Si riapre il Cinema esaltando il MATERNO
di Adriana Moltedo
Tre piani, Titane, Dune, i primi tre grandi film usciti al cinema nella capitale in questi giorni, dopo la totalechiusura per covid, fanno tutti e tre una esaltazione
del materno a tutto tondo, ognuno a suo modo, ma particolarmente forte. Roberta De Toma ha parlato già di Tre piani e pur criticando aspramente il vecchio Nanni ne riconosce il
talento. Stiamo parlando di un nostro grande regista.
Il materno e anche il paterno di Moretti, come sottolinea De Toma, è buio e triste, brutto “come brutta ahimè è la nostra attuale esistenza.” E qui io dico, non nostra ma del
borghese piccolo piccolo, del vecchio Nanni (detto con grande affetto), della borghesia malata.
Dunque paradossalmente “Tre piani“ che vuole rispecchiare una certa società attuale, ha canoni vecchi, invece Dune e Titane che sono film di fantascienza sono attualissimi non
sono solo il futuro ma sono più presenti che mai.
In Dune Lady Jessica “la MADRE” che è una strega, aiuta il figlio Paul Atreides ad attraversare il deserto, a non avere paura perché la paura uccide la mente, ad essere l’eletto,
affinché abbia lui la gestione del pericoloso pianeta Dune.
Solo li si trova la fonte di una droga in grado di allungare la vita e fornire eccezionali capacità mentali. Nella magica traversata nel deserto, così come la madre salva il figlio dalla paura di continui terribili sogni premonitori, di cui ha riconosciuto il potenziale, il figlio, liberato dalla paura salverà la madre da attacchi dei nemici. I due arriveranno alla fine alla salvezza.
Dune, diretto da Denis Villeneuve è tratto dal romanzo di Frank Herbert già trasposto da David Lynch nel 1984.
La grande differenza tra le due versioni oltreall’interpretazione, Frank Herbert fece la sceneggiatura con Lynch, sono gli effetti speciali in digitale di Villeneuve, spettacolari e mozzafiato e gli effetti speciali di Lynch altrettanto spettacolari e mozzafiato fatti a mano come ET, Blade Runner e tutti i film di fantascienza prima che nascesse il digitale.
E arriviamo a Titane, della regista francese Julie Docournau il film che ha vinto la Palma d’oro, quella che secondo alcuni ha fatto invecchiare Moretti di botto.
Julie Docournau tratta personaggi estremi dell’altro mondo eppure materno e paterno sono una poesia nello scempio del mondo.
Alexia, interpretato magistralmente da Agathe Rousselle, migliore attrice a Cannes, nel film rimane incinta di una auto in corsa e l’unico che la accolga è Vincent il rude pompiere, recitato superbamente da Vincent Lindon, che ha perso un figlio.
In un mondo ai limiti del mondo Titane ci dice che esiste il MATERNO e il PATERNO come salvezza della vita.
Questa non è fantascienza, anche se il figlio Alexia lo concepisce con una fiammante macchina in corsa. Questo è l’oggi, tortuoso come vi pare ma nonostante tutto Julie
Docournau ci fa intendere con un finale pazzesco, in cui Vincent stringe tra le braccia il neonato che ha fatto appena nascere aiutando Alexia a partorire, cancellando così tutto il
male del mondo, che tutto fa l’amore, e questo non ha tempo.
Adriana Moltedo:
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Curatrice editoriale