Le donne non esistono.
di Emanuela Megli
Candidature di donne nella politica ce ne sono davvero poche, così come è ancora scarsa la loro rappresentanza negli organi di governo, dove talvolta sono espressione di un padre, di un marito o di qualcuno le ha volute e messe lì. E non solo perché ci possono essere ancora ambienti discriminanti, ma soprattutto perché come fanno ad esserci se sono rimaste da sole a sostenere la responsabilità della famiglia, genitoriale e coniugale?
Non hanno scelto di esprimere sé stesse solo in virtù di un ruolo famigliare, ma è quello che spesso capita in modo quasi casuale e quando se ne rendono conto è spesso troppo tardi. Lavorano nei ritagli di tempo lasciati dal coniuge maschio, assente dalle 8 alle 12 al giorno, quando va bene, ma in realtà il compromesso economico non tiene più. Non basta provvedere al bisogno economico della famiglia, in cambio di una moglie manager domestico e famigliare. Serve parità, serve accordo e condivisione di scelte che in realtà possono garantire la possibilità di scegliere uno sviluppo naturale della personalità e l’autorealizzazione, anche investendo sul versante sociale e professionale.
I figli non possono essere lasciati anche dalle madri, che metterebbero in difficoltà il loro già precario sviluppo psico-fisico, dovuto all’assenza del padre. E così, un po’ per senso di colpa, un po’ per senso di realtà, rispetto alla scelta di dare la vita ai figli, le donne cercano un proprio ruolo sociale e lavorativo, solo per il tempo loro rimanente: avanzi di ore conquistate a fatica, come secondo lavoro dopo le responsabilità coniugali e famigliari vissute sotto il peso della solitudine. Con l’aggravio che a seguito delle crisi coniugali, l’uomo negli anni ha spesso potuto raggiungere e consolidare la sua condizione economica e sociale, soprattutto grazie al supporto di lei che ha assolto a tutti i doveri di ruolo, mentre la donna deve pratilmente ripartire da zero, affannata e ostacolata da anni di sacrifici e di sottomissione alle necessità imposte dalle situazioni, che culturalmente vedono lo squilibrio nella presunta parità dei ruoli.
Servirebbe pari opportunità di scelta e di impegno comune, nell’approccio ai bisogni da condividere, questa sarebbe la strada del riconoscimento del valore e della dignità della donna. Questo servirebbe per poter celebrare degnamente la giornata internazionale della donna.