stefania Cavagnoli è docente di linguistica applicata e glottodidattica presso l’Università di Roma Tor Vergata, dove dirige il Centro linguistico di ateneo. Autrice di volumi e articoli anche a livello internazionale, lavora da anni sull’educazione linguistica plurilingue, con focus sul linguaggio giuridico, e particolare riferimento alla lingua di genere. Interessata al lavoro interdisciplinare, collabora con molti ordini professionali per la formazione linguistica ed è vicecoordinatrice del centro di ricerca Grammatica e sessismo.
Francesca Dragotto insegna linguistica generale e sociolinguistica in numerosi corsi di laurea dell’Università di Roma «Tor Vergata». Nello stesso ateneo dirige il centro di ricerca multidisciplinare «Grammatica e sessismo» e il corso di formazione «Cittadinanza attiva e paritaria. La decostruzione degli stereotipi sociali per prevenire e contrastare la violenza di genere». Ha interesse e curiosità per tutto quanto ha a che fare con il linguaggio e le lingue. Negli ultimi anni ha concentrato la sua attività di ricerca sull’analisi critica del discorso e, nel 2020, ha assunto la direzione del monitoraggio RAI per la rappresentazione della figura femminile, la coesione sociale e il contrasto all’hate speech nella programmazione RAI.