Oggi prima passeggiata post-vacanze per le vie della mia città. Mi torna difficile riorganizzarmi, recuperare il paesaggio quotidiano di strade, vie, negozi e isolati tutti uguali.
Il panorama ordinato e razionale della mia città, che pur mi è cara, cozza terribilmente con le immagini dei luoghi che di recente hanno così fortemente colonizzato il mio cuore. Luoghi polverosi, disordinati, eppure così carichi di vita. Lo scarto tra le botteghe sparse sui marciapiedi di Kathmandu e i luccicanti negozi del centro di Bari, con i saldi di fine stagione in bella vista e tanta merce superflua e comunque costosissima in vetrina, mi depista, mi disorienta, mi sposta di continuo. Eppure anch’io amo le cose belle, gli abiti, le scarpe, le borse. Mi vesto, mi aggiusto, ci tengo, ma oggi mi sento impacciata e quasi indietreggio nauseata davanti alle vetrine, ai saldi, a un po’ tutto… Però non è un atteggiamento di superiorità, f
orse solo un lieve senso di inadeguatezza. Penso che sì, il bello è davvero in tutte le cose, perfino in uno splendido paio di scarpe appena individuato in un negozio, belle, col tacco medio-come piace a me-e una decisa scollatura sul dorso della caviglia, ma l’effetto di ogni cosa che guardo, e dell’ opulenza del nostro contesto è così spiazzante se ripenso alla parca semplicità di esistenze e luoghi cui ho assistito mentre ero in Nepal. Per noi qui in Occidente è tutto un vivere e lavorare, stressarsi per produrre, comprare, consumare, e poi morire.
Dall’altra parte c’è soprattutto il sentire, il meditare, l’essere e l’amare, e (probabilmente) il pensiero del rinascere. Spiegare che non tutto l’extra è strettamente necessario, che non sono gli oggetti, le case e le cose a renderci ricchi, che noi occidentali accumuliamo tanto, ma non è così tutto essenziale. Ripeterselo, farsi bastare quel tanto che già si ha. Apprezzarlo. Sapersi dare la misura.Anche questa è una delle tante lezioni del mio Nepal, e non c’è moralismo nè giudizio in tutto questo. Per quel che mi riguarda vorrei solo restare il più possibile e coerente a quest’idea e fedele ai miei intenti. Questo mi dico.