“Mi racconta. Anni fa ha lasciato il lavoro per un misto di ragioni: le tre figlie da seguire, un sogno imprenditoriale in mente. Ora però si rende conto che vuole riprendere a lavorare e si è messa alla ricerca. Ma oggi ha declinato un’offerta, pur trovandola estremamente interessante. Perché? ” Quando ho domandato se fosse previsto il lavoro agile mi hanno detto no. Alla mia successiva richiesta di flessibilità oraria mi hanno risposto che la presenza era necessaria in orario fisso. Quando ho provato a buttare lì che, organizzando turni in ufficio, avrei potuto uscire almeno due volte a settimana alle 16,30, mi hanno detto un no categorico”. Questa storia è la storia in cui tante ci siamo immedesimate perché purtroppo i modelli organizzativi e le mentalità in tanti luoghi di lavoro sono bloccati al secolo scorso.
Molte di noi hanno esigenze di conciliazione che non possono essere ignorate ancora e ancora. Anche io ho sostenuto colloqui che si sono trasformati in un percorso ad ostacoli dopo la maternità. Chiedere flessibilità di tempo e luogo è come chiedere la luna. Certo non sempre, ma a parità di competenze viene spesso preferito chi assicura meno ‘problemi’.
Nel nostro Paese tra i 20 e i 64 anni lavora solo il 56,5% delle donne a fronte del 70,2% in media Ue. Il tasso di occupazione maschile è al 76% (80,5% in Ue). Il divario con le donne è di 19,5 punti, quasi il doppio della media Ue (10,3%). Non possiamo permetterci di continuare a tenere a casa tanta ricchezza. Qualcosa deve cambiare ed è bene che cambi al più presto. Il dato mondiale delle persone felici del proprio lavoro – semplificando ciò che la società Gallup definisce “persone altamente coinvolte ed entusiaste del proprio lavoro e del luogo in cui lavorano; che riescono a gestire le proprie emozioni, ottengono risultati, producono innovazione e fanno evolvere l’organizzazione” – è il 21%. Lo stesso dato relativo all’Europa scende al 14%, e l’Italia ultima con il 4%. Nel nostro Paese solo 4 persone su 100 dicono di essere felici, ingaggiate o coinvolte nel lavoro che fanno.
Così ci riporta Chiara Bisconti nel suo recente libro Felicità – Franco Angeli. Un mondo del lavoro che sembra infelice e molto arrabbiato. Eppure, le cose possono cambiare: è possibile costruire condizioni felicitanti o facilitanti la felicità.
Ci sono organizzazioni che ci stanno riuscendo, modificando alcuni aspetti obsoleti di lavorare. Ci sono aziende che ribaltano l’uso dello spazio e del tempo, che cancellano la gerarchia esibita e ricercano solo quella funzionale, che sperimentano nuovi modi di attribuire responsabilità. Non si soffocano le emozioni e si mette al centro l’unicità delle persone, con i loro bisogni e pensieri.
Un lavoro che si aggiusti sulle esigenze di vita e non il contrario. Il libro è un lavoro prezioso che guarda alla costruzione di una felicità e benessere collettivi, superando la dimensione individualistica. Si concentra sull’analisi di cinque pilastri per costruire felicità collettiva nel mondo del lavoro: il tempo (la sincronia del tempo personale rispetto a quello collettivo), la bellezza dei luoghi, la libera circolazione delle emozioni, la diffusione del potere, la convivenza delle unicità (la possibilità che l’unicità di ognuno di noi fiorisca e conviva in libertà). Un vero e proprio manuale per trasformare la nostra visione sul lavoro.
Ma anche una fonte di storie piccole e grandi che ci aiutano a comprendere la realtà contemporanea. Ci accorgeremo che al centro dei cambiamenti necessari, ci sono pionieri, spesso donne, capaci di portare il loro sguardo nuovo e diverso sul mondo del lavoro tradizionalmente maschile, come ci evidenzia l’autrice. Ci mostra come non è solo teoria, ma che alcune aziende virtuose hanno intrapreso già la strada del cambiamento. L’infelicità nel lavoro ci porta risultati peggiori e scarsi, meno produttività, nonché a dimissioni più frequenti, con la necessità di ricominciare a formare una nuova persona.
E’ una questione di cultura aziendale che dovrebbe finalmente scoprire nuove policy e far entrare la felicità nella nostra vita professionale. Felicità è la parola giusta per parlare di benessere aziendale e per trovare i giusti equilibri tra vita privata e lavorativa. Il libro è tutto da leggere perché riguarda il nostro presente e il nostro futuro di donne e uomini. “La felicità è l’emozione su cui ognuno di noi ha il diritto i fondare la propria esistenza” e felicità è una parola che deve entrare di diritto nel mondo del lavoro. “E’ la condizione che ogni persona deve poter perseguire nel lavoro che fa e nella vita che vive. E’ una condizione individuale che si realizza solo se esiste uno spazio protetto in cui farlo”.