Il caso Shakira: reazione o rivoluzione?
L’aspetto più rivoluzionario e meno sottolineato del testo del brano di Shakira, ormai virale, e che rappresenta sempre più donne dei nostri tempi, sta in quella frase “le donne non piangono più, le donne fatturano”.
Da qualche giorno sui social e nei media è esplosa la bomba Shakira, attraverso il brano con cui ha inteso rivendicare il proprio valore sbugiardando in pubblico l’ex marito, Gerard Piquè, reo di averla tradita a lungo per poi lasciarla tra i debiti andando a convivere con una misconosciuta ragazzina della metà dei suoi anni. Ha subito molto Shakira che si definisce una lupa, ma che si era ritrovata ad impersonare lo scomodo ruolo della casalinga oppressa che ha mandato giù rospi per anni, accettando persino una scomoda vicinanza con la suocera e soprattutto sorvolando su altri comportamenti dell’ex coniuge, non proprio consoni a un padre di famiglia.
Ma Shakira si è ridestata: rientrando nel proprio potere ha scagliato questa freccia mediatica scatenando plausi, numerose polemiche e riflessioni necessarie.
L’aspetto più rivoluzionario e meno sottolineato del testo del brano, ormai virale, e che rappresenta sempre più donne dei nostri tempi, sta in quella frase “le donne non piangono più, le donne fatturano” in cui si rimarca che oggi, a fronte del tradimento e dell’abbandono, non necessitando più del sostegno dell’uomo per sopravvivere, una donna può comodamente passare oltre e riservarsi di meglio nella propria vita che un compagno scelto e probabilmente percepito come speciale, un Campione persino, nel caso di Shakira e che si è rivelato, nei comportamenti, uno qualunque.
E uno come tanti, frustrato come lo sa essere solo un mediocre che nel quotidiano arranca, non tollera accanto una donna che brilli più di lui, sentendo subito la necessità di rimetterla a quello che ritiene essere il suo posto, di subalterna, diminuendola con l’umiliazione del tradimento.
Così viene punita la donna che può permettersi di dire NO ed essere indipendente: con la mancanza di rispetto, lo sfruttamento, il tradimento ed una feroce solitudine che non infrequentemente è cattiva consigliera, spingendo verso scelte spesso stupide, a volte pericolose, che sempre si finisce col pagare troppo care.
Da Psicologa-Psicoterapeuta con esperienza ultra ventennale, ma soprattutto come divulgatrice mobilitata sui media e sui social dove svolgo una capillare opera di prevenzione e contrasto delle relazioni tossiche, trovo il numero di donne autonome economicamente che si coinvolgono in relazioni maltrattanti e violente significativo e, purtroppo, in costante crescita.
E cosa dire della inarrestabile piaga dei femminicidi, in molti casi atto apicale e tragicamente conclusivo di legami avvelenati e violenti?
Il primo del 2023 è accaduto alcuni giorni fa a Roma; vittima una donna avvocato di 35 anni che voleva troncare il rapporto travagliato con un funzionario dell’ENAV sessantenne.
Sono sempre di più dunque le donne impegnate nelle professioni, stimate, indipendenti, che si accollano legami con uomini problematici, collerici e dalla possessività intollerabile oppure inconsistenti, incapaci di assumersi responsabilità spesso anche basilari, come quella di avere un impiego e mantenere un alloggio e che pretendono di condurre un tenore di vita fuori dalla loro portata sfruttando le altrui sostanze.
Sono uomini questi dalla mascolinità dimezzata e dalla lealtà assente, che hanno conseguentemente alle spalle macerie affettivo-relazionali, per gestire le quali si aggrappano alle nuove compagne come allacci abusivi, invidiandole ferocemente, svalutandole e aspettando la prima occasione per ristabilire equilibri di stampo patriarcale.
Per questo è importante che le donne consapevolizzino che sì, essere economicamente indipendenti è fondamentale, ma non basta a garantirle, anzi, per certi aspetti, le colloca in una situazione di rischio verso la quale è possibile tutelarsi con due fondamentali attenzioni: la cura della propria indipendenza affettiva e la selettività.
Dunque se è vero, seguendo il ragionamento di Shakira, che un uomo parli della propria inefficacia preferendo una Twingo ad una Ferrari, è altresì giusto chiedersi come faccia una donna di valore che desidera un “purosangue” ad aver scelto e/o a tenersi accanto un “asino”, stupendosi poi che questo inesorabilmente ragli.
Quando le donne vengono colte dalla sindrome della crocerossina o della “domatrice” dovrebbero richiamare alla mente la storia della rana e dello scorpione.
La generosa rana si lasciò convincere dallo scorpione a trasportarlo sul dorso per fargli attraversare il fiume perché le disse, mentre lei titubava: “Non ti pungerei mai, affonderemmo insieme!”
Malgrado ciò, a metà percorso lo scorpione punse la rana che gli domandò: “Perché l’hai fatto, ora morirai anche tu perché non sai nuotare!”
Rispose l’aracnide: “E’ nella mia natura, non posso farci nulla!”.
E dunque, ragazze e signore, siete chiamate a valutare e scegliere cosa sia meglio per la vostra vita seguendo anche il vostro istinto e di fronte a qualcuno che vi chiede di tradire voi stesse per lui, non abbiate paura di rispondere come fece Franco Battiato in una sua canzone:
“Sto con me, tra noi due ho scelto me”.
Dr.ssa Alexia Di Filippo Psicologa e Psicoterapeuta