di Mariacristina Paselli (lifecoach)
In questi giorni per un motivo personale sono stata a riposo e mi
sono dedicata con passione alle letture, le più diverse.
E’ un’antica abitudine che mi rigenera tanto, mi fa viaggiare con il
pensiero e mi trasmette serenità.
Andando a sbirciare con curiosità nella libreria ho trovato un libro
che mi è stato regalato anni fa e che non ho mai letto
probabilmente perché consideravo l’argomento degno di avere tutto
il tempo necessario e non un modo frettoloso d’accostarsi e mai
prima di addormentarmi.
Il libro in questione è scritto da Pietro Archiati e titola “Angeli e
morti ci parlano”
L’autore è teologo e filosofo, persona molteplice, è stato
missionario negli Usa, eremita, studioso di Steiner, scienziato dello
spirito.
Mi è piaciuto il suo modo attento,
colto e abbastanza indipendente di far compiere al dialogo tra
scienza e religione un bel passo avanti.
La vita complessa ed estremamente ricca di sperimentazioni, di cui
disponiamo, oggi, molto diversa da quella semplice di due, trecento
anni fa ci sollecita tanto esteriormente, ma rischia di impoverire il
nostro spirito, rendendo il mondo interiore monotono e noioso o
addirittura di difficile speculazione.
Lo stupore e l’incanto del mondo spirituale spesso lasciano il posto
al crudo e disincantato realismo del quotidiano soprattutto per le
sollecitazioni dei media. Il silenzio è difficile da raggiungere e solo
nel silenzio è possibile speculare e raggiungere lo spirito.
Lo stordimento dei ritmi sociali ci porta spesso a voler superare
ogni nostro traguardo-limite come se fosse una competizione
interiore che ci sollecita a concretizzare, a riuscire, a realizzare
obiettivi visibili nella vita.
Dice Archiati, il nostro ultimo limite è la morte che è la soglia di tutte
le soglie, il confine tra due mondi, sensibile e sovrasensibile.
Noi vogliamo far nostra anche quella soglia per cercare di capire
che c’è di là e chi c’è di là nel mondo spirituale.
Questa tensione conoscitiva anche se laica è in sé stessa
profondamente religiosa anche se non di una fede tradizionale.
Sarebbe bello indagare il mondo dei Morti o quello degli Angeli con
scientificità o addirittura capire se mai ci può essere una possibilità
di comunicazione tra mondi così diversi.
Chi non sarebbe felice di incontrare quello che chiamano l’Angelo
custode, una sorta di compagno non visibile che per mandato
divino veglia instancabilmente e tutta la vita su di noi.
Ma esiste poi questa entità? I testi cristiani accennano alla
presenza di Angeli e Morti come se fosse la cosa più normale di
questo mondo dicendo che essi influenzano profondamente il
divenire dei terrestri.
L’autore continua spiegando che un’anima depressa o aggressiva è
un’anima che non vive una comunione reale col proprio Angelo
quindi col proprio mondo spirituale e non comunica con lui, non ne
respira l’aria pura e portatrice di pace.
Il semplice e solo materialismo è fonte di grande infelicità e disagio
e può causare la totale astinenza dello spirito.
Dove li possiamo trovare allora gli Angeli e come intervengono sulle
nostre vite? Nelle Scritture si dice: Tu hai fatto l’uomo di un gradino
inferiore all’Angelo” Se però l’uomo si evolve si pensa che allora
potrà via via salire al gradino superiore e forse diventare lui stesso
Angelo?
Il processo di angelizzazione, secondo Archiati, avviene in uno
sconfinato periodo di tempo.
Se poi parliamo della possibilità di dialogare con gli esseri umani
che hanno oltrepassato la soglia della morte, secondo Steiner,
citato varie volte, dobbiamo pensare non a persone che riposano in
pace, ma a persone estremamente vitali e dinamiche bi o tri locate
perché quando la coscienza umana lascia la prigione del corpo, si
amplia e si approfondisce la dimensione dello spirito che rende
potenti e forti tutti i trapassati.
La volontà umana interagisce con le forze della natura mentre il
pensiero si rivolge alla luce divina, il pensiero ci fa salire, la volontà
ci immerge nella natura che è Terra, prassi, quotidiano quindi ci
tiene giù.
Inutile dire che le teorie di Archiati lette nel libro lasciano mille
domande, incertezze e sicuramente spingono a dubitare, ma
dubitare vuol dire indagare, conoscere, capire di più, approfondire,
cercare risposte laddove possibili, riflettere e dedicare più tempo
alla cura dello spirito.
Tutte le cose s’intessono in un tutto
Ogni essere vive e ferve in ogni altro
Le potenze del cielo scendono e ascendono
E a turno si offrono le loro coppe d’oro
Spiegano ali fragranti di benedizioni
Dal cielo trafiggono l’essere della terra
E fanno un’armonia dell’universo intero.
(Dal Faust di Goethe)
1 commento
Infondo, quella parte di sensibilità che è in noi ci richiama ad una spiritualità a capire che l’uomo non è solo fisicità… Se fosse solo questo non ci sarebbe stata evoluzione se non senso animale, adattamento… Invece siamo in grado di trascendere dalla vita di tutti i giorni… Da noi stessi; tendiamo, in uno sforzo continuo a capire cos’è oltre la semplice fisicità…a staccarci da questo mondo… E quando capiamo che non è tanto la fuori, ma dentro di noi che dobbiamo cercare, e indirizzare quello sforzo… se vedono delle belle….allora capiamo un po’ meglio S. Agostino..