di Adriana Moltedo
Il sol dell’avvenire è un musical del genere “Les Parapluies de Cherbourg” di Jaques Demy, quello che nel 1964 segnò l’affermazione della giovanissima Catherine Deneuve.
Amore, canzoni, poesia.
Politica, famiglia.
Anche il film di Moretti è colorato di bandiere, di clowns, di colori sgargianti che furono in passato di Minelli.
Un film con tanti attori e tantissime comparse.
Quello di Demy ha un finale triste, Quello di Moretti inaspettatamente lieto fine, come lui stesso ci ha raccontato un finale che non era in sceneggiatura ma uscito improvvisamente sul set. Questo è il “what the fuck”che Netflix non aveva capito .
In qualche maniera Moretti si sarebbe fermato a BIANCA.
Eppure Il sol dell’avvenire non cambia Nanni ma la sua vita.
Il sol dell’avvenire è un film sul cinema, quello di Moretti e di altri. C’è Lola di Jacques Demy, La caccia di Arthur Penn, e un lungo e bellissimo studio, sulla scena dell’omicidio in Breve film sull’uccidere di Kieślowski. E c’è Fellini: La dolce vita, e I clowns e 8½ ma soprattutto c’è tutto Nanni Moretti dalla A alla Z.
Moretti è Moretti.
Guarda al suo cinema, a sé stesso, alla sua età, alla sua storia artistica e personale.
E’ impossibile riferire cosa dice e cosa non dice, fare sintesi di quello che è il film se non lo vediamo.
Politica, cinema, amore e famiglia.
Un film pensato per vederlo al cinema come ha detto lo stesso Moretti.
Ora, quasi 70enne, al posto della Vespa, va in monopattino elettrico.
“what the fuck” così Nanni saluta il suo pubblico in finalissima, dopo aver dichiarato che a noi ci pensa quando fa un film, dopo che nei precedenti settanta anni aveva fermamente negato.
Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.