di Fracesca Persico
Oggi vi racconto la storia della persona più importante per la mia crescita, ed educazione, che è stata la mia amatissima nonna materna. Si chiamava Ines ed era nata nel 1904 a Milano. La sua è una storia molto particolare.
Il mio bisnonno era proprietario di un importante fonderia di metalli in via San Vittore a Milano, la bisnonna una nobile Milanese.
Ebbero ben sette figli, la bisnonna morì di parto dando alla luce l’ultimogenito.
Il bisnonno, superato il periodo di lutto imposto, si risposò con una donna molto malvagia, per intenderci la classica matrigna, dalla quale ebbe altri due figli.
I miei prozii, compresa mia nonna, videro i sorci verdi nel vero senso della parola.
Mia nonna doveva accudire i fratellini più piccoli, lei aveva appena cinque anni, era obbligata a sbrigare le faccende domestiche più onerose, era veramente come Cenerentola.
Appena sedicenne, nonna Ines fu mandata a lavorare in una prestigiosa sartoria, faceva la “piscinina” cioè quella addetta a sistemare aghi e spolette, pulire la sartoria, e altre piccole incombenze.
Una delle sue incombenze consisteva nel portare i vestiti pronti alle signore benestanti della zona.
Durante il tragitto, spesso incontrava un ufficiale dell’esercito, che le faceva una corte serrata.
Lei non ne voleva sapere ma, dai e dai, capitolò.
Rimase incinta e si sposarono il 5 aprile 1922.
Il mio bisnonno la ripudiò e non volle più sapere nulla di lei.
La sarta titolare, e le colleghe, le organizzarono il matrimonio, cucirono il vestito, noleggiarono la carrozza, pagarono tutto compreso il rinfresco.
Mia nonna era orgogliosa di aver ricevuto tutti i Sacramenti nella basilica di Sant’Ambrogio, il simbolo di eccellenza per i Milanesi.
Gli sposi andarono ad abitare in una casa di ringhiera sui Navigli, mio nonno, mutilato della Grande Guerra, lavorava all’Intendenza di Finanza, oggi Agenzia delle Entrate.
Ebbero cinque figli e la particolarità era la data di nascita. Tutti nati il giorno 7 di mesi diversi, tranne mia mamma nata il 6 per poche ore. Non a caso il 7 è il mio numero preferito.
Nel 1942, in piena guerra, mio nonno morì di peritonite. Mia nonna si ritrovò vedova a 37 anni. Non si perse d’animo e continuò a fare la sarta crescendo i figli.
Ma la storia più bella è quella della sua lampada di Aladino. La trovò in un mercatino. Ogni volta che la strofinava succedeva qualcosa di bello.
Un giorno, durante uno dei momenti più duri del conflitto mondiale, strofinò la lampada dicendo la sua frase preferita “Qualche Santo provvederà”.
Di lì a poco la portinaia si presentò alla porta con una busta. Il fratello di mio nonno abitava a New York e le aveva mandato 5 dollari. Praticamente un tesoretto per quei tempi. Riuscì ad approvvigionarsi di generi alimentari per qualche tempo.
Alla sua morte, avvenuta purtroppo troppo presto, lampada l’ho voluta io e anche a me porta fortuna.
FRANCESCA PERSICO
La Regi, al secolo Francesca Persico, è un prisma dalle mille sfaccettature colorate. Ironica e
autoironica, ama le famiglie reali e le corone, mette cuore e passione in tutto ciò che fa. Non si è
mai persa d’animo, soprattutto nei suoi quasi quarant’anni di lavoro in vari ambiti, e il suo mantra
è “Chiusa una porta, si apre un Prosecco e si ricomincia da capo”
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