di Antonella Maria Traina
Una giovane donna affetta da una depressione post partum è sottoposta dal marito medico alla cura del riposo. Vive, quindi, segregata nella propria camera per giorni, senza nessuna attività da svolgere, senza la possibilità di vedere o incontrare anima viva tranne, forse, i domestici che si prendevano cura di lei. La mente, vuota, vaga e si perde fino al punto da immaginare che, nella carta da parati gialla che tappezza la stanza, nei suoi motivi geometrici ricorrenti, sia intrappolata una donna giovane e sola come lei.
Nel suo delirio immagina che quell’ essere, dapprima appena intravisto e poi, col passar del tempo, sempre più definito nei contorni, inizi a muoversi, dibattersi, strisciare, districarsi fra i disegni per uscire e liberarsi.
E’ la trama, senza spoiler finale, de La carta da parati gialla il più celebre racconto breve di Charlotte Perkins Gilman ( Hartford, Connecticut, 1860 – Pasadena, California, 1935) scrittrice e femminista americana attiva nelle prime due decadi del ‘900.
Pubblicato nel 1892, è un racconto di appena venti pagine ma da immediata fama all’autrice per stile, si rifà alla tradizione del romanzo gotico ottocentesco e per tema trattato. Quella che vien descritta e chiamata all’epoca affezione nervosa non è altro che la depressione post partum. Lo spunto è proprio l’esperienza personale della Gilman che ne fu colpita dopo la nascita della figlia.
Lei stessa fu sottoposta a un periodo di isolamento e inattività totali da parte del marito medico, convinto che l’attività letteraria della moglie fosse la causa e l’origine dello stress che l’aveva colpita.
Depressione post partum quindi ma anche costrizione del mondo maschile, che trattava la donna come un soggetto da guidare e proteggere a discrezione dell’uomo, inadeguatezza dei dei metodi di cura ottocenteschi per i disturbi mentali sono solo alcuni dei temi sottesi a questo racconto che intreccia il racconto gotico ottocentesco con la denuncia sociale della condizione della donna in quel periodo storico.
A fine ottocento infatti i mariti avevano l’autorità di comandare e decidere non solo sulla sorte delle loro mogli ma su qualunque aspetto della loro vita, inclusa la possibilità di leggere, cosa, e se dedicarsi ad attività intellettuali.
Testimonianza drammatica dell’epoca in cui fu scritto, La carta da parati gialla, rieditato da numerosi editori negli ultimi anni, è un monito anche per le donne attuali affinché imparino a difendersi proprio attraverso la cultura, la penna, l’uso del libero pensiero, da ogni forma di sopruso travestito da amore.
Il racconto diede una fama enorme all’autrice e la fece diventare una delle esponenti di spicco del movimento femminista americano di primo ‘900.
Legatasi ai movimenti sociopolitici della West Coast e alla Fabian Society di Londra Charlotte Gilman elaborò un complesso sistema di pensiero volto a riformulare la posizione e la condizione sociale della donna nella società a partire proprio dalla riforma dell’istituzione matrimoniale.
Il femminismo della Gilman è socialista ed evoluzionista insieme. Il presupposto su cui si basa è la visone del patriarcato come un semplice stadio dell’evoluzione della specie umana, e quindi necessario per la sua conservazione, ma ormai obsoleto proprio per il ruolo marginale attribuito alla donna. Relegata alla sfera domestica e dipendente dal maschio in una relazione sessuale ed economica svantaggiosa, per Gilman sesso ed economia domestica vanno letteralmente hand in hand, mano nella mano.
Il ruolo sessuale femminile viene preparato fin dall’infanzia e forza le donne entro il ruolo stabiilto, da una società dominata dai maschi, anche attraverso l’attribuzione ad esse di abiti appropriati e giocattoli ad hoc.
Nella visone androcentrica della cultura e della società il ruolo delle donne è inesistente ed è anche stato sminuito e misconosciuto il contributo apportato da esse all’evoluzione della società.
Per Gilman le donne sono la metà sottosviluppata della società, “ underdeveloped half of humanity”, mentre è necessario che si sviluppino proprio per contribuire attivamente all’evoluzione della specie umana, pensa il suo deteriorarsi.
L’indipendenza economica, con la conseguente uscita dalle pareti domestiche, sono le due cose indispensabili per rendere la donna realmente libera e uguale all’uomo.
Quest’ultimo poi viene considerato ormai insufficiente per l’evoluzione della specie intera, perché i suoi attributi sessuali e umani, sovraconsiderati, non bastano più a garantire a sopravvivenza appunto dell’intera specie.
La liberazione della specie e dell’essere umano nel suo complesso passa quindi, per la Gilman, dalla liberazione della donna stessa dai limiti della sfera domestica e del dominio maschile che, ne La camera gialla, sono rappresentati dalla grande casa in cui essa vive e dal marito medico che ha deciso della sua sorte.
Le sue tesi, all’avanguardia per l’epoca, Gilman le espose nel saggio Donne ed economia pubblicato nel 1860 e in una numerosa serie di articoli, romanzi e racconti. Molto vivace anche la sua attività di divulgatrice e conferenziera.
Particolare fra tutti è Heraldo, un romanzo utopico incentrato su una società totalmente femminile dove la riproduzione avviene per partenogenesi e dove gli uomini non esistono più.
Caduta nel dimenticatoio Charlotte Gilmann venne riscoperta una prima volta negli anni ’60 del XX secolo e successivamente negli anni ’80 quando la critica femminista mise in evidenza le qualità anticipatorie delle sue analisi e del suo pensiero.
Antonella Maria Traina.
Laureata in filosofia, giornalista con la passione per la lettura, l’ ambiente e gli animali.
1 commento
Bellissimo ricordo di una gra donna