Regia di Yorgos Lanthimos
con Jesse Plemons, Emma Stone, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie, Hunter Schafer
In sala dal 6 giugno
Giudizio sospeso, perché sono sicura che per alcuni sarà bellissimo e per altri insopportabile
Ci sono tanti modi di elaborare il lutto. Il protagonista del secondo episodio di Kinds of kindness si commuove guardando con una coppia di amici un filmino casalingo che ritrae lui e la moglie scomparsa impegnati con la coppia in un’allegra partouze. All’improvviso però la donna, scomparsa in mare e creduta morta, riappare ma il marito si convince per una sequela di bizzarri dettagli che non sia lei e la costringe a sadiche prove d’amore, arrivando fino a esigere, come in una fiaba nera, di strapparsi il cuore. Avete ragione, la storia è assurda ma proprio nel richiedere la complicità dello spettatore risiede una delle cifre del cinema di Yorgos Lanthimos, il regista greco che negli ultimi film, La favorita e Povere creature, aveva imboccato una strada più comprensibile e popolare (peraltro con due grandi lavori).
Il lupo però perde il pelo ma non il vizio e chissà, forse coi soldi avanzati da Povere creature, utilizzando gli stessi attori, districandosi nelle pause di lavorazione, è riuscito a realizzare in tempi record un nuovo film, tre episodi di meno di un’ora ciascuno, molto vicini alle atmosfere dei suoi primi film. Quindi, provocatori, cinici, crudeli, con al centro personaggi disposti a tutto pur di non essere banali. E così come nei racconti, a differenza di quanto succede nei romanzi, l’autore può fermare una situazione senza essere obbligato a giustificare tutto e neppure a raccontare quel che c’è stato prima e ipotizzare quel che avverrà dopo, ecco che Lanthimos ci fa arrivare nel suo nuovo film in media res, senza stare a spiegarci nulla in merito all’eccentricità di personaggi e situazioni.
Gli attori sono gli stessi nei tre episodi e sono tutti così bravi e versatili che a ogni nuovo incontro sembrano diversi, soprattutto Margaret Qualley che moltiplica ancor di più i suoi personaggi ed è bellissima, spregiudicata, impacciata, bruttina, splendente, folle, bizzarra e quotidiana.
Il legame fra gli episodi è flebile ed è un gioco, con lo stesso personaggio (RFM), che appare quasi come guest star in tutte le vicende ma, si direbbe, solo per giustificare i titoli in cui appaiono le sue iniziali.
Nella prima storia va in scena la dipendenza totale fra un uomo e il suo datore di lavoro che gli pianifica ogni istante della vita, per il gusto sadico del dominio: dalle letture ai rapporti sessuali con la moglie tutto è pianificato dal capo e dalla sua iconica moglie che costringono l’uomo senza qualità a provocare incidenti d’auto che ricordano Ballard e Cronenberg. In tutto il film si respira un’atmosfera di fantascienza distopica, con storie che hanno qualcosa in comune col Richard Matheson di Ai confini della realtà, dove sono i rapporti di forza fra individui alla strenua ricerca del senso della vita a condizionare ogni comportamento. Una ricerca che può anche significare l’ossessione per l’immortalità, succede nel terzo episodio: il guru di una setta New Age tiranneggia i suoi adepti e forse l’individuo predestinato in grado di far resuscitare i morti prima o poi lo troveranno.
L’aspetto più interessante del film è il suo essere dichiaratamente sperimentale e sorprende che un regista premiato e ormai famoso come Yorgos Lanthimos abbia avuto il coraggio di mettersi in gioco, tornando alle origini della sua arte, senza il di risultare eccessivo, disturbante e anche ostico.
Di sicuro il regista e i suoi attori, compreso Jesse Plemons (compagno di Kirsten Dunst) finalmente promosso al ruolo di protagonista, si sono divertiti (che simpatico Willem Dafoe e quanto è disposto a cambiare) e si sono fidati totalmente di Lanthimos . Altri registi a corto di idee con tutte quelle stipate in Kinds of kindness avrebbero girato almeno sei film, ma il panico della pagina (o dello schermo) bianchi non appartiene al talentuoso greco che, c’è da scommetterci, continuerà a sorprenderci. Artista senza mezze misure, o lo si adora o lo si detesta. Tertium non datur e lui, anche su questo possiamo scommetterci, se ne frega alla grande e continuerà a divertirsi e a provocare.