Si fanno incontri straordinari passeggiando per la città di Catania sulle vie delle donne.
Con la guida delle docenti Santina Giuffrida e Caterina Chiofalo si conclude il corso di formazione “Sguardi diversi per educare alla parità” sui saperi e sui metodi dell’educazione alla parità di genere a scuola, curato dalla Fnism – Catania.
Dopo gli incontri online, uno al mese da Novembre a Marzo, con le storiche, le letterate, le sociologhe, le divulgatrici della scienza, le linguiste, le storiche dell’Arte della Letteratura, ora si torna a vivere la città, a studiarla e osservarla passeggiando insieme. Tre ore che volano alla scoperta di storie inedite di donne in luoghi sempre visti ma mai riconosciuti come spazi vissuti da donne valorose: imprenditrici, eroine del Risorgimento, salvatrici di biblioteche, artiste, letterate, pasticciere, stiliste, monache e regine, donne del mito e creature dell’Arte.
Sono donne reali e donne dell’immaginario mitico e artistico, tra storie d’ impegno straordinario e vicende di violenza che da sempre mietono le vite delle donne.
Il primo incontro è con Goliarda Sapienza in una piazzetta profumata da gelsomini e illuminata da buganvillee, diventata da pochi anni luogo di culto giovanile: riemerge la storia di un’intellettuale inquieta e tormentata nata proprio qui, in una casa vicina alla piazzetta del quartiere di San Berillo intitolata fino a pochi anni fa alle “Belle”, alle prostitute che avevano qui le loro case, e ora dedicata alla scrittrice de ”L’ Arte della gioia”.
Un salto e siamo a Piazza Stesicoro, la piazza dell’anfiteatro romano e di Vincenzo Bellini: qui le donne sono quelle dell’arte della musica; sono Norma e la Sonnambula, immaginate dall’ artista catanese.
Siamo di nuovo in via Etnea, scendiamo verso la Collegiata; alle sue spalle il piccolo ed elegante palazzo Malerba in stile liberty, dove ai primi del secolo scorso aveva il suo negozio d’abbigliamento la stilista di origine modenese Cesira Frigeri, che evolve l’arte sartoriale del padre e diventa autrice di un modo nuovo, floreale e lieve, di vestire le donne. Arrivati in piazza Università, nel Palazzo del Siculorum Gymnasium , sotto i portici, la targa dedicata ad Andreana Sardo, l’eroina, che nel 1846, sotto i Borboni, riuscì a salvare la biblioteca da un rovinoso incendio.
Agli angoli della piazza quattro lampioni scultorei, ornati di figure mitiche e mitologiche, delle quali una sola è femminile: è Gammazita che si sottrae al soldato angioino lasciandosi cadere in un pozzo. È questa la rielaborazione leggendaria di uno dei tanti episodi di violenza che i soldati angioini perpetrarono sulle donne catanesi al tempo della Guerra dei Vespri.
Di fronte, al piano terra del palazzo San Giuliano, l’ex teatro Machiavelli, sede nell’Ottocento dell’Opera dei pupi e nel Novecento della compagnia di Giovanni Grasso e Angelo Musco, in cui recitò, tra gli altri, l’attrice Marinella Bragaglia, nata a Catania e assurta a fama nazionale, dalla vita avventurosa fino alla tragica morte su un piroscafo silurato. Una finestra murata sul lato Nord del palazzo, all’ ultimo piano, ricorda un femminicidio, quello di Rosalia Petruso Grimaldi, moglie di Orazio Paternò Castello e madre di tre figli. Fu uccisa da una pugnalata al petto nel 1784 dal marito, accecato da gelosia “funesta ed immotivata”. Si procede, quindi, per via via Euplio Reina, luogo di una delle battaglie contro i Borboni a cui partecipò attivamente Peppa la Cannoniera, Giuseppa Bolognara o Giuseppina da Barcellona, eroina del Risorgimento siciliano decorata con la medaglia d’argento al valor militare.
Nella medesima via il noto biscottificio Arena, aperto a fine Ottocento da Rosaria di Mauro, l’unica ditta intestata nella Camera di Commercio di allora ad una donna. Specialità: i noti “biscotti della monaca”, speziati all’anice e secchi, la cui ricetta le fu “insegnata” dalla zia, monaca appunto, Mara Messina, terziaria francescana tornata a casa dopo la chiusura dei conventi di clausura al tempo dell’unità d’Italia. Più a sud, la pasticceria di Nonna Vincenza, i cui dolci sono rinomati in tutto il mondo. Anche per Vincenza la scuola è quella delle monache: aveva frequentato il laboratorio della Zia Provvidenza, suora laica dolciera del paese di Agira. Procedendo per Via Vittorio Emanuele si interseca la via Sant’Anna dove sorge la casa di Giovanni Verga. È l’occasione per ricordare anche Gisella Foianesi, amica dello scrittore e moglie di Mario Rapisardi, che tanto si adoperò per l’emancipazione femminile.
In via Garibaldi, all’angolo con via Castello Ursino, si ammira il monastero di Santa Chiara, in cui è ambientata la vicenda, che nasce da un’esperienza autobiografica del Verga, di Maria, protagonista del romanzo “Storia di una capinera”. Si torna in Piazza Duomo e si ammira il Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio: qui le sale della Casa della Città sono dedicate tutte ad uomini: Verga, Coppola, Falcone e Borsellino, Papa Wojtyla.
Da un anno, con un gruppo di attiviste portiamo avanti una richiesta d’intitolazione di una sala del Municipio catanese ad una donna: alla giornalista Maria Grazia Cutuli, nobilissima figlia di questa città. Per la prima volta una sala del Palazzo avrebbe il nome di una donna, segno simbolico di impegno reale per la parità da parte dell’amministrazione cittadina. La richiesta, però, non ha avuto dal Sindaco e dalla Giunta alcuna risposta. E qui, in questo silenzio, è il segno di quanto lungo, tortuoso, difficile, sia il viaggio verso il riconoscimento del valore e, quindi, del nome delle donne anche nei luoghi pubblici della Città. Qui è anche il segno del valore di un itinerario di genere che non è solo colta e piacevole occasione peripatetica, ma è battaglia civica per la memoria e il riconoscimento del contributo delle donne alla costruzione del mondo che abitiamo. Continueremo a parlare, scrivere, raccontare la Storia e le storie delle donne, mentre attendiamo dalle Istituzioni risposte dovute che continueremo a sollecitare. La democrazia, è indubbio, passa anche per questa strada.