Pioniera nello studio di crittogame, la classe delle piante prive di organi riproduttori visibili e delle briofite, piante senza fiore, fu tra le poche donne dell’ Ottocento a comparire tra le scienziate italiane non dilettanti. Elisabetta Fiorini era nata a Terracina nel 1799 da una famiglia benestante che ne favorì l’istruzione e fu la prima e unica donna ad essere ascritta all’Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, il tempio della scienza maschile nella città del Papa.
Scorrendo le fotografie che compongono l’album “Ritratti dei botanici italiani e stranieri” raccolti dal botanico e accademico Giuseppe De Notaris, appare ritratta su uno sfondo allestito quasi fosse un diorama, la riproduzione in scala ridotta di una scenografia che ricrea un giardino fantastico. E’ l’unica donna presente nell’album che intende rappresentare la comunità degli scienziati dediti alla botanica, intesa come una disciplina autonoma, alla fine dell’Ottocento.
Per il resto, Elisabetta Fiorini, condivise il destino di tutte le donne scienziate prima dell’Unità: ebbe un padre illuminato, un mentore maschio, fu esclusa dalle istituzioni deputate all’esercizio della scienza e dal potere di governarle.
Nel 1829 aveva sposato a Roma il conte Luca Mazzanti, un brillante avvocato che amò molto. Da queste nozze nacquero tre figlie, che purtroppo morirono in tenera età. Anche il marito si spense presto, e poco dopo perse anche il padre. Rimase sola a quarant’ anni. Decise allora di adottare una bimba, Enrica, che amò come una figlia e che le rimase accanto per tutta la vita.
Nelle estati comprese fra il 1858 e il 1868 scoprì nuove specie in Agro Pontino e diede alle stampe numerose pubblicazioni che sono agli Atti dell’Accademia de’ Lincei. Le sue ricerche divennero sempre più indirizzate allo studio delle crittogame: alghe, licheni, funghi, muschi, piante umili che Elisabetta prediligeva e che si trovavano in abbondanza nelle campagne paludose intorno a Terracina, lungo il litorale, nei pressi dei corsi d’acqua e nei boschi sui rilievi dei Monti Lepini ed Ausoni.
La trama ordita da Elisabetta negli anni Cinquanta dell’ Ottocento per riportare l’insegnamento e la ricerca nel campo della botanica a livello dei suoi fasti rinascimentali – ciò che lei chiamava il suo ‘Risorgimento’ – fu per lei un modo di provare a incidere sulla politica ufficiale della scienza, aggirando così la segregazione che la voleva esclusa. Dopo una vita dedicata alle sue amate ricerche, si spense a Terracina nel 1879