di Cosimo Lerario.
Il dramma richiama una antichissima leggenda barese: quella della Morte Epifania.
Costei era una seconda Befana, la quale nel corso della stessa nottata in cui l’altra andava in giro a dispensare doni e dolciumi, attendeva invece ad un compito assai più macabro. Quello di disegnare, con la pece, una croce sulle porte delle case in cui di lì ad un anno sarebbe morto qualcuno dei loro abitanti. La leggenda ricorda altresì che chiunque avesse osato incontrarla mentre vagava nei vicoli di Bari vecchia, sarebbe stato immediatamente decapitato dalla stessa con un colpo di falce.
Secondo la tradizione la sua vittima più illustre fu il secondo Emiro di Bari, tale Mufarraj ibn Sallam. Si tratta di un personaggio realmente esistito, che si dice osò sfidarla la notte tra 5 e 6 gennaio dell’anno 857 d.C. La cui testa decapitata è tradizionalmente identificata con un volto in pietra ancor oggi visibile in una strada di Barivecchia e noto noto come “Cape du Turche”.
TRAMA DRAMMATURGICA
Nella azione scenica si immagina che i due personaggi si incontrino all’interno di una taverna in cui entrambi consumano la cena.
Mufarraj si approccia alla Donna molestandola verbalmente. Quindi, tra i due viene avviato un dialogo dai toni prevalentemente aspri e conflittuali, nel corso del quale i due si confrontano su argomenti di carattere sia etico che personale.
La conversazione viene a cessare quando l’emiro tenta di condurre nei confronti della sua interlocutrice un violento approccio di carattere sessuale; che la Donna, comunque, riesce a respingere per poi uscire dalla taverna.
L’uomo infuriato a seguito del rifiuto la insegue intenzionato ad ucciderla con la sua scimitarra. Ma sarà, invece, decapitato impietosamente dalla falce della Morte Epifania.
CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEI PERSONAGGI
Mufarraj ibn Sallam è un personaggio laido, gretto, superbo, ambizioso. Un “bullo” immaturo e arrogante a cui tutto deve essere dovuto (comprese le attenzioni femminili) in funzione del preminente ruolo politico che occupa. Sul piano religioso è fondamentalista, per tradizione più che per vocazione.
Nel corso della vicenda narrata per la prima volta, tuttavia, si trova di fronte ad una antagonista tutt’altro che domabile, che lo fa precipitare in una grande crisi personale. Ciò in quanto la donna diventa per lui motivo di implacabile attrazione, sia spirituale che sessuale; ma allo stesso tempo costituisce per lui anche motivo di notevole disagio, non possedendo gli strumenti etici e intellettuali con cui affrontarla e tenerle testa. Peraltro, il movente effettivo del suo tentativo di violenza sessuale è, piuttosto, espressione di un suo arrendersi ai propri stessi limiti: quelli stessi che lo rendono incapace a relazionarsi con una donna assolutamente fuori dall’ordinario, quindi diversa da quelle con cui ha avuto abitualmente a che fare.
La Morte Epifania è un personaggio misterioso e insondabile, paradigmatico della multiforme complessità della psicologia femminile con tutte le sue poliedriche caratterizzanti sfaccettature, spesso anche contradditorie tra loro. Difatti si mostra, al contempo, sia solare che lunare, dolce e dura, materna e spietata, tenebrosa ed esplicita. In una costante contraddizione, che in realtà è solo apparente.
Di certo, vive con grande frustrazione la vita che il Fato le ha assegnato di condurre; in modo particolare, l’atroce compito di annunciatrice di lutti che è chiamata ad ottemperare senza averlo potuto scegliere. Il che, per traslato, è quanto si ritrova nella condizione di vita della maggior parte delle donne.
L’epilogo cruento della vicenda, pertanto, non costituisce soltanto una mera reazione alla violazione della sua identità corporea e spirituale, né tantomeno la pedissequa applicazione di una funzione correlata alla propria mansione. Di fatto quella decapitazione diventa metafora della necessaria volontà di ogni essere femminile di reagire, di riscattarsi, di emendarsi ed emanciparsi dalla propria condizione. A qualunque costo ciò possa avvenire.
TEMATICHE SVILUPPATE
Nonostante la collocazione storica altomedievale, i temi ricorrenti nel dramma sono assolutamente attuali.
Tra essi: l’arroganza esercitata derivante dal Potere politico e sociale, l’ottusità del fondamentalismo religioso, l’ineluttabilità delle prescrizioni del Fato, la autoreferenzialità di genere associata alla incapacità di realizzare un dialogo paritario tra Uomo e Donna e che più spesso tende a sfociare nel ricorso alla violenza, la condizione di subordinatezza femminile nel non poter disporre pienamente della propria esistenza, l’incombenza inevitabile della Morte nelle vicende terrene.
Regista ed interprete de la Notte dei quinto giorno scritta da Cosimo Lerario è Cristina Angiuli da dol’s intervisata .