Lo sappiamo davvero quanto la condizione della donna nei paesi islamici sia disperata? No, non ce ne rendiamo conto fino in fondo, perché tutte le usanze e gli obblighi imposti da quella cultura sono talmente lontani da noi, dalla nostra meravigliosa libertà, da renderli inconcepibili. E invece per le donne soggiogate da quella arcaica tradizione la vita può diventare insostenibile. Lo racconta un bel film ambientato in Giordania che, nel mondo dell’Islam è persino uno dei più aperti e “democratici”.
Inshallah a boy, di Amjad Al Rasheed, presentato alla Semaine de la critique di Cannes, vincitore di molti premi internazionali, candidato all’Oscar per la Giordania racconta il calvario di Nawal, una trentenne che rimane all’improvviso vedova con una bambina piccola, Nora e può contare solo su un modesto lavoro come badante di una vecchia signora. Secondo la Sharia una vedova senza figli maschi perde qualunque diritto sulla proprietà ed ecco che i rapaci parenti del marito, il cognato in testa, cercano in tutti i modi di mettere le mani sull’eredità, compresa la casa ed anche di strapparle la figlia. Nawal combatte con tutte le sue forze per conservare dignità e indipendenza, in una società ostile, bigotta, repressiva e soprattutto maschilista.
L’orrore di un mondo nemico si insinua in tutte le pieghe delle sue faticose giornate, dove conquistare spazio e rispetto sembra impossibile. Scena dopo scena assistiamo alla prepotenza del cognato che sa di potersi approfittare della situazione perché le leggi della Sharia sono dalla sua parte: una donna senza un uomo al fianco, senza un figlio maschio non è più niente.
Ci sono momenti del film che ci fanno stare male, anche quando raccontano piccole cose, come la sequenza in cui la figlia che avrà 5, 6 anni va a sbattere contro un mobile perché si sta esercitando a portare il velo, la hijab, incoraggiata dalla anziana donna che la cura quando Newal lavora. Si parla di molte tematiche nel film, con secchezza e buona mano narrativa, si affronta il tema dell’aborto, ovviamente illegale ma praticato, si parla delle app di appuntamenti che tantissimi usano perché come sempre accade la moralità è intrisa di ipocrisia. Gli uomini soggiogano le mogli ma sono infedeli, irrispettosi, violenti.
Sembra che davvero non ci sia speranza, che non esista la possibilità del riscatto e della libertà e solo un regalo del destino potrà restituire a Nawal la sua dignità e indipendenza. Film consigliatissimo.