Sono 108 a oggi le vittime di femminicidio.
Una strage senza fine, senza controllo, senza pietà.
Gli autori sono padri, mariti, fidanzati, familiari di cui queste donne si fidavano e a cui si affidavano.
Tutti uomini violenti, crudeli, apparentemente normali, innamorati e premurosi compagni di vita, persone che dicevano di amare, ma che sono stati capaci di aggredire, strangolare, avvelenare, sfregiare con l’acido, accoltellare brutalmente, distruggere.
Il tutto eseguito in modo selvaggio, come se fosse il più naturale degli atteggiamenti d’amore.
Il femminicidio non può avere alcuna giustificazione, spesso si parla di raptus non prevedibile o di un improvviso stato di confusione mentale o gelosia per un tradimento, un rifiuto a continuare la storia d’amore.
Nel caso di Giulia Cecchettin si pensa che Giulia fosse un appoggio vitale per Filippo Turetta che di fronte all’ abbandono non sia riuscito a mantenere l’autocontrollo e abbia agito con inaudita ferocia contro il soggetto d’amore che gli sfuggiva oramai sicuramente lasciandolo solo.
Qualcuno pensa che la gelosia ossessiva e il controllo costante su Giulia, scatenato anche dall’imminente laurea di lei, con il conseguente cambio di vita e allontanamento da lui, gli abbia manifestato l’idea di ricorrere ad un piano premeditato per ucciderla e tenerla sempre con sé.
Quindi Giulia, ragazza dolce e gentile, ha accettato di andare ad un ultimo incontro per parlare con Filippo e consolarlo per un’imminente partenza dal paese e il termine naturale del percorso di laurea.
Ho visto i genitori delle due famiglie, attoniti, allucinati da quello che stava accadendo loro, dalla perdita violenta,terribile,inconsolabile e inaspettata di due figli.
Ci si chiede come tali genitori, apparentemente coscienti e responsabili, vicini ai loro figli, non si siano accorti del disagio di Giulia e Filippo, della situazione di stallo che stavano vivendo ed ora la sorella, travolta dall’accaduto, intende trasformare il suo dolore in una battaglia sociale per non dimenticare Giulia e tutte le vittime di femminicidio.
Il ruolo dei genitori è fondamentale in ogni problema dei figli e soprattutto in situazioni di questo tipo, il parlare tanto con loro è necessario per tirar fuori in modo maieutico, ogni tipo di esitazione e angoscia, occorre davvero farlo, superando timidezze, imbarazzi e timori.
Troppe donne, ragazze, muoiono ogni giorno per mano di uomini violenti in situazioni non chiarite o non superate.
La mancanza di cultura, il narcisismo compulsivo di molti uomini, la non accettazione dell’abbandono vissuto come rifiuto del sé, una dominante cultura della sopraffazione, tutto questo cela la diffusione di una violenza compiuta con totale mancanza di coscienza.
1.Proviamo a parlare di ciò che ci angustia o ci fa male
2.Riconosciamo i primi segnali di pericolo anche i più piccoli:
gelosie, divieti, controlli, ossessioni, minacce, ricatti.
3.Denunciamo i molestatori anche per reiterati cat calling
4. Riconosciamo l’esercizio di una presunta falsa mascolinità
5.Informiamoci sulle persone che frequentiamo, sulle loro abitudini di vita, sui loro atteggiamenti
6.Chiediamo con forza leggi tutelanti.
7.Non rinunciamo mai alla nostra autonomia mentale e fisica.
Dalla poesia “Troverò la libertà” di Wadia Samadi
Il mio trucco non copre il mio viso livido
Il mio sorriso non nasconde il mio volto tirato
Eppure nessuno viene ad aiutarmi
Dicono: andrà meglio
Dicono: non parlarne
Dicono: questo era il mio destino
Dicono: una donna deve tollerare
I panni sporchi si lavano in famiglia, dicono
Quando finirà tutto questo?
Ancora una volta trascina il mio corpo sul pavimento
Mi soffoca e io lo imploro di non uccidermi
Ancora una volta pretende il mio silenzio
Ancora una volta mi dice che non merito di vivere.