Un dizionario femminile per capire, pensare e ripartire
di Pina Arena
Parla di amore, di fantasmi della notte, paura, violenza, femminismo, dipendenza, famiglia, vanità, mammismo, maternità, di Bach e di identità, tempo, lavoro. E non solo.
Il “Nuovo dizionario femminile” della scrittrice e saggista siculo-tedesca Ada Zapperi Zucker spazia tra quaranta altri temi apparentemente lontani tra loro, in realtà tutti legati da un filo sottile e forte: la voce di una ragazza che diventa donna, attraversando più della metà di un secolo di guerre e di pace, di conquiste e di perdite di conquiste, in cui l’umanità si evolve ma resta uguale a se stessa, la violenza persiste, restano il sogno ed il desiderio di un mondo giusto di parità e giustizia mentre il patriarcato è sempre forte e in agguato.
Non è un romanzo, non è un saggio: è una raccolta di voci in cui si sente l’anima libera e combattente dell’Autrice.
“Per me è stato come ascoltare e conversare con un’amica che si racconta – scrive Federica che ha 17 anni e, anche lei, un’anima che ribolle- e mi fa vedere il mondo come non l’ avevo mai pensato prima. È arrabbiata come lo sono io, anzi un po’ di più perché ha vissuto più a lungo in questo mondo sbagliato”.
Federica è una delle studentesse a cui ho proposto la lettura dell’opera, immaginando un confronto intergenerazionale, tra una donna-scrittrice consapevole e dallo sguardo alto e adolescenti che guardano il mondo adulto con occhio critico e, spesso, con un senso di diffidenza e distanza.
Nella restituzione è Francesco a prendere per primo la parola. “Fa pensare -dice- ma non sono d’accordo su tutto”. Francesco muove una critica che centra il valore del Dizionario perché il punto è proprio questo: deve far pensare e indurre a chiedersi se siamo d’accordo, deve scuotere, turbare le acque, smuoverle e far discutere.
Se dovessi trovare una parola di sintesi della mia percezione dell’opera, sarebbe “straordinaria” perché il “Nuovo dizionario femminile” è un’opera straordinaria nel significato puro della parola: va fuori dall’ordinario.
È straordinaria perché è informale, nonostante la formalità del titolo: Ada Zapperi Zucker entra nella propria storia e nella propria anima inquieta, alla ricerca di risposte ad una domanda di senso sulle ragioni che hanno costruito il mondo piramidale e arrogante del patriarcato. Racconta, ragiona e riflette, urla e si emoziona ripercorrendo pezzi della storia di una Donna, se stessa, e , della storia delle donne in un mondo non pensato per accoglierle, s’interroga sui modelli e sulla costruzione dell’identità propria e delle altre donne. Dà letture implacabili con le quali chi legge si confronta.
Nella voce Femminismo scrive: “Escludere una parte dell’umanità, e meglio sarebbe dire la metà della popolazione mondiale dal processo evolutivo e sociale è stato il più grande errore dei secoli passati: sono andate perdute potenzialità, sommersi talenti, oscurati sguardi; sono stati commessi massacri e guerre predatrici (le donne non avrebbero mai iniziato una guerra se non per difendersi)… e ora, l’avidità del maschio avido di potere a tutti i costi, sta distruggendo il pianeta Terra… Sono tutti sintomi di un mondo che ha bisogno di un cambiamento globale e questo cambiamento deve venire proprio dalla parte ignorata dalla Storia: dalle donne”.
È un’opera straordinaria perché , se è il “noi donne” il centro del racconto in un mondo pensato da menti maschili, sono soprattutto gli uomini l’altra parte chiamata in causa. Chiamati ad interrogarsi su un mondo che hanno costruito e vacilla, non dà felicità non solo alle vittime ma neanche ai carnefici, non solo a chi ha subito e subisce il potere ma neanche a chi lo ha esercitato e lo esercita.
Scrive Ada Zapperi Zucker nella voce Guerra: “Come vivono i milioni di maschi (non uomini) che approfittano delle guerre- e il nostro pianeta ne produce sempre tante appunto per volontà di questi esseri creati a somiglianza di Dio-, ripeto: che approfittano di questa calamità per stuprare masse di donne?”.
È un’opera straordinaria perché non è neanche, a pensarci bene, un libro di pensieri sparsi: è un’opera in cui le parti si compongono con l’apparente leggerezza e la forza dei frammenti necessari a comporre l’affresco di un mondo ingiusto, che vorremmo diverso, equo, inclusivo, accogliente, capace di far volare visioni e immaginari, talenti e desiderio di felicità di ogni sua figlia, di ogni suo figlio.
È un’opera straordinaria perché non si conclude. Resta aperta, per mille ragioni. La prima: fa nascere il desiderio di continuare a leggerla e a scrivere.
”Una voce – dice Chiara- vorrei scriverla anch’io: è “Ri-volta, con il trattino… Il trattino è fondamentale”.
Ad Irene piacerebbe scrivere su “ri-cordare… cioè ritornare al cuore”.
Anna propone “de-siderio”: è la parola della percezione di una mancanza e, soprattutto, del sentimento di ricerca appassionata.
”E lei prof, quale scriverebbe?”
Mi prendono quasi alla sprovvista perché, in realtà, alle mie voci penso dalla prima lettura del Dizionario. Scriverei sulla gratitudine o sulla scuola, o sulla gentilezza…
Hanno allargato a me il cerchio che avevo creato per loro, dall’adolescente studente alla donna adulta insegnante, e mi accorgo che, senza accorgercene, il filo di Ada ci ha presi tutte e tutti, avvicinati, resi parte dello stesso mondo da ripensare insieme, lasciandoci la possibilità di tesserlo liberamente.
Riusciremo a portare avanti la promessa che si è appena delineata? Non è facile, ma ci proveremo e, se riusciremo, sarà un lavoro di scuola civica e di parità, saranno voci nuove, parole giovani, nutrite di desiderio di battaglie giuste. Ritorna in mente l’incipit del Dizionario di Ada Zapperi Zucker che, quindicenne s’infiamma alla lettura del “Dizionario filosofico” di Voltaire e lo porta con sé sempre. Ora la storia continua ed è il “Nuovo Dizionario Femminile” ad aprire e riaprire per noi la strada.