Le feste natalizie ci coinvolgono perché fanno parte della nostra tradizione, sia che che siamo credenti oppure no. In questa occasione la gioia si contrappone alla malinconia, manifestata a volte con un dichiarato rifiuto per queste feste considerate piene di obblighi. Cerchiamo di capire qualcosa di più prendendo in considerazione alcune possibili motivazioni.
– La fine di Babbo Natale. È una motivazione antica che ci riporta all’infanzia quando eravamo spettatori affascinati e innocenti della magia dei doni scoperti al nostro risveglio. Questa è una disillusione che quasi nessuno ha superato nella profondità dell’anima e ogni Natale è motivo di rimpianto: la nostra infanzia e lo sguardo del Natale con gli occhi di un bambino non esistono più. Chi fa l’albero e gli addobbi con entusiasmo rimette in scena la gioia infantile con la speranza di ri-trovarla, ma soffre se spera di rivivere il passato.
– Più gli anni passano e più mancano all’appello parenti e amici con cui si condivideva la festa. Questo importante aspetto rende la festa mancante e ci rende consapevoli della fugacità della vita.
In generale possiamo dire che le feste natalizie ci rendono tristi perché la realtà è troppo diversa dell’immaginazione. Una considerazione antica che fece Platone, che non ha conosciuto il Natale per motivi storici, sottolineando come ci sia un abisso tra le idee che abbiamo nella mente e la realtà. Tutti abbiamo nella mente un’idea del Natale legata allo stereotipo del Natale festa meravigliosa dove tutto è perfetto, ma la realtà anche se di poco è sempre diversa e ciò disillude. Suggerimento: per godere delle feste è preferibile apprezzare ciò che abbiamo smettendo di sognare ciò che non abbiamo più. In ultima analisi non più Natale della pubblicità ma Natale della realtà che è fatto anche dello sfatare la convinzione che in quei giorni si debba, e si possa, essere buoni a tutti i costi. L’essere buoni a tutti i costi ci rende meno veri.