“…Poi attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, perché lo Spirito santo vietò loro di annunciare la Parola in Asia… Paolo ebbe durante la notte una visione: un macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: ‘Passa in Macedonia e soccorrici’…” (At 16, 6. 9).
…e Paolo obbedì e assieme ai suoi compagni Luca, Timoteo e Sila, si recò a Filippi, e non trovò nessun macedone in ginocchio…
Eppure Filippi era la perla della Macedonia, resa forte dal padre di Alessandro, resa bella da Augusto, resa fiera dai suoi abitanti, molti e laboriosi e non solo autoctoni: greci, romani, ebrei…
Ma Paolo incontrò solo un gruppo di donne.
Si riunivano all’aperto, loro che dovevano stare in spazi chiusi. A Filippi, molto probabilmente, non esistevano sinagoghe. Oppure sì, ma quelle erano donne e la sinagoga un luogo di culto. Posto chiuso, ma sacro: e il sesso femminile non doveva profanarlo con la sua impurità…
…ed esse meditavano all’aperto, circondate dal biasimo generale. Tra loro spiccava Lidia, che “ascoltava la parola e temeva il Signore”.
Il suo “timore” lo manifestava soccorrendo i poveri. Lei, una commerciante di porpora agiata e forse sola. Non vengono menzionati né il marito, presumibilmente morto, né i figli, già adulti, se ne aveva avuti. Lidia era sola. Aveva viaggiato. E stava “ascoltando” le Scritture, verbo che gli ebrei usano per i proseliti. Dunque Lidia proveniva dal paganesimo. Forse quello che portava non era un nome proprio, ma indicava la sua origine. Lidia di Lidia. Più precisamente, di Tiatira (oggi Akhisar, Turchia nord-occidentale). Terra di Kubaba, regina sumera della pace, di Artemide vergine cacciatrice, di Cibele la Dea Madre e di Attis l’eunuco-quercia…
…E lo Spirito guidò Paolo da Lidia. Una donna. L’Apostolo le aprì la mente all’intelligenza delle Scritture, la battezzò “assieme alla famiglia” (i servi), restò con lei alcuni giorni. Lidia aveva bisogno di Paolo e Paolo si rifugiò da Lidia dopo aver subito pestaggi e arresti. Non esistevano sinagoghe a Filippi, di sicuro non c’erano chiese, ma Lidia sì. E toccò proprio a Lidia evangelizzare l’Europa. La prima convertita fu lei, la donna che meditava all’aperto. Lo Spirito non abita edifici umani. Soffia dove vuole e su chi vuole. Ha impedito a Paolo di penetrare in Asia, perché altrove ne avevano maggior bisogno.
…e Lidia predicò e la sua vicenda si perse nella notte dei tempi. Ma dalla sua casa sorsero le chiese, le più antiche d’Europa. E il suo nome rimase. Non occorreva andare in Asia, era l’Asia che sarebbe entrata in Europa, l’avrebbe permeata, dandole la Ruah, il soffio vitale. L’Europa conosce il Vangelo grazie a una raffinata mercantessa asiatica cresciuta in un Pantheon di dee e ibridi paredri.
Ma non è questo il suo destino? Non era forse Europa, nel mito greco, una principessa fenicia, sorella di Asia, nipote di Libia? L’Europa è sé stessa quando accoglie l’altro, lo integra, lo assorbe. Ne trae, per dir così, i succhi vitali. L’Europa è tale solo se “cattolica”, cioè universale, e cristiana, sorella di tutti/e. La sua bandiera ha dodici stelle. Come le dodici porte della Gerusalemme celeste, come i figli di Giacobbe. E come, soprattutto, la Vergine Maria nell’Apocalisse di Giovanni. Chissà se lo ricordano, i nostri rappresentanti a Bruxelles. Chissà se sanno che quel motto, uniti nella diversità, è alla radice d’uno spirito cristiano che si vorrebbe estirpare dal nostro continente in nome di una malintesa laicità.
L’Europa è donna, occidentale, orientale, pacifica e forte, dialogante e sicura.
Santa Lidia di Tiatira, aiutaci a riscoprire la nostra vocazione. Aiuta ancora una volta l’Europa.