Nei ricordi di chi l’ha conosciuta è rimasta come una figura di donna: “affascinante e coraggiosa, eclettica ed intraprendente”
Fu insieme pittrice, gallerista, mecenate ed imprenditrice.
Era nata in seno ad una famiglia aristocratica a Palermo il 5 novembre 1913 ricevendo educazione ed istruzione da una tutrice inglese. Sin dal suo primo viaggio a Londra si innamorò della capitale britannica e della sua atmosfera cosmopolita..
Fondamentale nella sua crescita culturale ed artistica la presenza delle zie paterne Amalia e Felicita artiste poliedriche che la spinsero alla pittura.
Purtroppo è rimasto poco della sua produzione pittorica, alcuni quadri che ritraggono paesaggi e alcuni ritratti ed autoritratti che prediligeva.
Pochi quadri ma che denotano grande talento nel gioco di colori e pennellate.
Topazia fu la prima donna ad iscriversi alla scuola libera del Nudo dell’Accademia di Belle Arti di Palermo fino ad allora preclusa al genere femminile. Vanta anche un altro primato: fu tra le prime siciliane ad ottenere la patente di guida internazionale. Molte delle pittrici sue contemporanee si limitavano a dipingere la quotidianità femminile ma lei focalizzava la sua attenzione sull’interiorità del soggetto, era attratta dal tema psicologico degli stati d’animo. Sicuramente subì l’influsso del Futurismo.
Era molto amica di Renato Guttuso e spesso dipingevamo insieme in uno studio ricavato nelle antiche stalle della Villa Valguarnera di Bagheria. In alcuni disegni, ancora oggi, non è facile distinguere nettamente la mano dell’allieva e quella del maestro. Guttuso elogiò pubblicamente la sua arte e, nel 1931 la ritrasse nel quadro “Giovane donna ammantata”
Nel 1932 si recò a Firenze e lì conobbe Fosco Maraini, uno dei più grandi antropologi del Novecento. Tre anni dopo si sposarono con una cerimonia informale inviando agli amici un cartoncino disegnato dalla stessa Topazia che li ritraeva di spalle, abbracciati, seduti e nudi sulla riva del mare.
Quando il marito ottenne un incarico universitario in Giappone, senza esitare lo seguì insieme alla piccola figlia Dacia, oggi tra le più grandi scrittrici contemporanee. Fu l’occasione per sfuggire alle restrizioni del regime fascista che già incombevano.
In Giappone l’intera famiglia, dopo aver vissuto a Kyoto dove Topazia fu consulente per la valutazione di opere d’arte giapponesi, subì la reclusione in un campo di concentramento a Tempaku, a causa del rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò. Infatti tutti gli italiani residenti nella nazione nipponica furono convocati e interrogati dalla polizia militare. Se non giuravano fedeltà a Mussolini venivano arrestati come prigionieri politici.
Di quel terribile periodo resta un Diario scritto a matita fitto fitto per non sprecare carta. Contrasse lo scorbuto e soffrì ferocemente la fame, annotò l’alternarsi di speranza e disperazione.
Ritornò in Italia nel 1946 con un lungo viaggio transatlantico su una nave militare con il marito, la figlia Dacia e le figlie Yuki e Toni nate nel frattempo in Giappone.
Alla morte del padre fu Topazia a prendere le redini dell’azienda vinicola di famiglia: la “Vini Corvo di Salaparuta”. Ma come scrive la figlia Toni ne “I ricordi d’arte e prigionia di Topazia Alliata” “…era spirito troppo indipendente per affrontare- donna e ben presto sola-i bizantinismi locali, il clima di speculazione e di arrivismo della nuova Sicilia di quegli anni, le vicende dei partiti e soprattutto la mafia…alla fine era stata obbligata, per così dire, a svendere la casa vinicola alla Regione siciliana”.
Questa sua attività imprenditoriale si concluse nel 1955 con il suo trasferimento a Roma. Nella capitale ritornò al suo antico amore per la pittura ma in modo diverso: aprì la Galleria Trastevere trasformandosi in una talent scout alla scoperta di talenti sconosciuti, incoraggiandoli ed ospitandoli .L’attività della Galleria, punto fermo di riferimento per pittori, scultori ed intellettuali internazionali continuò per quasi dieci anni e dopo questo periodo lei continuò comunque ad organizzare mostre ed eventi: sempre al centro del fermento culturale intorno all’arte contemporanea.
Chi le stava vicino avvertiva il suo grande spirito cosmopolita.
Fu amica di Lia Pasqualino Noto, Carlo Levi, Pippo Rizzo, Nino Franchina, Carla Accardi e altri artisti e intellettuali dell’epoca.
Topazia fu una donna che amava lo sport e la natura: fu un’ardita arrampicatrice e una brava sciatrice. Fece anche parte del Direttorio del Gruppo Rocciatori del CAI di Palermo e compì varie ascensioni sulle Dolomiti.
Ha cessato di vivere il 23 Novembre del 2015 a ben 102 anni.
Una donna straordinaria ancora oggi poco valorizzata.
Il suo rifiuto di continuare a dipingere resta un mistero. Così ha dichiarato la figlia Dacia Maraini: “Probabilmente non aveva abbastanza fiducia nel suo lavoro: Come tante donne portava in sé la memoria atavica della sfiducia istituzionale”.