C’è qualcosa che non funziona, anzi alcune cosette, a proposito di questo ricorrente accanimento verso Halloween e verso quei festeggiamenti che alcuni vorrebbero impedire per una serie di presunte ragionevoli ragioni.
di Nico Conti
Hai un bel da dare spiegazioni, con tanto di storici e di studiosi del folclore, per spiegare che Halloween non è solo una festività trasportata negli Stati Uniti dai coloni inglesi, e che in realtà affonda le sue radici nelle tradizioni celtiche e nelle festività dello Samhain.
Ma chi erano questi Celti? E, perché dovremmo festeggiare il passaggio dall’estate all’inverno, dalla vita alla morte, quando il rientro dalle vacanze estive è già stato così complicato, nonostante l’autunno mite e l’innalzamento anomalo delle temperatur
Dov’è finito questo periodo di transizione all’inverno, dov’è questo cambiamento della Natura, e soprattutto che ne resta della Natura stessa? Forse siamo già definitivamente morti, e così anche la Natura e siccome ce ne stiamo accorgendo perché mai dovremmo festeggiare uno di questi passaggi stagionali, aspettando una Natura che si dovrebbe risvegliare e che probabilmente causa inquinamento non lo farà più? Che c’è da festeggiare e, se mai dovessimo, Halloween è la festa più adatta? Non ci sono più le mezze ragioni.
Tra parentesi vorrei dire che i Celti mi stanno molto simpatici: probabilmente non sono mai stati un unico popolo, ma una serie di tribù nomadi con un’unica cultura in comune, un po’ come gli Europei di oggi.
E, mi stanno pure simpatici per il fatto che questa cultura si sia cercato in tutti i modi di annientarla, la sua religione e le sue tradizioni, e laddove non è stato possibile, hanno messo in atto fastidiosi sincretismi, cambiando i termini, sostituendo i simboli.
Oggi è Ognissanti, punto: andate al cimitero, depositate i fiori e circolate. Non c’è niente da vedere.
La Chiesa è stata un campione in questa strategia volta a farci dimenticare chi eravamo e a confonderci sul chi siamo; poiché se non abbiamo memoria come possiamo capire chi siamo?
Lo dico senza aggressività, senza quella cattiveria che per intenderci fu messa in atto nel Medioevo per cancellare tutte le tradizioni religiose altre, che opportunamente furono ridefinite “superstitiones”: brutte esperienze da evitare visto che era finalmente giunta una religione più moderna, al passo coi tempi, che eliminava in un colpo solo tutte quelle divinità così compromesse con la Natura e con i suoi fenomeni.
Separare deità e Natura, è stato un lungo lavoro intenso soprattutto condotto con notevole impeto a partire dal medioevo.
Così ancora oggi nonostante grandi storici come Le Goff, che ci hanno spiegato che la Storia non è divisa in tempi bui e tempi luminosi, il Medioevo resta anche nelle menti più illuminate un periodaccio, un’epoca oscura da far rabbrividire, tra streghe e fuochi fatui. E, meno male che poi c’è stato il Rinascimento.
E ancora, a proposito di streghe, che tanto imperversano nell’immaginario di Halloween, devo spezzare pure una lancia per queste signore di cui la Chiesa si sbarazzò in modo non troppo gentile, in tanta parte del continente europeo, mettendole semplicemente ad arrostire a fuoco lento, non senza averle prima torturate e fatte confessare le peggio cose.
Mi piace immaginare, queste signore single, vivere indipendenti al limitare del bosco, rivendicando la loro solitudine da un mondo sempre più misogino, e dedite alla raccolta di erbe medicinali.
Leggetevi il Malleus Maleficorum, il manuale pratico dell’inquisitore perfetto, e anche a voi diventeranno simpatiche queste vittime, a migliaia, della cristianità.
Personalmente me le immagino anche belle, in molti casi, e comunque il più delle volte sprovviste di nasi adunchi, bitorzoli e nei pelosi.
Questi e altri particolari sgradevoli sono stati a mio avviso delle aggiunte colte, di cui sospetto la Chiesa.
Ma torniamo a Halloween e a tutte quelle feste che periodicamente subiscono le critiche severe della Chiesa e la non tanto velata richiesta di abolizione da parte di convinte famigliole preoccupate che i bambini possano essere di nuovo vittime del satanismo e di qualche Sabba locale.
Se tanto impeto protettivo fosse messo nella caccia ai pedofili, invece che in questa rinnovata caccia alle streghe, chissà quanti benefici ne trarremmo.
E invece no: tutti quanti a prendersela con zucche svuotale e dotate di lumini, e con bambini in giro a bussare alle porte per “dolcetto o scherzetto”.
