Dante, ispirato da “Trattatello in laude di Dante” di Giovanni Boccaccio, prima biografia su Dante Alighieri, è un film di Pupi Avati e narra la vita del poeta Dante Alighieri, interpretato da Alessandro Sperduti, raccontato da Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto).
di Adriana Moltedo
Al soggetto del film è ispirato il romanzo di Avati L’alta Fantasia, il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante.
“A farmi intravedere la possibilità di raccontare quell’essere umano ineffabile che è stato l’Alighieri – ha dichiarato Pupi Avati – è stata la scoperta della missione di Giovanni Boccaccio nel 1350: quella di portare a Ravenna, alla figlia di Dante, una borsa di dieci fiorini per risarcirla del tanto male che i fiorentini avevano fatto a suo padre. La gran parte della mia narrazione la debbo quindi allo stesso Boccaccio che di Dante fu biografo e appassionato divulgatore.”
Nel film Boccaccio compie una vera e propria indagine sulla vita del poeta e sulle sue opere.
Il connubio tra Dante e Boccaccio avviene in un intenso ritmo emotivo, sostenuto da immagini di vita medievale, ricostruita nella sua durezza e nella sua purezza, con una precisa illuminazione di luoghi, di situazioni, di usanze. Con la peste che avanza inesorabile come oggi il Covid. Entrambi nella loro umanità.
“Inoltre quando lessi “La Vita Nova”, – prosegue Avati –ancora di più mi venne voglia di raccontare di quel prosimetro d’amore che Dante ventenne si trovò a scrivere all’indomani della morte prematura avvenuta a soli 24 anni, di Beatrice Portinari. Sufficiente a far sì che mi riconoscessi nella gran parte delle emozioni di quel giovane remoto, facessi mio il tentativo di tenere in vita, attraverso la sublimità della poesia, quell’essere celestiale che fu per lui Beatrice Portinari.
L’incontro di Dante e Beatrice bambini è delicato, con Beatrice bella e silenziosa, che parla con lo sguardo, così come racconta la Vita nuova, il loro amore è fatto di sguardi e di sogni.
Poesia il cui appalesarsi avviene in Dante attraverso la sublimazione del dolore: la perdita della madre nella sua infanzia, la morte di Beatrice nella sua giovinezza, la condanna all’esilio del migliore dei suoi amici, nell’età adulta, l’ingiusta dannazione, estesa ai suoi figli, nella maturità.
E’ la conferma di quanto il dolore promuova l’essere umano a una più alta conoscenza.” [Pupi Avati]
Dante giovane è appassionato d’amore e poesia, della vita, in una sorta di ingenuità, come cercando insistentemente qualcosa che potrebbe sfuggirgli.
Durante il viaggio, dunque Boccaccio incontra alcuni personaggi che hanno conosciuto Dante o che hanno assistito alla sua morte, ripercorrendo così in una serie la vita del poeta da quando, bambino, aveva perso la madre, fin all’incontro con Beatrice e alla sua prematura scomparsa, l’amicizia con Guido Cavalcanti, l’impegno politico e l’esilio.
Boccaccio giunge infine a Ravenna, dove potrà incontrare Suor Beatrice che, inizialmente contraria a vederlo poiché giunge come emissario dei fiorentini che esiliarono il padre, consentirà poi all’incontro con lui, che le confessa di considerare Dante come un padre.
L’incontro tra Boccaccio e suor Beatrice a fine film è il massimo della poesia di Pupi Avati che spinge Boccaccio ad un pianto a dirotto sul petto della figlia di Dante, per la perdita dell’amato PADRE della POESIA.
Per me era un Padre! Piange Boccaccio/Castellitto!
Boccaccio, studioso e soprattutto innamorato di Dante, a lui deve l’amore per la poesia, che è il senso della vita.
Di fatto Dante è morto in esilio nel 1321 all’età di 56 anni, mentre la sua fama grazie alla divulgazione della Divina Commedia, si era diffusa ovunque.
Gli ultimi suoi 20 anni sono stati in continua fuga, cercando ospitalità presso le varie corti con una condanna a morte al rogo, estesa anche ai suoi figli maschi a loro volta fuggiti da Firenze.
Dante è morto in esilio nel 1321 mentre la sua fama, g Dante è morto all’età di 5ovunque. Gli ultimi suoi vent’anni sono stati terribili, in continua fuga, cercando ospitalità presso le varie corti, con una condanna al rogo e alla decapitazione inflitta sia a lui che ai suoi figli maschi fuggiti a loro volta da Firenze.
Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.