L’ultima notte di Amore, diretto e scritto da Andrea Di Stefano, racconta la storia di Franco Amore (Pierfrancesco Favino), un tenente della polizia che proprio la sera prima del suo pensionamento si ritrova a indagare su un omicidio.
L’idea è nata dai racconti di alcuni poliziotti che Di Stefano stava frequentando per altri progetti.
Dagli incontri, il regista ha raccolto la loro frustrazione, la sconfitta, il non sentirsi riconosciuti da una burocrazia di Stato che spesso premia i più furbi.
Nelle loro parole ha rivisto suo padre e i racconti che gli faceva quando era solo un adolescente.
Per realizzare il suo poliziesco realistico, si è ispirato alle pellicole di Kurosawa e Hitchcock, osservando a lungo dei veri agenti di polizia nel loro ambiente lavorativo.
Quando iniziò a scrivere la sceneggiatura aveva già un volto in mente, quello di Pierfrancesco Favino: “L’ho sempre osservato a distanza, ho coltivato nel tempo una profonda ammirazione per quello che faceva e per come lo faceva. Ha la grazia di un James Stewart e l’intensità di un Benicio Del Toro” – ha spiegato. Dal canto suo, l’attore era entusiasta di interpretare “uno in cui le persone si possono immedesimare. Mi è piaciuto il fatto che fosse un noir vero e proprio, un “polar”, un genere che forse noi abbiamo lasciato negli ultimi anni nelle mani di altre cinematografie”.
Franco Amore vive a Milano, è innamorato di sua moglie Viviana e per 35 anni ha servito lo Stato con orgoglio e giustizia.
Ha sempre creduto nell’onestà. Lui stesso si è sempre autodefinito una persona onesta come afferma nel suo discorso di pensionamento.
Non ha mai sparato a un uomo.
Fino a quel momento il suo pensiero era rivolto al giorno dopo, a quando avrebbe dovuto salutare tutti con un bel discorso di addio.
Ma quella notte, l’ultima di servizio, metterà in discussione tutto.
Il suo amico Dino, nonché suo partner da diversi anni, rimane ucciso in una rapina di diamanti.
È così che l’ultima notte di Amore si rivelerà essere la più lunga di tutte.
Una notte che mette in serio pericolo la sua vita e tutto ciò che conta e ha sempre contato per lui: il lavoro a servizio dello Stato, la moglie Viviana e l’amicizia con Dino.
Mentre gli eventi si aggrovigliano in un intricato nodo, l’alba di Milano notturna che pare a tratti la Hong Kong di Johnnie To, sembra non arrivare mai.
Luci sguardi, movimenti di macchina, montaggio. Denaro, amore, amicizia. Onore. Funziona.
Ammirando l’umanità dello sguardo di Pierfrancesco Favino mentre sorrideva a Viviana, ho finalmente realizzato che avevo scritto un film su mio padre. È un omaggio a tutte le persone che ambiscono ad essere per bene, come Franco Amore, come mio padre (Andrea Di Stefano).
Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.