E’ questo il mondo del Male a cui vogliono sottrarci per riportarci sulla retta via? In tal caso sarebbe proprio vero che il diavolo si nasconde nei dettagli.
Diciamolo: c’è tanta gente in giro che non ama o non sa divertirsi, e che a Halloween preferisce un sano esorcismo, magari messo in atto da un parroco cattolico in quel di Pietramala.
Quanto è più piacevole un rito sincretizzato rispetto a una festa spontanea (e certo un po’ irriverente, è bene precisarlo).
Quindi, anno dopo anno, assistiamo al solito ritornello tra i detrattori di Halloween e coloro che vogliono ricordare loro che Halloween non è solo un’invenzione commerciale e che è parte integrante della nostra Storia, almeno nei vasti territori dove questi misconosciuti celtici hanno passeggiato quali antichi migranti.
Ebbene, e non scherzo, mi sono convinto che i detrattori, in effetti, in cuor loro, sappiano benissimo che Halloween è nostra e non importata come la Coca Cola, ed è proprio per questo che la combattono tuttora, instancabilmente.
Insomma, gli antichi rituali sembrano ancora lasciare traccia nei nostri comportamenti sociali, nel nostro vissuto, dopo secoli di repressione.
Non è bello, avremmo dovuto già arrenderci da tempo.
Hanno quindi un bel da fare i difensori di Halloween a spiegare che “il giorno dei morti” si festeggiava già prima che si chiamasse Ognissanti.
Ognissanti, è un ricorrenza dove ricordiamo i defunti, non come Halloween dove la morte è irrisa: non c’è più rispetto ci diranno.
Ma non è più triste questa netta divisione tra mondo dei vivi e mondo dei morti operata dalla Chiesa: nessuna possibilità di incontro, di un rapido scambio, nemmeno una cartolina dall’aldilà.
Ecco, vogliono impedirci di incontrare i nostri morti! Un mazzetto di fiori, magari artificiali, e basta così. Contenti voi.
Infine, non è un po’ strano che in questo periodo di risorgenti autonomie locali, di indipendentismi prêt-à-porter, non si senta il bisogno di ritrovare antiche tradizioni che riportano al locale, alla diversità interna, in altre parole ai nostri usi e costumi?
Forse lo si evita perché attraverso Halloween si finisce per ritrovare i celti, questi antichi europei che se ne sbattevano alquanto delle patrie, e che giravano in lungo e in largo il continente.
Davvero non credo che i denigratori di Halloween abbiano dimenticato la continuità temporale con cui nonni, bisnonni e trisavoli della pianura padana, della Toscana e parte del centro Italia, svuotavano le loro zucche, per poi ritagliarne occhi corrucciati e bocca spalancata per collocare infine una candela all’interno: le lümere.
Giuratemi che nessuno ne ha mai sentito parlarne, che non ritrovate una certa “aria di famiglia” in questi riti.
Chiamatele lümere, lumazze, teste dei morti o mortesecche, quelle zucche venivano poste negli angoli bui delle strade e/o accanto ai cimiteri, a simboleggiare il ritorno temporaneo dei morti nel nostro mondo.
Non voglio credere nemmeno che nessuno abbia mai sentito parlare di fuochi fatui e della loro connessione allo spirito dei defunti.
Ebbene il Jack-o-Lantern di Halloween, non è altro che un nomignolo dato ai fuochi fatui, ovvero agli spiriti folletti, ai feux folets come li chiamano ancora i nostri cugini francesi.
E ancora, nessuno, almeno in Romagna, ha mai sentito parlare del locale rituale “dolcetto e scherzetto” o della “festa dei becchi” (alla lettera cornuti) del’11 novembre, San Martino della Tours?
Vuoto assoluto? Non credo.
Dato che tutto è scritto (su libri e anche su internet, per i più pigri), e che il mondo cattolico è ampiamente alfabetizzato, per non parlare del clero che non è affatto sprovvisto di cultura e di capacità di studio, allora significa che state mentendo.
Ci state mentendo, per cancellare definitivamente quel po’ di memoria che ancora ci resta.
Se invece i detrattori, nella loro condanna a Holloween come festa di altri e commerciale, sono veramente sinceri, beh in questo caso non ho molto da aggiungere.
In un mondo dove tutta l’informazione è disponibile gratuitamente, l’ignoranza è una scelta.
NOTE
Anselmo Calvetti, “Romagna Celtica”, in appendice Eraldo Baldini: “La festa di Halloween in Romagna e nella Padania: moda importata o tradizione millenaria?”, Longo Editore Ravenna, 1999.
Gilberto Oneto, “Le lümere antico segno del celtismo padano”, “Quaderni Padani”, anno V, n.21, gennaio-febbario 1999.