di Mariacristina Paselli (lifecoach)
Se proviamo a definire la paura dobbiamo farla rientrare nella categoria delle emozioni che caratterizzano sia gli umani che gli animali, è quell’angoscia diffusa che aiuta a difendersi dal pericolo, protegge e consente il mantenimento e la conservazione della vita.
Cosa accade quando proviamo un forte timore improvviso, tutto il nostro corpo si attiva nella funzione di autoprotezione: il cuore aumenta il ritmo dei battiti, la pressione del sangue sale, può aumentare la sudorazione, la fame di ossigeno cresce e lo stomaco si stringe.
Tutto questo perché l’essere umano, ripetendo il comportamento della specie, tende a bloccarsi e immobilizzarsi di fronte ad un attacco esterno di qualsiasi tipo, in una specie di mimetismo protettivo, per cercare di poter sfuggire al predatore che non infierisce quasi mai su un corpo inerme.
Si bloccano gli arti del movimento, non si riesce a muovere un muscolo, nel tentativo di apparire inoffensivi quindi poco interessanti per chi attacca.
L’ansia è un altro aspetto della paura, non appare come una situazione ben definita da un’aggressione concreta e visibile, più che altro si percepisce come un timore indistinto che provoca uno stato alterato di coscienza e scatena un meccanismo generico di difesa da qualcosa che turba e crea un forte malessere anche fisico.
Oggi stiamo faticosamente uscendo da uno dei periodi più difficili degli ultimi anni, i nostri nonni, avendo vissuto la guerra, avevano imparato forzatamente a gestire ogni giorno la paura, il dolore, la perdita e l’incertezza, sviluppando una resilienza straordinaria.
Per resilienza s’intende la capacità di superare difficoltà e traumi, resistendo senza spezzarsi e farsi molto male.
Nelle nostre generazioni, non allenate alla possibilità che la vita potesse cambiare improvvisamente, i traumi, tagliando di colpo, la routine tanto denigrata e banale, ma sinonimo di protezione e sicurezza, hanno comportato l’insorgere di forti depressioni e ansie diffuse per gran parte delle persone.
Anche le situazioni quotidiane più banali come darsi la mano, abbracciarsi o prendere un autobus sono state impedite e rese difficili negli ultimi due anni.
Appena s’iniziava ad uscire da quella grande paura della malattia e della morte ecco arrivare la guerra, non dall’altro capo del mondo, ma straordinariamente vicina, con immagini quotidiane di terrore, distruzione e crudeltà infinita.
Nel quotidiano domina l’incertezza del futuro, non si riescono a fare programmi a lunga scadenza, non c’è la sicurezza del domani, non esiste più la voglia di pensare a quello che accadrà.
I nostri nonni programmavano pensando ad un avvenire costruito sull’amore e sulla speranza, nel dopoguerra immaginavano un mondo dove fosse superata la paura per lasciare il posto ad un mondo giusto e felice per tutti.
A noi riesce difficile pensarlo.
Questo stato di ansia generalizzata, provocato dalla crisi economica, dalle difficoltà a mantenersi in salute, dalla possibilità di guerre improvvise, genera problemi psicologici e sociali di vario tipo: depressioni, grandi difficoltà nelle relazioni, rotture di rapporti,paura d’amare, individualismo esasperato, dissociazioni, attacchi di panico.
Tutto questo si può iniziare a contrastare lavorando molto sul sé, vediamo come:
- Far diminuire il desiderio di tenere tutto sotto controllo, esistono situazioni e sono tante che non possiamo controllare e non dipendono minimamente da noi.
- Dare attenzione alla propria persona, dedicandosi al mantenimento del benessere personale, per stare in salute e sentirsi bene, fare movimento, curare l’alimentazione, i rapporti sociali, credere nei rapporti d’amore.
- Vivere l’oggi, conferendo importanza al quotidiano, stabilendo una connessione relazionale con chi ci fa star bene e ci fa sentire felici e sereni, non rinunciando all’ironia e al sorriso.
- Impegnarsi per aiutare chi sta peggio di noi, nella misura del nostro tempo e delle nostre possibilità.
- Non aver timore a chiedere aiuto, ad un amico, ad un compagno, ad un terapeuta, raccontarsi senza maschere, senza paura del giudizio, per tirar fuori quello che turba e crea disagio, superandolo insieme.
Non dimentichiamo mai che siamo da soli solo se lo vogliamo essere e molto dipende dalla forza che mettiamo nella capacità di resistere agli accadimenti della vita.
Quando i vorrei” diventano “voglio”, quando i “dovrei” diventano “devo”, quando i “prima o poi” diventano “adesso”, allora e solo allora i desideri iniziano a trasformarsi in realtà.
(A.Robbins