Un film dolcemente malinconico, profondo, intimo e dotato di quella leggerezza che qui si mescola con un’autenticità di sentimenti che è raro trovare, e che invece di fare capolino qua e là, informa scene intere, dialoghi, personaggi.
Una delle migliori penne di oggi, che ha studiato negli Stati Uniti, dove i copioni restano di ferro e hanno regole quasi matematiche, è Giulia Louise Steigerwalt e che debutta dietro alla macchina da presa con Settembre, che ha scritto Moglie e marito, Il Campione e Marilyn ha gli occhi neri, e lo stesso Settembre.
Settembre è ambientato durante il periodo settembrino e racconta la storia di tre persone, che un bel giorno realizzano che fino a quel momento non hanno condotto un’esistenza felice, ma che sono ancora in tempo per realizzare il loro sogno.
Accade in un giorno di Settembre che tre personaggi si accorgano che la vita in cui si ritrovano non è quella che sognavano.
Che la felicità è un’idea lontana. Ma forse ancora possibile.
Al ritorno dalle vacanze estive Maria (Margherita Rebeggiani) viene finalmente notata dal ragazzo che le piace, che attraverso Sergio (Luca Nozzioli), un compagno di scuola, le chiede se vuole andare a letto con lui. La proposta non è delle più romantiche, eppure Maria accetta subito, salvo andare presto nel panico.
Sergio si offre di aiutarla, e insieme trascorrono un intero pomeriggio, scoprendosi per la prima volta complici.
Intanto Francesca (Barbara Ronchi), la madre di Sergio, complice il risultato di una delicata visita medica, sta cambiando radicalmente la prospettiva sulla sua vita, avvicinandosi sempre di più alla sua amica Debora (Thony), con cui sta nascendo un rapporto nuovo e più autentico, che in passato non si era mai concessa.
Lo confessa una sera al suo medico, Guglielmo (Fabrizio Bentivoglio) che da quando la moglie l’ha lasciato vive come in una bolla di apatia, in cui l’unico contatto reale sembra essere quello con Ana (Tesa Litvan), una giovane prostituta che frequenta regolarmente, che nonostante le difficoltà della vita ha conservato la voglia di sognare.
La notizia di un flirt tra lei e un ragazzo del quartiere, unito ai racconti di Francesca, danno a Guglielmo un nuovo punto di vista sulle cose e lo fanno risvegliare dal torpore. Per la prima volta si scopre vivo e in grado di dare un’altra direzione alla sua vita.
Il risultato è un film dolcemente malinconico, profondo, intimo e dotato di quella leggerezza che qui si mescola con un’autenticità di sentimenti che è raro trovare, e che invece di fare capolino qua e là, informa scene intere, dialoghi, personaggi.
La capacità di Giulia di passare da un personaggio all’altro volendo bene a tutti nello stesso modo, e di non lasciar sospesa nessuna trama e sottotrama, che è patrimonio della formazione americana della regista,
La bravura della Steigerwalt sceneggiatrice, rivela un mondo, una verità tenuta nascosta che viene fuori con prepotenza, e nello stesso tempo con grazia e delicatezza, proprio quando tutto sembrava perduto, noioso e banale.
Settembre prende spunto da vicende realmente accadute e incrocia tre storie: una con protagonisti due preadolescenti, un’altra incentrata su una madre con un problema di salute, e un’altra intorno a un medico che vive in un limbo e a una giovane prostituta che non ha mai smesso di sognare.
Ad accomunarle è il risveglio da un torpore, con la consapevolezza che esiste uno scarto enorme tra la vita che si fa e quella che si voleva fare.
Il cambiamento arriva per tutti grazie all’incontro con un’altra persona, che dà lo slancio per “saltare il fosso”.
Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.