C’è qualcosa di strano in questa ragazza. Che è bellissima, che appartiene al passato, ma non ne è prigioniera. Ha solo sé stessa. Non è sposata, non deve render conto a nessuno dei suoi gesti irruenti e ribelli. Ribelli perché prepolitici, perché il pugno è duro ma gentile, non è venuta a scalzare un potere con un altro, semplicemente è sorta e viene spontaneo domandarsi dove fosse fino a questo momento. Non è una Che Guevara dal basco stellato, non proclama l’avvenire, è essa stessa profezia. Anna Iberti è stata un momento raro, o forse unico: un’epifania, una dea. Un capolino che mostra per un solo istante l’altra faccia, non della luna, ma della nostra amata terra, come è sempre stata nelle sue viscere profonde. Come dovrebbe essere. In lei il bello corrisponde al vero; alla portata di tutte e tutti, poiché nella sua carnalità è spirito. Vivi sempre Anna Iberti, vivi nella ingenua fierezza di ognuna di noi, con quel tuo pugno dibattuto in aria e l’altro che agguanta la carta, la sentiamo scricchiolare, con quel cumulo di parole vane, che tu trituri, e sei fenomeno, un giugno interminabile.
© Daniela Tuscano
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