L’ARTE: UNA PERFETTA “S” CONOSCIUTA
di Mariacristina Paselli (lifecoach)
Lo scopo dell’arte è quello di rappresentare non l’aspetto esteriore delle cose, ma il loro significato interiore. (Aristotele)
Da poco ho visitato due splendide mostre d’arte, una a Ferrara su alcuni artisti del Rinascimento, l’altra a Forlì sull’Arte della Moda, due esempi straordinari di quanto l’essere umano e l‘arte siano una stessa emanazione dell’energia vitale.
Ho ancora forte l’emozione che ho provato attraversando le sale molto ben organizzate dove si potevano osservare pienamente, da vicino, capolavori eterni e soprattutto vivere una sensazione di felicità e compiutezza.
Le sale, in ambedue i casi, nonostante fosse il fine settimana non erano troppo affollate e la discrezione dei guarda sala consentiva di soffermarsi anche a lungo davanti alle opere, per godere dei colori, del segno e del significato profondo delle immagini.
Persone adulte, molte over, pochissimi giovani, qualche coppia che attraversava frettolosamente le sale, tenendosi per mano…ho pensato che solo quindici anni fa, non un eternità, quindi, le mostre erano frequentate da tanti ragazzi e scolaresche con ottime insegnanti che accompagnavano anche i più piccoli a gustare l’emozione che riesce a trasmettere un quadro, una scultura, un disegno.
Mi sono chiesta perché e ho provato a darmi una risposta, ritornando alla citazione di Aristotele, l’arte rappresenta, nell’intenzione dell’artista, un mondo interiore da capire, indagare, interpretare e fare proprio.
Induce a pensare, riflettere, operare confronti, evolvere il pensiero e crescere.
L’arte nei secoli è stata lo svelamento e la rappresentazione dell’intelletto, della vita e della realtà delle società civili.
E’ stata ed è un patrimonio collettivo che mette in contatto l’individuo con il divino, l’irrazionale e l’eterno che sta dento ciascuno di noi.
L’artista racconta una sua propria realtà che possiamo condividere, narra nell’opera il suo mondo interiore, i suoi dolori, le sue gioie che sono poi anche quelle di chi guarda, creando un legame forte e naturale tra uomo e mondo divino, fino a concentrare in un unico segno tutta la forza della cultura universale.
La bellezza come armonia di forma e colore o come al contrario rottura di schemi preesistenti, come segno sgradevole, fastidioso che trasmette inquietudine e dolore globale.
L’arte come manifestazione dell’essere umano, come opera di progresso di vita e cambiamento della realtà, come modalità per esprimere una sintesi di pensieri, sentimenti e opere.
In questi anni tecnologici tutto scorre velocemente sui dispositivi elettronici rivolgendosi soprattutto alla percezione dell’esteriorità delle cose e delle persone, proprio per mancanza di quel tempo che permetta di soffermarsi ad ammirare la bellezza ed indugiare nell’introspezione.
Viene da pensare che i giovani siano dei personaggi superficiali volti solo a valutare l’involucro e non l’interiorità delle anime. Ma non è così.
Questo non è un “malanno” dei nostri anni.
Su una tavoletta di argilla di epoca babilonese del 1000 a.C si legge:
La gioventù di oggi è corrotta nell’anima, è malvagia, empia, infingarda. Non potrà mai essere ciò che era la gioventù di una volta e non potrà mai conservare la nostra cultura”
Per lavoro affianco molti ragazzi e ragazze e vedo in loro qualità e sensibilità eccellenti, desiderio di capire e capacità di deduzione straordinarie.
E’ necessario che noi adulti aiutiamo i nostri figli alla comprensione delle opere d’arte, alla vicinanza della cultura universale e non solo specifica, relativa alla propria specialità professionale, facciamo loro capire che l’arte ha un compito sociale ampio, può diventare addirittura una terapia di guarigione come la musica o il teatro. Ci arricchisce, ci regala un pensiero divergente, aperto, critico e ci racconta la storia dell’uomo. “L’arte è la forma più alta della speranza” (Gerhard Richter)