Asghar Farhadi è tornato a girare nel suo paese, l’Iran, e ha ritrovato la patria del suo talento, quella che gli ha fatto già vincere l’Oscar per il miglior film straniero. Un eroe ha vinto a Cannes il Gran Premio Speciale della Giuria ed è il candidato dell’Iran per entrare nella rosa delle nomination all’Oscar 2022.
Noi ci specchiamo nell’umanità dei suoi personaggi, non li sentiamo stranieri, perché la gente dei suoi film, pur rispettando le ferree leggi islamiche, e pur rispettandole luistesso nel girarli, lascia ampi spazi di libertà personale.
Questa è la storia dell’ascesa e la caduta di una persona comune , un uomo ordinario diventato suo malgrado un esempio.
Un uomo in galera per debiti, ha un permesso di due giorni per convincere il creditore a ritirare l’accusa dandogli una parte della somma che gli deve.
La fidanzata ha trovato per strada una borsa che contiene monete d’oro e insieme sperano di ricavarne abbastanza per estinguere il debito.
Se la disonestà non aiuta, si può provare con l’onestà, cercando la persona cui restituire il denaro e inventandosi così una visibilità nel ruolo di Debitore Povero ma Giusto.
Però non è così semplice e facile, e da quel momento troppi saranno gli espedienti, le bugie, le omissioni, le storie mal congeniate perché il finto probo non sia smascherato.
Rahim (Amir Jadidi) esce dal carcere e si ritrova nelle polverose e fracassone strade di Shiraz, per poi raggiungere un luogo delle meraviglie, una immensa piazza
su cui si erge un gigantesca roccia, un grattacielo di pietra rosa superbamente scolpito e in via di restauro, tomba dei re di Persia degli Achemenidi. Così forse il regista vuole
ricordare a noi occidentali quale luogo di potere e cultura e arte.
Un Eroe della sopravvivenza quindi vero, un eroe mediatico e quindi falso, un eroe che si finge tale e si autodistrugge, un eroe che viene distrutto mentre si lascia creare.
Rahim è un uomo bello, con quello sguardo fragile e umile di chi prima o poi ti fregherà, Farkhondeh (Sahar Goldust) è una donna di imperioso fascino che come tutte le donne del
mondo, ha in mano la situazione e l’avrà soprattutto alla fine.
Farhadi ci mostra interni dove le donne portano molto allentata una sciarpa colorata attorno alla testa, nei luoghi pubblici le ragazze sono vistosamente truccate e coi capelli che escono civettuoli dalla sciarpa, non un poliziotto, non un religioso. Non un accenno politico non un gesto di fede.
Uomini e donne, anche la coppia innamorata, non sono mai vicini, non si sfiorano mai. Che in Iran ci sia tuttora la pena di morte per impiccagione lo sappiamo, ma non che il
denaro possa cancellare la sentenza, e ce lo ricorda la benefattrice che devolve la somma destinata a Rahim per salvare il condannato.
Il regista e il resto del cast hanno ricevuto una standing ovation di 5 minuti dopo la prima al Festival di Cannes.
“Non amo spiegare quello che succede nei miei film, lascio allo spettatore dedurlo”. –ha dichiarato,- “Da anni mi accusano di essere di una certa parte, finora non avevo mai risposto ma quest’anno l’ho fatto con una lettera aperta, in cui prendo le distanze dal sistema iraniano. Faccio film, se il fatto che Un eroe rappresenti il paese agli Oscar mi deve essere fatto pesare, allora sono pronto a ritirare il film. Non sento di dover nulla a nessuno, per il fatto di rappresentare l’Iran a Hollywood”. Ha concluso-
“Mi è capitato spesso di leggere nei giornali storie come questa – ha dichiarato Farhadi – storie di persone comuni diventate improvvisamente famose per aver compiuto un gesto altruistico. Queste vicende hanno tutte qualcosa in comune. Il film non trae spunto da uno specifico fatto di cronaca, ma quando l’ho scritto avevo in mente questo genere di storie. Avevo in mente e pensavo da anni
alla necessità che abbiamo di definire e trattare come eroi persone che compiono azioni ammirevoli. vicende di persone ordinarie alle prese con situazioni straordinarie.
Ho cercato poi di creare umanità intorno a entrambi i protagonisti di una contestazione, un bilanciamento affettivo che potesse coinvolgere gli spettatori.
Asghar Farhadi è l’autore di riferimento del cinema iraniano contemporaneo, capace di attirare con i suoi film un pubblico nutrito in molti paesi del mondo.
Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale
per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi
al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia
Sperimentale di Cinematografia