Ci sono storie che vanno raccontate e quella suggerita dalla mini serie : ” La Legge di Lidia Poet ” appena uscita su Neflix è decisamente da raccontare .
Sei episodi, certamente romanzati ma ispirati ad una protagonista straordinaria che meritava assolutamente di essere ricordata .
Lidia Poet la prima avvocata d’Italia .
E’ il 1881 quando Lidia si laurea all’Università degli Studi di Torino in Giurisprudenza con una tesi di laurea dedicata alla emancipazione femminile . Dopo questa Poet non si ferma e nel 1883 chiede di accedere all’Ordine degli Avvocati per praticare ma , nel 1883, la Corte di Appello di Torino la escluderà dichiarando illegittima la sua iscrizione e sostenendo che “ una donna non può esercitare l’avvocatura “ .
Ma quella di cui stiamo raccontando non è certo tipo da arrendersi , la battaglia per rientrare nell’Ordine degli Avvocati prosegue e nel 1920 ,dopo 37 anni in cui aveva continuato ad esercitare solo come assistente nello studio del fratello , riuscì finalmente a rientravi , diventando ufficialmente la prima avvocata italiana.
Poteva essere una Donna da non ricordare?
Per questo va dato grande merito alla serie di Netflix diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire (produzione Groenlandia).
Episodi in cui Lidia è impersonata da una vivacissima e brillante Matilda De Angelis insieme ad un cast notevole in cui spiccano Eduardo Scarpetta nelle vesti del giornalista Jacopo Barberis e Pier Luigi Pasino , il fratello di Lidia , Enrico Poët, personaggio ironico e sempre combattuto fra l’assecondare le volontà di sua sorella e l’adesione alle convenzioni del tempo.
In una Torino nebbiosa ed un po’ gotica ma certamente con un appeal mitteleuropeo vediamo Lidia muoversi nel risolvere sei casi , sempre in lotta con il patriarcato che non le dà tregua ma con un piglio ed una narrazione mai retorica e sempre assolutamente contemporanea nonostante l’essere una serie in costume .
La narrazione delle peripezie di una donna libera, anticonvenzionale e decisamente intelligente che vede mortificata ogni giorno la sua capacità di occupare il suo posto nel mondo ma che , nonostante questo, non si abbatte e non molla mai .
Certamente grandissimo merito è di Matilda De Angelis.
Attrice illuminata e credibilissima che ha fatto di Lidia Poet una eroina spigliata, brillante , libera creando una interpretazione che difficilmente sarebbe stata così intrigante senza di lei .
Alternando momenti di arguta leggerezza a temi più pesanti che rendono gli episodi da godere velocemente uno dopo l’altro .
Piacevoli per quello che mostrano e ci ricordano al di là delle vicende dei fatti romanzati che la detective Lidia segue in ognuno .
E’ lei , l’avvocata Poet che svetta alla fine su tutto .
” Non tutte le donne sono chiamate all’alto e nobilissimo ufficio di spose e madri. Ve ne sono non poche che, o per naturale inclinazione o per concorso vario di circostanze, non dovranno praticare questi doveri (…) E se queste vi domandano di impiegare parte delle loro doti intellettuali e morali per la patria, le respingerete voi dicendo che la patria non conosce per donna se non colei che le dà figli forti e buoni? ”
Questo scriveva Lidia Poet nella sua tesi di laurea nel 1881 .
Non so cosa penserebbe oggi Lidia di quello che accade e di quale sia la situazione della condizione femminile nel mondo di oggi ,soprattutto del lavoro.
Ma sono certa che a noi fa decisamente bene ricordarci di una storia e, soprattutto, di parole accompagnate dai fatti come le sue.