Una serie quella andata in onda di Rai 1 su Imma Tataranni con un mondo che vira al femminile e che ben riflette l’evoluzione in essere dei rapporti tra i due sessi, un mondo nel quale, per fortuna, si ritrova una sempre maggiore maturità e indipendenza delle donne.
Nel libro Come piante tra i sassi, primo dei quattro che danno vita alla serie tv che ha come protagonista la sostituto procuratore Imma Tataranni, la scrittrice Mariolina Venezia così descrive il personaggio: “Alta poco più di un metro, capelli crespi, gusti improbabili e tacco 12”.
La serie tv, diretta da Francesco Amato, vede tra gli sceneggiatori la stessa autrice ed è caratterizzata da uno stile ironico e sarcastico che riflette altre serie curate dagli stessi sceneggiatori: Luca Vendruscolo (Boris), Salvatore De Mola (Il commissario Montalbano), Pier Paolo Piciarelli (Blue Kids) e Michele Pellegrini (La mafia uccide solo d’estate) e, al netto delle prevedibili e legittime critiche, mi sembra sia stata accolta favorevolmente.
Sullo sfondo, la bellissima città di Matera, in cui la serie è stata ambientata e città di origine di Mariolina Venezia e che, con le sue strade immacolate e le “chianche” levigate, appare come la sola location adatta ad accogliere i colori acidi e le stampe animalier degli outfit di Imma Tataranni. La costumista Paola Marchesin ha spiegato che l’intento era dare al personaggio un certo ‘cattivo gusto’, ma portato con autorevolezza e insieme all’attrice Vanessa Scalera ci è riuscita, facendo di Imma una donna fuori dagli schemi e lontana dagli stereotipi.
Nei libri della Venezia, Imma Tataranni è una donna piuttosto bassa e grassottella, nella finzione scenica la sua scarsa attrattività fisica viene sostituita da outfit improbabili che non riescono però a mascherare la profonda umanità con cui la donna magistrato affronta la cruda realtà giudiziaria ma anche cura i rapporti con la sua stretta collaboratrice e con il personale ai più bassi livelli gerarchici restando, al contrario, poco attratta dai riti tipici della provincia in cui l’apparire è sinonimo di successo e di prestigio.
La sostituto Procuratore sul lavoro è forte e determinata, a volte cinica mentre nella vita privata le sue sicurezze vacillano per il difficile rapporto con la figlia adolescente e l’attrazione per il suo fido collaboratore, il bel maresciallo Carogiuli.
Il suo è un matrimonio tranquillo, normale, di paese che fa da contraltare alla crudezza delle vicende che deve affrontare, il porto nel quale tornare e in cui sentirsi al sicuro; il profondo senso di lealtà alla famiglia le impedisce di metterlo in crisi, almeno per ora.
La donna tratteggiata nella sceneggiatura è una donna schietta, ironica che accetta di buon grado l’intermediazione del marito nel rapporto conflittuale con la figlia e che invece assume modi bruschi, nei momenti di disagio causati dal lavoro gomito a gomito con il maresciallo Carogiuli, con il quale mantiene faticosamente le distanze, pur sentendosene attratta.
Insomma Imma fa simpatia e piace in particolare alle donne. L’abilità e la bravura della Scalera riescono a far restare nelle righe un personaggio che in alcuni casi potrebbe apparire comico o ridicolo, facendone emergere invece solo l’estrosità e l’indipendenza e con il suo abbigliamento improbabile e stravagante, che in questa seconda serie vira decisamente su uno stile animalier, con lei non ci si sente in competizione.
Due parole sui principali personaggi maschili della serie tv che per contrasto fanno ancor più emergere il forte “carattere” della Tataranni.
il marito Pietro, un uomo mite che si è ritagliato il ruolo di paciere nei conflitti familiari e si occupa del menage della casa. L’unica occasione in cui nella serie mostra un po’ di carattere è nel portare avanti il progetto del locale jazz;
il Procuratore capo Vitali, prudente nel lavoro, timoroso della moglie e vittima delle angherie del figlio adottivo; un capo che, solo forte del suo grado, tenta ripetutamente e vanamente di imbrigliare le iniziative del magistrato dai capelli rossi.
il maresciallo Calogiuri tanto bravo, intuitivo e pieno di iniziativa nella attività investigativa quanto afflitto da incertezze adolescenziali nei rapporti con l’altro sesso.
Insomma la rappresentazione di un mondo che vira al femminile e che ben riflette l’evoluzione in essere dei rapporti tra i due sessi, un mondo nel quale, per fortuna, si ritrova una sempre maggiore maturità e indipendenza delle donne.
Mi chiamo Maria Rosaria Ayroldi, all’anagrafe. Di fatto, dalla nascita mi hanno sempre chiamata Marisa. Sono nata a Molfetta (Ba) il 8/11/1955 e vivo e lavoro a Roma dal 1987. Laureata in Sociologia. Specializzata in “Editoria, giornalismo e Comunicazione” e in “Cittadinanza attiva, diritti, partecipazione femminile. Ho cominciato a lavorare nel settore della Prevenzione alla salute nel 1980 e sono stata funzionario in una Asl di Roma fino al 31 Luglio 2019, dove ho coordinato un settore della Prevenzione e Educazione alla salute. Negli ultimi due anni ho fatto parte del CUG Aziendale. Dal 1 agosto 2019 sono in pensione. Sono stata, per alcuni anni docente di Sociologia generale presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.
Sono stata Consigliera delegata per i rapporti con i Media di A.N.D.E. Roma – acronimo che sta per Associazione Nazionale Donne Elettrici. Una delle più antiche, nata nel 1946. Da alcuni anni mi occupo di tematiche di genere e pari opportunità e sono autrice di articoli e pubblicazioni sulla parità di genere, rischio lavoro correlato, salute e qualità della vita.
Mi chiamo Maria Rosaria Ayroldi, all’anagrafe. Di fatto, dalla nascita mi hanno sempre chiamata Marisa. Sono nata a Molfetta (Ba) il 8/11/1955 e vivo e lavoro a Roma dal 1987. Laureata in Sociologia. Specializzata in “Editoria, giornalismo e Comunicazione” e in “Cittadinanza attiva, diritti, partecipazione femminile. Ho cominciato a lavorare nel settore della Prevenzione alla salute nel 1980 e sono stata funzionario in una Asl di Roma fino al 31 Luglio 2019, dove ho coordinato un settore della Prevenzione e Educazione alla salute. Negli ultimi due anni ho fatto parte del CUG Aziendale. Dal 1 agosto 2019 sono in pensione. Sono stata, per alcuni anni docente di Sociologia generale presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.
Sono stata Consigliera delegata per i rapporti con i Media di A.N.D.E. Roma – acronimo che sta per Associazione Nazionale Donne Elettrici. Una delle più antiche, nata nel 1946. Da alcuni anni mi occupo di tematiche di genere e pari opportunità e sono autrice di articoli e pubblicazioni sulla parità di genere, rischio lavoro correlato, salute e qualità della vita.