Secondo me è importante trasmettere la conoscenza e la passione per la Storia di cui, nel corso degli anni, molte di noi sono state testimoni e, per piccola parte, anche protagoniste. E la Storia riguarda il lungo, faticoso, difficile ma nel contempo, esaltante percorso della normativa che ha finalmente riconosciuto la soggettività giuridica delle donne.
Ricordare è importante perché serve a ricostruire la difficile stagione di una presenza numericamente “insignificante” delle donne nei luoghi delle decisioni a partire da una mortificante percentuale del 10-15% di donne nel Parlamento, l’esigenza di costituire organismi a latere come le Commissioni pari opportunità presenti a livello nazionale e via via a livello regionale.
Ma soprattutto è indispensabile non dare per scontata la conquista dei diritti di genere: a questo proposito faccio ricorso all’immagine del Titanic, uno scafo ritenuto inaffondabile che invece è affondato nel corso del primo viaggio, e che considero una metafora della possibile perdita dei diritti conquistati ed i passi indietro che le donne ahimè, stanno facendo nel mondo intero e per alcuni versi anche nel nostro paese.
Pensando alla genesi della stesura della Costituzione ripenso alla biografia di Lina Merlin, di cui mi commuove la vicenda umana e politica, mentre lei è “famosa” solo come colei che ha abolito le “case chiuse”.
Invece andrebbe ricordata per il contributo dato nella stesura dei contenuti dell’articolo 3 della Carta fondamentale dei diritti, in quanto ha “preteso” la formulazione “senza distinzione di sesso” che i colleghi costituenti davano invece per scontata.
Proprio da questa formulazione esplicita sono scaturite a cascata negli anni una numerosa serie di leggi: dal diritto di famiglia, alla partecipazione ai concorsi con l’apertura ai ruoli della magistratura, dalla parità salariale con la legge 903 del 77, al divorzio, dalla tutela della maternità con la possibilità di abortire, alle pari opportunità introdotte nella costituzione, dalla introduzione della doppia preferenza di genere nelle elezioni, alle azioni positive ed alla presenza delle donne nei Cda di aziende pubbliche .
Positivo, dunque, è stato il raggiungimento dell’autodeterminazione delle donne divenute protagoniste di conquiste significative in tutti gli ambiti lavorativi: imprenditrici, dirigenti della pubblica amministrazione, scienziate, impegnate nel volontariato sociale, artiste, economiste… eccetera.
Poi per completezza bisogna aggiungere la normativa “difensiva” come quella contro le molestie operate da stalker oppure il codice rosso contro la piaga dei femminicidi e persino una nuova riformulazione dell’articolo del codice penale sul reato di “riduzione in schiavitù”, il divieto di fare in Italia le MGF (mutilazioni genitali femminili) o i matrimoni combinati anche per le minorenni.
Il mio personale impegno è stato rivolto a sostenere la presenza delle donne nei luoghi delle decisioni soprattutto a livello locale e in particolare l’ho fatto nei confronti della fase di scrittura dello statuto regionale della Puglia, cercando di migliorarne la formulazione dell’articolo sei che nel primo comma afferma (inutilmente) il concetto della parità tra i sessi e nel secondo comma a proposito della legge elettorale tradisce la volontà l’articolo 117 (settimo comma) che assegna alle Regioni il compito “concreto” di rimuovere gli ostacoli.
Questa “sordità” delle forze politiche, questa formulazione banale e pleonastica sono state la causa della formulazione di una “pessima” legge elettorale e della mancata integrazione della doppia referenza di genere prevista dalla normativa nazionale: questa “scelta scellerata” ha costretto il governo centrale a commissariare la Regione Puglia in occasione del voto per il rinnovo del Consiglio regionale del 2020.
In conclusione oggi 8 marzo, siamo consapevoli che il soffitto di cristallo sia stato infranto ma il raggiungimento del la parità di “tutte” le donne della Terra è ancora complicata e…..lunga!
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