La pacca sul sedere in questo ormai noto caso della giornalista toscana ha un significato meno evidente che è importante riconoscere.
Il caso della giornalista di Toscana TV, che ha ricevuto una pacca sul sedere da un tifoso uscito dallo stadio, deve diventare un esempio delle molestie a fini discriminatori. Ciò che è accaduto è ormai arcinoto, non scrivo il nome della giovane professionista solo per focalizzare sul gesto.
Si è abbondantemente parlato di violenza sessuale, le molestie lo sono, e nulla c’è da aggiungere a questa classificazione del caso; credo invece sia necessario riflettere sul messaggio meno apparente che la manata ha veicolato in maniera subliminale. Un gesto contro l’impegno lavorativo delle donne. La giornalista in questione stava facendo un collegamento nell’intento di intervistare i tifosi a fine partita, il tizio che l’ha importunata non era solo ma con un compagno di tifo ed entrambi erano protetti dal gruppo di maschi che avanzava alle loro spalle: lui si sentiva sorretto ed inserito nel giusto contesto per trovare il coraggio di fare un gesto che da solo sarebbe stato più difficile da mettere in atto. Come dice la nota canzone di Mia Martini “se l’uomo in gruppo è più cattivo/quando è solo ha più paura”. Il gruppo rende forti i vili, non è una giustificazione, solo una deduzione nata dall’esperienza. Il gesto del tifoso nasconde il suo voler sminuire l’impegno lavorativo della giornalista, comunica: “Vai a casa che il posto delle donne è quello” e la pacca sul fondoschiena altro non è se non la sottolineatura sessuale a questa idea preconcetta. Del resto molti uomini vedono le donne solo come oggetto sessuale per soddisfare il loro bisogno eiaculatorio. Riflettiamo su questo aspetto che ritengo sia utile per capire un po’ di più come mai le donne fatichino ancora per affermarsi sul lavoro.
Se il tifoso fosse stato un dirigente quasi sicuramente non avrebbe allungato le mani ma avrebbe invitato la giovane ad un colloquio nella sua stanza d’albergo: il risultato è sempre lo stesso.