Ciao a tutti,
Riprendo a raccontarvi della mia amatissima Nonna Ines. La mia fortuna è stata averla goduta per
25 anni e ho tantissimi ricordi.
Passavo tanto tempo con lei, sia a Milano che nella casa sul lago di Como, dove ho trascorso le mie
estati più felici dell’infanzia e adolescenza. I nonni sono provvidenziali per viziare i nipoti vero?
Uno dei ricordi più affettuosi risale proprio al periodo della mia infanzia.
Quando di notte capitava che mi svegliassi, le dicevo che avevo fame e lei, anziché condirmi via
con un biscotto oppure con un “taci e continua a dormire!”, si alzava e si metteva ai fornelli.
Che magia vederla affettare sottilmente la cipolla, farla rosolare nel burro e salvia, aggiungere i
pomodori pelati e, mentre il sugo cuoceva, e l’acqua per la pasta arrivava a bollore, apparecchiava
la tavola di tutto punto con tanto di tovaglia di pizzo, apriva per lei una bottiglia di vino, metteva in
tavola la pasta e mangiavamo chiacchierando e ridendo allegramente.
La sua caratteristica più importante era la grandissima generosità che, fortunatamente, mi ha
trasmesso. Aiutava tutti, si privava lei di qualcosa per far stare bene gli altri.
Una volta, io ero adolescente, bussarono alla porta due testimoni di Geova. Era mattina verso le 9.
Lei disse loro che, alla sua età, non avrebbe di certo cambiato religione ma, che li avrebbe ospitati
volentieri a pranzo. Disse loro di tornare per le 13 e avrebbero trovato pronto un succulento
pranzetto. E così fu. La coppia, incredula, si ritrovò a tavola con noi e davanti alla pasta fresca fatta
a mano, l’arrosto di vitello caramellato nel suo sugo, le patate arrosto, e una bottiglia di Barbera,
passarono con noi ore e ore.
Un’altra volta ospitò due suore vietnamite che dovevano proseguire per una Missione e, per
quella sera non sapevano dove andare a dormire, lei non ci pensò su due volte e preparò loro un
letto fresco con lenzuola di bucato e al profumo di sapone di Marsiglia.
Ma l’episodio più eclatante, non certo per il gesto ma per quello che avvenne molti anni dopo, fu
durante la guerra.
Mia mamma, allora aveva 5 anni, insieme a una sua amica stavano camminando sul marciapiede
quando, una bimba più o meno loro coetanea, scoppiò a piangere perché le era scivolata dalle
mani una bottiglia d’olio d’oliva. Potete immaginare? Una cosa così preziosa andata perduta? Mia
mamma le disse di non piangere e la portò su da mia nonna che, prontamente, le diede una nuova
bottiglia del prezioso liquido giallo, salvandola sicuramente da una punizione dei genitori.
Qualche anno fa, quindi dopo tanto tempo dalla fine della guerra, mio zio si trovava in un
ristorante di montagna. Nel tavolo d fianco erano seduti una compagnia di amici. Casualmente
ascoltò la conversazione. Una signora stava raccontando che, in tempo di guerra, era stata aiutata
da una signora sconosciuta che le aveva regalato una bottiglia d’olio dato che la sua era andata in
frantumi sul selciato. Potete immaginare l’emozione? Mio zio le disse che quella signora
sconosciuta era la sua mamma. Finì con una bicchierata e tanti ricordi d’infanzia.
Sempre durante la guerra, ospitava gli amici dei miei zii, preparava letti di fortuna, imbastiva un
pranzo, o una cena, con mezzi di fortuna, e non faceva mai mancare l’allegria e la famiglia a chi
magari era solo al mondo.
Quando i figli furono tutti sistemati potè tirare il fiato. Ormai ognuno aveva la sua vita instradata e
la famiglia.
Vendette la sua casa di Milano, e con i soldi ricavati, iniziò a godersi la vita. Dette un milione di lire,
parliamo del 1971, al prete del lago che si stava occupando della costruzione di una casa per
anziani, in modo da assicurarsi un eventuale dimora per la vecchiaia, una parte la mise
giustamente in banca, ma investì una cifra considerevole in un progetto che aveva da tempo.
Noleggiò una macchina con autista, invitò la sua migliore amica ad unirsi a lei, fecero il giro della Costa Azzurra soggiornando nei migliori alberghi, mangiando nei ristoranti più chic, e tutto questo
durò un paio di mesi. Fortunata l’amica a godere gratuitamente di quel viaggio. Sono
assolutamente felice che abbia potuto realizzare il suo sogno.
FRANCESCA PERSICO
La Regi, al secolo Francesca Persico, è un prisma dalle mille sfaccettature colorate. Ironica e
autoironica, ama le famiglie reali e le corone, mette cuore e passione in tutto ciò che fa. Non si è
mai persa d’animo, soprattutto nei suoi quasi quarant’anni di lavoro in vari ambiti, e il suo mantra
è “Chiusa una porta, si apre un Prosecco e si ricomincia da capo”
FRANCESCA PERSICO